· Città del Vaticano ·

Il cardinale Zuppi all’incontro organizzato a Berlino dalla Comunità di Sant’Egidio

Per la pace serve lo sforzo
di tutti

 Per la pace serve lo sforzo di tutti  QUO-208
11 settembre 2023

In Ucraina la situazione è tragica da mesi, ci sono difficoltà, e va sempre ricordato chi è l’aggressore e chi è l’aggredito: il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, spiega che a questo conflitto «va trovata una soluzione». Il porporato parla a Berlino dove si trova per l’incontro internazionale L’audacia della pace, promosso dal 10 al 12 settembre dalla Comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con le Chiese cattolica ed evangelica, evento che riunisce i leader delle principali religioni mondiali, assieme a uomini di cultura e della politica di quaranta paesi diversi, eredità dell’incontro interreligioso ad Assisi voluto nel 1986 da Papa Giovanni Paolo ii .

Zuppi parla con la stampa della missione affidatagli dal Papa, che lo ha già portato in Ucraina, in Russia e negli Stati Uniti. Si continuerà a spingere sempre verso una «pace giusta e sicura», spiega, con l’impegno di «quelli che hanno maggiore importanza», come la Cina, dove il cardinale dovrebbe andare, sempre nell’ambito della missione assegnatagli dal Papa, sebbene sui tempi ancora non si abbiano certezze, poiché, spiega sorridendo, «i tempi della Santa Sede e i tempi della Cina sono notoriamente molto lunghi». La pace, aggiunge fermamente, richiede lo sforzo di tutti, ma «non è mai qualcosa che può essere imposto da qualcuno; deve essere la pace scelta dagli ucraini con le garanzie, l’impegno e lo sforzo di tutti».

Per quanto riguarda le “nubi” con Kyiv, dopo le polemiche ucraine a seguito di un discorso rivolto da Francesco a un gruppo di giovani cattolici riuniti a San Pietroburgo, il presidente della Cei ritiene che «si chiariranno» e che «sono comprensibili in una tensione così forte»; sua convinzione è comunque che sia il governo ucraino sia il popolo conoscano bene «il sostegno che la Chiesa e il Papa hanno sempre avuto per la loro sofferenza». Il cardinale Zuppi ritorna quindi all’espressione usata da Francesco di una “pace creativa” per spiegare anche come i percorsi della pace stessa siano a volte «imprevedibili e hanno bisogno dell’impegno e del coinvolgimento di tutti e di una grande alleanza per la pace per spingere nella stessa direzione», così come il Papa fa con il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Sua Santità, «con la carità, con i tanti sostegni e anche con questa missione per aiutare a spingere nell’unica direzione che richiede il coinvolgimento di tutti e che è la pace». Alle critiche di chi parla di lentezza e di fallimento della diplomazia, l’arcivescovo di Bologna risponde, infine, che «se non fai niente non fallisci ma non fai niente; sempre meglio provare». Il vero punto è che è la pace ad «arrivare sempre tardi», di fronte al dolore e alla sofferenza della guerra. La pace «dovrebbe arrivare subito o, meglio, ancora dovrebbe essere la condizione in cui si vive»; serve pazienza, conclude, «per costruire e ricostruire quel tessuto che la divisione, la violenza, la guerra, l’ingiustizia hanno lacerato». Serve pazienza per «far maturare i tempi», per saperli cogliere, ricordandosi sempre che «la pace deve arrivare quanto prima».

Il conflitto in Ucraina, con il suo carico di sofferenza, distruzione e morte, era entrato di diritto sin dalle prime battute dell’incontro internazionale, alla cerimonia di apertura, domenica pomeriggio, alla Verti Music Hall, con gli interventi dei relatori, tutti uniti nel condannare il conflitto, nella convinzione del diritto degli ucraini alla difesa e allo stesso tempo della necessità di un impegno internazionale per il dialogo, per mettere fine alla carneficina in atto. Di sicuro però, ha osservato il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, «se l’Ucraina smette di difendersi, sarà la fine dell’Ucraina». Di qui la necessità di fornire qualunque aiuto al Paese, anche — ha detto — attraverso l’invio di armi. Il presidente ha quindi sollecitato i fedeli a non giustificare mai con la religione l’odio e la violenza e ha chiesto agli europei di opporsi a ciò che sta accadendo facendo tesoro dell’imperativo “mai più” nato dalla lezione impartita dalla seconda guerra mondiale. Aperta poi l’accusa di Steinmeier verso Mosca che «rifiuta la pace», quando invece tutti la vogliono, a partire dal popolo ucraino.

La guerra segna la sconfitta dell’umanità e della politica, aveva detto poco prima il fondatore della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, per il quale il messaggio che Berlino in questi giorni può mandare riporta all’“audacia dell’89”, quando la città divenne il simbolo della riunificazione della Germania, della fine della divisione del mondo in blocchi. «L’odierna situazione internazionale», è la constatazione di Riccardi, «è lontana dalle speranze alla caduta del Muro»; oggi «non si riesce a liberare l’umanità dalla guerra: in Ucraina, in Africa e in tante altre parti del mondo». Tuttavia, si deve «credere che c’è un’alternativa», proprio quella “audacia della pace” che nasce dall’investire nel dialogo, nella diplomazia, nell’incontro.

da Berlino
Francesca Sabatinelli