· Città del Vaticano ·

Il tema della settimana
Concluso con il messaggio di Francesco l’incontro internazionale
promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Berlino

Al candelabro della pace

 Al candelabro della pace  QUO-211
14 settembre 2023

«Continuiamo a pregare per la pace senza stancarci, a bussare, con spirito umile e insistente alla porta sempre aperta del cuore di Dio e alle porte degli uomini. Chiediamo che si aprano vie di pace, soprattutto per la cara e martoriata Ucraina». Si chiude con un forte appello a non rassegnarsi alla guerra il messaggio di Papa Francesco ai partecipanti all’incontro internazionale “L’audacia della pace” promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Berlino dal 10 al 12 settembre. Nei leader religiosi e nei rappresentanti della cultura e della politica, radunati alla Porta di Brandeburgo per la cerimonia finale, c’è la consapevolezza di vivere un momento storico, perché — come ha osservato il fondatore Andrea Riccardi — Berlino «parla di grandi dolori», ma testimonia anche che «si può far cadere il Muro a mani nude».

Dopo la rivoluzione pacifica del 1989, «avvenuta con il concorso di vari fattori, il coraggio di tanti e la preghiera di molti — scrive ancora il Pontefice nel suo messaggio — non si è costruito su questa speranza comune, ma sugli interessi particolari e sulla diffidenza nei riguardi altrui. Così, anziché abbattere muri, se ne sono innalzati altri». Per porre fine alle guerre, «non basta il realismo, non bastano le considerazioni politiche, non bastano gli aspetti strategici messi finora in atto; occorre di più, perché la guerra continua. Occorre l’audacia della pace».

La cerimonia finale è stata preceduta dalle preghiere delle religioni in luoghi distinti, secondo il modello della storica giornata per la pace convocata da san Giovanni Paolo ii ad Assisi il 27 ottobre 1986. «La guerra è un incendio terribile, che non rispetta nessuno, ma un cuore in pace può spegnerlo e fare crescere la pace. Non si diventa audaci da soli, ma camminando insieme seguendo Cristo nostra pace», ha detto il cardinale Matteo Zuppi alla preghiera ecumenica dei cristiani. E prima di partire per Pechino, dove in questi giorni prosegue la missione voluta da Papa Francesco «per sostenere iniziative umanitarie e la ricerca di percorsi che possano condurre ad una pace giusta», il presidente della Conferenza episcopale italiana ha osservato: «La pace richiede lo sforzo di tutti, non è mai qualcosa che può essere imposto da qualcuno. Se non fai niente non fallisci, ma non fai niente. È sempre meglio provare».

Al mattino il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha espresso apprezzamento per la definizione coniata da Papa Bergoglio sulla pace come «lavoro di artigiani pazienti», che «esprime la consapevolezza» che essa «non cade dal cielo, ma è il prodotto dello sforzo umano. Essere artigiani della pace vuol dire impegnarsi per uguali diritti, uguali doveri, uguale dignità», ha concluso il cancelliere.

In apertura del convegno, alla presenza del presidente della Repubblica federale di Germania, Frank-Walter Steinmeier e del presidente della Guinea-Bissau, Umaro El Mokhtar Sissoco Embalò, Riccardi ha affermato: «Audacia della pace significa credere che c’è un’alternativa. Che si deve investire di più nel dialogo e nella diplomazia, nell’incontro per soluzioni giuste e pacifiche. Parlare di pace non è intelligenza con l’aggressore o svendita dell’altrui libertà, ma coscienza profonda e realista del male della guerra su i popoli». Zohra Sarabi, giovane afghana giunta in Italia grazie ai corridoi umanitari, ha dato voce alla sofferenza delle sue connazionali, che «non possono più studiare e uscire di casa da sole senza uomini», osservando che «l’accoglienza fa bene al cuore di chi deve dimenticare la sofferenza ma anche al cuore di chi accoglie». Contro l’“ingiustizia” nei confronti delle donne afghane si è espresso fermamente il Grande imam di Al-Azhar, Ahmed Al-Tayyeb, che ha anche condannato gli attacchi contro le chiese in Pakistan e l’«aggressività nei confronti dei simboli e dei valori sacri» delle religioni. Nel suo intervento ha poi ricordato la firma, nel 2019 ad Abu Dhabi, del Documento sulla Fratellanza Umana, insieme al «caro amico Papa Francesco».

Numerosi i temi politici, religiosi e sociali affrontati in 20 forum con una larga e vivace presenza dei giovani ai dibattiti: ambiente, ecumenismo, educazione, intelligenza artificiale, invecchiamento della popolazione europea, migrazioni e, ovviamente, pace. Toccante la testimonianza di Olga Makar, responsabile di Sant’Egidio in Ucraina, che insieme a una folta delegazione di connazionali, ha affermato il suo desiderio di pace, finora inascoltato per un Paese invaso da più di 18 mesi. «La guerra è terribile, ma non ci sentiamo vittime — ha detto —; vogliamo resistere, vogliamo lottare, per aiutare i poveri, prenderci cura dei bambini, dar loro speranza, pregare, preparare la pace cuore dopo cuore».

Presenti alla tre giorni berlinese anche i cardinali Reinhard Marx, Gualtiero Bassetti e Walter Kasper, il presidente della Conferenza episcopale tedesca Georg Bätzing, insieme a Jerry Pillay, segretario generale del Consiglio mondiale del World Council of Churches, Annette Kurschus, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) e rabbini provenienti da Israele e vari Paesi europei. Non un vertice a porte chiuse, ma aperto alla città, a cui hanno partecipato persone da tutto il continente e mille studenti liceali di Berlino. Si ritrovano tutti davanti alla Porta di Brandeburgo. Sollevano cartelli con la scritta “pace” in diverse lingue, applaudono mentre i leader religiosi accendono una candela al candelabro della pace, si abbracciano e firmano un appello che recita: «dialogare oggi, mentre parlano le armi, non indebolisce la giustizia ma crea le condizioni di una nuova architettura di sicurezza per tutti». Ascoltano in silenzio il messaggio di Papa Francesco che invita all’«insistenza della preghiera, la prima forma di audacia» e a «diventare mendicanti di pace». A far eco alle parole del Santo Padre, Angela Kunze-Beiküfner, testimone non violenta della caduta del Muro con una comunità evangelica: «le preghiere hanno un potere trasformativo, possono accelerare il cambiamento pacifico delle società e abbattere i muri!». A Berlino le religioni, ha osservato il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, si presentano «più credibili di fronte a questo mondo: più credibili di fronte alla politica, alla diplomazia, alla cultura», dicendo «al mondo che la pace è possibile, anche laddove sembra che non vi siano spazi o altre vie di uscita».

di Massimiliano Signifredi