· Città del Vaticano ·

La testimonianza di un volontario italiano

«Manca tutto, è alto
il rischio di epidemie»

Women and children queue for aid, in the aftermath of a deadly earthquake, in Tinmel, Morocco, ...
12 settembre 2023

«In questo momento ci troviamo ancora all’interno della catena montuosa dell’Atlas. Siamo qui con una missione di privati cittadini di un ente del terzo settore italiano e siamo accorsi subito per prestare aiuto». La voce di Giovanni Battista Cicchetti Marchegiani, ingegnere ed esperto nel settore umaniario, presente in Marocco da alcuni giorni e raggiunto telefonicamente da «L’Osservatore Romano», è spesso interrotta a causa dei collegamenti ancora difficili nella fase post-sisma.

«Siamo tornati questa notte da Adassil, dove la situazione è apparsa veramente straziante. Il 100 per cento delle abitazioni risulta inagibile, sono tutte distrutte. Al loro interno anche animali in stato di putrefazione, che rendono dunque l’aria malsana e aumentano il pericolo di epidemie», spiega Marchegiani. In molti hanno scavato tra le macerie e il fango a mani nude, estraendo cadaveri e celebrando subito i funerali per i defunti. A stupire è, tuttavia, la grande dignità della popolazione. «Siamo stati accolti come fossimo amici, da persone che hanno perso tutto ma che appena incontrate avevano come preoccupazione quella di farci sentire a casa offrendoci del té, una cosa incredibile. Mentre bastava guardarsi intorno per vedere l’inferno: bambini nel fango, famiglie che cercavano di costruirsi dei ripari con canne o rami di alberi», racconta, confermando quanto si è appreso stamattina dai dati forniti dall’Unicef, relativamente alle decine di migliaia di bambini colpiti: «penso che le stime siano corrette, questi villaggi hanno un’altissima natalità, ogni famiglia che incontriamo ha almeno 4 o 5 figli. I bambini sono i più fragili e sono in condizioni igienico-sanitarie pessime».

Dopo un disastro come quello che ha toccato il Marocco, c’è bisogno di tutto. «Soprattutto di portare tende per dare riparo a chiunque ne abbia bisogno e di fornire aiuti di primo soccorso: medicine, presidi sanitari ma anche ovviamente cibo e acqua. Noi abbiamo potuto assistere, per quanto era di nostra competenza e nelle nostre possibilità, alcuni feriti lievi».

Importante, poi, le raccolte fondi per poter acquistare il materiale che manca sul terreno. «Noi ci auguriamo che chi può donare lo faccia con generosità, in modo poi da poter distribuire i beni nelle diverse situazioni». Obiettivo non semplice, poichè numerose vie di accesso alle zone montuose più distanti da Marrakech risultano ancora inagibili, se non a dorso di mulo o con elicotteri dell’esercito.

«Una cosa vorrei chiarire — conclude Marchegiani —: né la popolazione né le autorità hanno opposto ostacoli alla presenza di chi voglia aiutare».

di Roberto Paglialonga