· Città del Vaticano ·

Migliaia di morti e dispersi dopo il passaggio della tempesta Daniel

L’est della Libia devastato dalle inondazioni

General view of flood water covering the area as a powerful storm and heavy rainfall hit ...
12 settembre 2023

Particolarmente colpita l’area di Derna


La situazione è «devastante quanto quella in Marocco», che fa i conti con le conseguenze del terremoto: lo afferma il capo della delegazione per la Libia della Croce rossa e Mezzaluna rossa, Tamer Ramadan, in un briefing Onu a Ginevra collegato in video dalla Tunisia. È dell’ordine delle 10.000 il numero di persone che risultano disperse a seguito dell’alluvione che nella parte orientale del Paese ha causato almeno 2.300 morti, secondo un bilancio ancora largamente provvisorio. Una tempesta violentissima, dopo aver fatto il giro di Grecia, Turchia e Bulgaria, ha provocato il crollo simultaneo di due dighe che hanno liberato altri 33 milioni di cubi di acqua.

I corpi giacciono ovunque: nel mare, nelle valli, sotto gli edifici, ha riferito alla Reuters Hichem Chkiouat, ministro dell’Aviazione civile e membro del comitato di emergenza. Un quarto della città di Derna è spazzata via, dichiara uno dei ministri dell’amministrazione che guida l’est del Paese. «Rattristato dalle immagini della devastazione in Libia, devastata da condizioni meteorologiche estreme che hanno causato la tragica perdita di molte vite umane», scrive su X l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, che aggiunge: «L’Ue segue da vicino la situazione ed è pronta a fornire sostegno».

Sconcerto, concitazione, un certo senso di impotenza si colgono evidenti nelle parole di monsignor Sandro Overend Rigillo, vicario apostolico a Bengasi, che abbiamo raggiunto telefonicamente stamani: «Qui stiamo abbastanza tranquilli. C’è stato un forte temporale con bombe d’acqua ma qui non ci sono particolari problemi. Tuttavia le autorità hanno imposto di restare in casa per tre giorni», precisa. «Il problema interessa le montagne». Riferisce di aver contattato i confratelli a Bayda, rassicurandosi della loro incolumità, «anche se hanno avuto molta paura». Ricorda che «temporali di questa portata in Libia sono molto rari, forse è proprio la prima volta che accade una cosa del genere».

È a Derna, che dista da Bengasi quasi cinque ore di macchina, la zona maggiormente investita dalla tragedia: «La situazione è devastante. Le strade sono interrotte. Gli aiuti stanno partendo da Bengasi, con la Croce rossa libica. Hanno bisogno di tanto aiuto internazionale», invoca il presule. Le comunicazioni sono frammentarie, intermittenti: «Stiamo facendo del nostro meglio per avere almeno notizie. Da Derna non siamo ancora riusciti ad avere informazioni chiare, se non da tv e dai telegiornali. Derna — spiega — era una normale città araba libica, con uffici, ospedali dove i cristiani, per esempio, prestano servizio come infermieri: è uno dei motivi, questo, della nostra presenza qui. Ora le cose sono cambiate drasticamente. La povertà certo esiste, come in tutta la Libia». Con questa catastrofe si prevede un collasso socio-economico per l’intera regione orientale, dove le comunità cristiane contano circa 2.500 persone.

L’appello del vescovo Overend è «una mano di amicizia» a questo popolo. All’indomani del sisma in Marocco, rimarca: «Siamo tutti esseri umani. La sofferenza tocca ognuno di noi, la loro è la nostra. L’appello è all’aiuto che si può dare, dimenticando tutto quello che potrebbe dare paura. Di fronte alla sofferenza, tutto cade, rimane solo l’aiuto, l’amore e la pace che possiamo dare». Le sue parole sono quelle di chi invoca che, oltre le coste libiche, si scardinino stigmatizzazioni, che i pregiudizi cedano il passo alla solidarietà: «Qui l’amicizia è un valore molto importante nella vita quotidiana delle famiglie», sottolinea il presule che cita l’episodio di alcuni giovani libici accorsi ad aiutare proprio a Derna e nei dintorni. «Alcuni, quattro di loro, hanno avuto un incidente lì e sono morti». Una sollecitudine stroncata che non può far desistere altri.

di Antonella Palermo