· Città del Vaticano ·

L’arcivescovo Gallagher all’incontro sulla pace nel Medio Oriente a margine nell’ambito della 78ª Assemblea generale dell’Onu

Uno “statuto speciale”
per Gerusalemme

 Uno  “statuto speciale”  per Gerusalemme  QUO-215
19 settembre 2023

New York, 19. «La Santa Sede è fermamente convinta che la pace tra israeliani e palestinesi, e più in generale nella regione, sia un beneficio per l’intera comunità internazionale», ha sottolineato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni internazionali della Santa Sede, intervenendo ieri al meeting di alto livello ministeriale intitolato “Giornata della pace: Uno sforzo per la pace in Medio Oriente”, organizzato dall’Arabia Saudita, la Lega degli Stati Arabi, l’Unione europea, l’Egitto e la Giordania a margine della 78ª Assemblea generale dell’Onu in corso a New York. Gallagher ha richiamato l’attenzione sull’importanza della città di Gerusalemme, «un punto centrale del contenzioso che deve essere affrontato per raggiungere una pace stabile e duratura». Perché «questa città è molto importante per noi cristiani, così come per gli ebrei e i musulmani, che la considerano tutti come la Città Santa».

Per tale ragione, «la Santa Sede — ha spiegato l’arcivescovo — considera Gerusalemme non come un luogo di scontro e di divisione», ma «di incontro dove cristiani, ebrei e musulmani possono vivere insieme con rispetto e buona volontà reciproca». Ed «è davvero triste assistere ad atti di intolleranza a Gerusalemme, come quelli recentemente perpetrati da alcuni estremisti ebrei contro i cristiani. Tali azioni devono essere chiaramente condannate da tutti i governi, in primis da quello israeliano, nonché perseguite dalla legge e prevenute in futuro attraverso l’educazione alla fratellanza».

Da qui l’esortazione affinché nelle discussioni sulla pace nel Medio Oriente si rifletta concretamente su Gerusalemme «come una città di incontro, cioè un luogo preservato da uno “statuto speciale” garantito a livello internazionale». Un’idea che la Santa Sede promuove da diversi anni, in particolare dalla Lettera Apostolica Redemptionis Anno (1984) di san Giovanni Paolo II, «perché fermamente convinta che chiunque amministri la città di Gerusalemme debba attenersi a principi garantiti a livello internazionale, quali: l’uguaglianza dei diritti e dei doveri dei fedeli delle tre religioni monoteiste (cristiani, ebrei e musulmani), la garanzia assoluta della libertà di religione e di accesso e di culto nei Luoghi Santi, e il rispetto del regime dello status quo, laddove si applica. A tal fine, lo specifico carattere multireligioso, la dimensione spirituale, l’identità unica e il patrimonio culturale di Gerusalemme devono essere preservati e promossi», ha detto Gallagher, facendo eco a quanto Sua Santità Francesco e il Re Mohammed VI del Marocco hanno scritto nell’Appello su Gerusalemme (2019).

Nel ricordare l’attenzione specifica della Santa Sede per «l’esistenza dei Luoghi Santi, affidati dai Papi alla Custodia dei Frati Minori più di 600 anni fa; e la presenza ininterrotta e costante della comunità cristiana da 2000 anni», Gallagher ha sottolineato come sia «davvero triste constatare che siamo ancora qui a discutere del conflitto israelo—palestinese 30 anni dopo la firma degli accordi di Oslo, il 13 settembre 1993».

Gallagher, infine, ha richiamato lo storico incontro di preghiera avvenuto l’8 giugno 2014 in Vaticano, dove il presidente israeliano Shimon Peres e il presidente palestinese Mahmoud Abbas, alla presenza del Santo Padre Francesco e di Sua Beatitudine il Patriarca Bartolomeo I, piantarono un olivo. «Noi continuiamo ad annaffiare quell’olivo – ha concluso Gallagher – aspettando che i presidenti di entrambi gli Stati tornino a raccogliere i frutti della pace».