Un uomo cruciale

Giorgio Napolitano, l’ex presidente della Repubblica italiana, eletto per due volte alla più alta carica dello Stato, è morto ieri sera a Roma. Aveva 98 anni. Appena giunta notizia del decesso Papa Francesco ha inviato ai famigliari un messaggio di cordoglio, che pubblichiamo qui accanto.
Napolitano era nato a Napoli il 29 giugno del 1925. Già attivo politicamente negli ambienti universitari (si laureò in Giurisprudenza nel 1947), dopo una breve esperienza nei Gruppi universitari fascisti, a partire dal 1942 fece parte di gruppi antifascisti per poi aderire, nel 1945, al Partito Comunista Italiano (Pci), di cui fu militante e poi dirigente fino alla costituzione del Partito Democratico della Sinistra (1991). Fu eletto alla Camera dei deputati per la prima volta nel 1953. La sua attività parlamentare si concentrò all’inizio sui problemi del Mezzogiorno, per poi rivolgersi ai temi dell’economia nazionale e della politica internazionale. Esponente e leader della cosiddetta ala “migliorista” del Pci (che sosteneva l’accettazione e la riforma del capitalismo), Napolitano fu il primo dirigente di un un partito comunista a ricevere l’autorizzazione a recarsi negli Stati Uniti (era il 1978) per tenere una serie di conferenze. Dal 1989 al 1992 fu membro del Parlamento europeo, prima di essere eletto presidente della Camera dei Deputati fino al 1994. Sotto il governo guidato da Romano Prodi fu ministro dell’Interno (dal 1996 al 1998). Nel 1999 fu eletto al Parlamento europeo, dove fino al 2004 fu presidente della Commissione Affari costituzionali. L’anno successivo venne nominato senatore a vita da Carlo Azeglio Ciampi. Il 10 maggio del 2006 fu eletto Presidente della Repubblica con 543 voti e il 20 aprile del 2013 venne rieletto con 783 voti. Il 14 gennaio del 2015 rassegnò le dimissioni, già annunciate al momento della rielezione.
La vita politica di Giorgio Napolitano si è caratterizzata per la sua dedizione, teorica e pratica, a riavvicinare il comunismo italiano sulle posizioni del socialismo europeo, percorso che lo portò a dialogare frequentemente anche con il Partito socialista guidato da Bettino Craxi. Sebbene la sua attività sia stata molto lunga e articolata (sono numerose e apprezzate anche le sue pubblicazioni) è soprattutto il periodo trascorso al Quirinale che ha reso Napolitano un personaggio cruciale della politica italiana. Si era in un momento di grandissime tensioni internazionali e soprattutto istituzionali, dovute in particolare all’aspra contesa interna fra il centrodestra e il centrosinistra. Il primo, guidato da Silvio Berlusconi, era impegnato a contestare l’attività della magistratura (che aveva aperto diverse inchieste sul “Cavaliere”) con esiti che minacciavano di innescare una crisi istituzionale senza precedenti. Questo mentre la crisi economica e finanziaria che stava colpendo l’Italia era tale che la stessa Unione europea premeva fortemente per un cambio di rotta (era l’epoca del picco dello spread e della crisi che condusse poi, nel 2011, alla caduta del governo Berlusconi e all’incarico conferito a Mario Monti). Napolitano non fu, nell’esercizio del suo mandato, un notaio della Carta costituzionale quanto piuttosto un sagace interprete della stessa, di cui conosceva e comprendeva nel profondo i suoi principi ispiratori. Ciononostante, non furono poche le voci critiche che si levarono lamentando, nella sua azione da capo dello Stato, un eccesso di attivismo non conforme alle prerogative presidenziali. Allo stesso tempo, altri riconobbero invece come le lunghe riflessioni sulla natura della democrazia e sul rapporto di questa con i sistemi massimalisti avessero reso l’uomo politico robusto nella sua convinta adesione ai cardini fondanti della Repubblica italiana che intese difendere energicamente. Anche la sua rielezione al Quirinale, un inedito nella storia istituzionale italiana, va ricondotta a un contesto che richiedeva scelte di grande responsabilità. Arrivò infatti, si ricorda, solo a seguito di pressanti richieste da gran parte del mondo politico incapace di esprimere un nome condiviso nonostante il rischio di un pericoloso stallo istituzionale. Del resto Napolitano accettò il secondo mandato preannunciando subito le dimissioni non appena si fossero materializzate le condizioni politiche necessarie. Cosa che poi avvenne puntualmente.
La sua natura di uomo incline al dialogo si evidenzia anche nel suo rapporto, da capo dello Stato, con il Vaticano (su quello in particolare con i Papi si veda l’articolo qui sotto), con il quale non ebbe difficoltà a trovare naturali intese, per esempio sull’europeismo, sulle politiche sociali e dell’immigrazione e, in particolare, sull’emergenza educativa, argomento caro a Benedetto xvi : «Questo è un tema comune — disse nel corso di un’intervistache rilasciò a L’Osservatore Romano e a Radio Vaticana nell’ottobre del 2008 dopo la visita di Ratzinger al Quirinale — su cui mi è parso giusto mettere l’accento, raccogliendo un’espressione che è dovuta al Pontefice e che oramai è riconosciuta da molte parti come sostanzialmente fondata. Se vogliamo parlare del “chi”, dei soggetti, direi che è una responsabilità che ne chiama in causa diversi, ciascuno nel proprio ruolo e nella sua autonomia: parlo quindi di soggetti che sono la Chiesa cattolica, nella più ricca ramificazione della sua capacità di comunicazione e di guida spirituale, e lo Stato italiano, in primo luogo attraverso la scuola pubblica; e parlo poi anche di una responsabilità del mondo della cultura, di una responsabilità sempre più rilevante del mondo dell’informazione. Se ci chiediamo come dovrebbe realizzarsi questa collaborazione, io penso che si tratti di riconoscersi in un quadro di sforzi e impegni convergenti attorno ad alcuni obiettivi: il rifiuto della violenza, la cultura e la pratica della legalità, un rinnovato senso del bene comune e del dovere civico, il richiamo a valori spirituali, ideali e morali contro le suggestioni della corsa al denaro e al superfluo, dell’esibizionismo fine a se stesso, dell’avidità e dell’egoismo senza scrupoli. Tutto questo richiede veramente un grande, molteplice impegno che può comporsi verso questi grandi obiettivi comuni».
di Marco Bellizi