
26 settembre 2023
La voce del copista scavalca i secoli, grazie a una grafia minuta, appena visibile a margine di un codice: «Che Dio mi perdoni, ho freddo!». Più frequenti sono le formule con cui l’amanuense chiede al lettore di lavarsi le mani prima di sfogliare le pagine di quell’oggetto prezioso e fragile che gli è costato tante ore di lavoro e tante candele nelle lunghe notti invernali. Spesso non senza in filo di recriminazione: «Chi non sa scrivere considera questo un lavoro da nulla; tre sole dita scrivono ma l’intero corpo si stanca» si legge su un manoscritto del xv secolo. Una frase annotata a margine ci fa entrare nello Scriptorium, dentro il monastero, nel vivente farsi del lavoro del copista, in mezzo ai suoi strumenti di lavoro, a cui, talvolta, la poesia dà voce e parole, come fa Guido ...
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