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Nella quotidianità familiare
le radici della santità

 Nella quotidianità familiare  le radici della santità   QUO-207
09 settembre 2023

Il servo di Dio Józef Ulma — uno dei quattro figli di Marcin Ulma e Franciszka Kluz — nacque il 2 marzo del 1900 a Markowa. Frequentò quattro classi di scuola elementare e in seguito, dopo aver svolto il servizio militare, partecipò al corso della scuola agricola di Pilzno. Nel 1935 sposò Wiktoria Niemczak, anche lei originaria di Markowa.

Wiktoria nacque il 10 dicembre del 1912. All’età di 6 anni perse sua madre. Studiò presso la scuola elementare di Markowa e in seguito frequentò anche i corsi presso l’università popolare nel vicino villaggio di Gać. Dopo il matrimonio si dedicò ai lavori domestici e alla cura dei bambini.

Nove anni di matrimonio portarono alla famiglia Ulma sei figli: Stanisława (nata il 18 luglio del 1936), Barbara (nata il 6 ottobre del 1937), Władysław (nato il 5 dicembre del 1938), Franciszek (nato il 3 aprile del 1940), Antoni (nato il 6 giugno del 1941) e Maria (nata il 16 settembre del 1942). Józef e sua moglie crebbero i bambini con saggezza, nello spirito di fede e amore, insegnando loro diligenza e rispetto per il prossimo.

Al fine di ampliare lo spazio per la famiglia in crescita, i due — che si occupavano di agricoltura in una piccola fattoria di diversi ettari — pensarono di trasferirsi all’estremità orientale della provincia di Leopoli. A Wojsławice, vicino a Sokal, acquistarono 5 ettari di terreno. Lo scoppio della guerra spazzò via le loro speranze. Nella primavera del 1944 Wiktoria aspettava un altro figlio.

Józef commerciava verdure, anche con gli ebrei di Łańcut. Uomo estremamente laborioso e creativo, era impegnato pure nella coltivazione della frutta, di cui fu un pioniere nel villaggio; creò i primi frutteti e un vivaio di alberi in cui, ogni settimana faceva dimostrazioni di tecniche di coltivazione. Con entusiasmo offriva consigli e aiuto, trasferendo agli altri le conoscenze appena acquisite. Imparò ad allevare le api e i bachi da seta. La sua innovatività si rivelò anche nell’essere stato il primo nel villaggio a introdurre l’elettricità nella propria casa, collegando una lampadina ad un piccolo mulino a vento costruito da lui stesso.

Józef era un tipo dallo spirito comunitario; per tutta la sua vita non esitò a impegnarsi negli affari della comunità locale. Faceva il bibliotecario dell’Unione della gioventù rurale della Repubblica della Polonia “Wici”; gestiva la cooperativa casearia di Markowa e fu anche membro della cooperativa sanitaria del paese.

Raccoglieva libri su vari argomenti, inclusi molti temi religiosi, e questo suo interesse si espresse anche nell’arte della legatoria, di cui si occupava. La sua particolare passione era la fotografia, un’occupazione estremamente rara nei villaggi polacchi dell’epoca. Imparò a conoscerla dai libri. Wiktoria era un’attrice nel gruppo teatrale amatoriale dell’Unione della gioventù rurale della Repubblica di Polonia “Wici”.

Entrambi erano membri della comunità parrocchiale di Santa Dorota di Markowa. La loro vita di fede era basata su due comandamenti fondamentali: l’amore di Dio e l’amore verso il prossimo. Già da adolescente Józef fu coinvolto nelle attività dell’Associazione della messa della diocesi di Przemyśl. Apparteneva anche all’Associazione cattolica della gioventù. Come sposi approfondirono la loro fede attraverso la preghiera e la partecipazione alla vita sacramentale della Chiesa. Entrambi appartenevano alla Confraternita del rosario vivente.

Nella Bibbia della famiglia Ulma furono trovate due importanti sottolineature in rosso. I passi evidenziati ci offrono un’idea dei valori che gli sposi traevano dalla fede cristiana. La prima sottolineatura riguarda il titolo della sottosezione: «Comandamento dell’amore. Il buon Samaritano» (Lc 10, 30-37). La seconda invece è la frase della sottosezione «Sui doveri cristiani: Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete?» ( 5, 46).

L’invasione tedesca della Polonia ebbe i suoi effetti anche a Markowa. Qui, così come in tutto il Paese occupato, i tedeschi iniziarono lo sterminio della popolazione ebraica. Nonostante il divieto assoluto di aiutarli, anche solo minimamente, e la minaccia di essere puniti con la pena di morte, come informavano i manifesti tedeschi già dal 1941, alcune famiglie polacche offrirono rifugio agli ebrei.

Dalla fine del 1942, nonostante la povertà e il costante pericolo di morte da parte dell’occupante tedesco, la famiglia Ulma nascose otto ebrei per quasi un anno e mezzo nella loro soffitta. Si trattava di Saul Goldman assieme ai quattro figli — Baruch, Mechel, Joachim e Moses — nonché Gołda Grünfeld e Lea Didner con la piccola figlia Reszla.

Per la loro fedeltà al comandamento evangelico dell’amore verso il prossimo furono martirizzati per mano dei gendarmi tedeschi, guardie feroci e spietate del sistema nazista, basato sui principi dell’anticristiana ideologia nazional-socialista. Insieme a loro, furono fucilati anche i loro figli e gli ebrei ai quali avevano dato rifugio. Perse la vita anche il nascituro della famiglia Ulma, venendo alla luce proprio nel momento in cui sua madre venne barbaramente assassinata. Uno dei testimoni dell’omicidio lo descrisse con le seguenti parole: «Sul luogo dell’esecuzione c’erano grida terribili, il lamento della gente, i bambini chiamavano i loro genitori, ma i genitori erano stati già fucilati. Tutto questo era scioccante da vedere».

Una testimonianza significativa da parte di parenti, amici e vicini è stata la prima esumazione, effettuata circa 5 giorni dopo il delitto, quando i corpi di tutti i membri della famiglia Ulma sono stati sepolti in quattro bare e collocati nello stesso luogo in cui erano stati dal giorno del loro martirio, cioè nel giardino di fronte alla loro casa. Una delle persone presenti in quel momento ha affermato: «mettendo il corpo di Wiktoria Ulma nella bara ho constatato che era incinta. Baso questa affermazione sul fatto che dal suo utero si vedeva la testa e il petto del bambino».

Dopo la fine dell’occupazione tedesca, l’11 gennaio del 1945, i corpi della famiglia Ulma furono trasferiti nel cimitero parrocchiale di Markowa, dove rimasero fino alla ricognizione canonica, avvenuta in questi mesi. Le reliquie della famiglia Ulma saranno esposte al culto pubblico nel giorno della loro beatificazione il 10 settembre, nella chiesa parrocchiale di Markowa.

Nel 2003 è stata avviata un’indagine diocesana per raccogliere tutto il materiale sul martirio della famiglia Ulma. Dopo il trasferimento degli atti della causa a Roma, il 17 dicembre 2022, il Santo Padre ha autorizzato il Dicastero delle cause dei santi a promulgare il decreto sul loro martirio e poi — su richiesta dell’arcivescovo Adam Szal, metropolita di Przemyśl dei Latini — ha deciso che il rito di beatificazione si sarebbe svolto il 10 settembre 2023 a Markowa, paese dove la famiglia Ulma visse e subì il martirio.

di Witold Burda
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