· Città del Vaticano ·

Letteratura e cristianesimo per ritrovare l’Umano

Cronaca
di un connubio annunciato

  Cronaca  di un connubio  annunciato  QUO-213
16 settembre 2023

Roland Barthes diceva che la letteratura «la sa lunga sugli uomini». La Chiesa, secondo la nota definizione di Paolo vi , è «esperta di umanità». È evidente che le due strade, quella della letteratura e quella della Chiesa, fossero destinate a incrociarsi: cronaca di un connubio annunciato. Ma la storia umana a volte prende delle pieghe storte, sbagliate, rovesciate, e allora accade, per esempio, che quelle due strade, già intrecciate sin dall’inizio, poi si siano progressivamente separate e allontanate. E ora si tratta di ricucire gli strappi, ricordare quello che già era il destino comune. Questo è uno degli scopi che si ripromette un saggio appena uscito, scritto a 6 mani, di cui pubblichiamo la parte dedicata più direttamente alla letteratura: Ritrovare l’Umano. Nell’arte, nella letteratura, nella filosofia di Ildebrando Bruno Volpi, Enrico Garlaschelli, Roberto Maier (Oligo Editore, 126 pagine, 18 euro).

La terza parte è quella che appunto prende di petto la questione della letteratura, in cui il teologo Roberto Maier sottolinea «l’originaria complicità» tra Vangelo e romanzo che ha resistito anche alle incomprensioni del passato quando il cristianesimo il romanzo «l’ha spesso osteggiato mettendo all’indice molti capolavori, condannandone gli autori». Invece il rapporto tra letteratura e fede cristiana è, secondo Maier, qualcosa non di casuale o accessorio ma cruciale, vitale: «La semplice tesi, forse bizzarra, ma non azzardata, che soggiace a queste brevi note è che la letteratura sia uno degli strumenti necessari per vivere la fede. Per dirla in modo brutale: per coltivare una fede adulta, c’è bisogno di leggere le grandi storie».

Leggere i grandi racconti permette quindi di realizzare lo scopo indicato nel titolo: ritrovare l’Umano. Lo spiega con precisione Silvano Petrosino nell’introduzione del volume: «Si raccontano storie per dare voce e forma all’esperienza umana; è nel raccontare un viaggio, ad esempio, che quel determinato spostamento si costituisce come viaggio entrando così a far parte dell’esperienza del soggetto; è attraverso l’esercizio del narrare che il soggetto trasforma un determinato spostamento spazio-temporale nell’esperienza di un viaggio. La “grande letteratura” è il luogo ove decantano e vengono salvaguardate le testimonianze relative ad alcuni aspetti essenziali dell’esperienza umana». Per citare un breve saggio del filosofo francese Jean-Luc Nancy, nel racconto delle storie avviene «la custodia del senso».

È questo un tema caro a Papa Francesco che ha spesso invitato a riscoprire il gusto e la pratica del racconto perché la narrazione di storie, tra le altre cose, permette un “consolidamento” dell’identità personale e di quella sociale, comunitaria. Il tessuto sociale è fatto di “tessuti”, textum in latino: sono le storie a tessere le relazioni umani, in famiglia, in comunità, nella Chiesa. Anche la Chiesa quindi ha bisogno di “tornare al primo amore”, come dice spesso il Papa, per scoprire che quell’esperienza è stata squisitamente narrativa perché basata sul racconto dell’avventura umana di Gesù che è venuto per stare in mezzo agli uomini ai quali non parlava «se non attraverso le parabole».

di Andrea Monda