· Città del Vaticano ·

A Lima, in Perú, è iniziata la demolizione del cosiddetto “muro della vergogna” che separa i quartieri ricchi da quelli poveri

Ponti non muri

epa10842735 Worker demolish a wall that divides the districts of La Molina and Villa del Triunfo in ...
06 settembre 2023

“El muro de la vergüenza”, il muro della vergogna: la chiamano così la lunga barriera che divide in due la città di Lima, capitale del Perú. Un confine di pietra e filo spinato che separa l’insediamento urbano del ricco quartiere di Las Casuarinas, dominato da ville con piscina, e le povere case, poco più di baracche in legno e lamiera senza elettricità né acqua corrente, delle zone di Pamplona, San Juan de Miraflores e Villa María del Triunfo. Due territori — ma potremmo dire anche due emisferi, per il loro valore sociale e umano — separati dal 1985, anno in cui è iniziata la costruzione di quel muro, divenuto poi negli anni lungo 10 km e alto 3 metri.

All’epoca, i suoi promotori ne motivarono la necessità per ragioni di sicurezza, in quanto soprattutto negli anni ‘80 e ‘90 si temevano le violenze perpetrate dai guerriglieri di Sendero Luminoso. Ma con il trascorrere del tempo, quella barriera è divenuta sempre più simbolo di una grave situazione di ingiustizia sociale e di una divisione classista vissuta dalla popolazione di Lima. Non a caso, gli abitanti più poveri che ogni giorno devono recarsi nella zona più facoltosa della capitale per lavorare sono costretti ad attraversare dei veri e propri posti di blocco, esibendo i documenti di identità e sottoponendosi talvolta a perquisizioni.

Ora, però, è giunta una buona notizia: il muro è in fase di demolizione. Le ruspe hanno già iniziato a buttare giù le grosse pietre che compongono la struttura, mentre gli operai, cesoie alla mano, stanno tagliando il filo spinato che la sormonta. I lavori sono iniziati i primi di settembre, dopo una sentenza della Corte Costituzionale, emessa il 20 dicembre. Secondo il giudice Gustavo Gutiérrez Ticse, infatti, il muro va completamente abbattuto in quanto incostituzionale non solo perché limita il libero transito delle persone, ma anche e soprattutto perché ne lede la dignità.

Vengono allora in mente i tanti e reiterati appelli lanciati da Papa Francesco affinché si costruiscano ponti, non muri, per seminare la riconciliazione e promuovere una “cultura dell’incontro”. E ci torna alla memoria un passo del libro di Ivo Andrić, Il ponte sulla Drina: «Il ponte è fatto da Dio con le ali degli angeli perché gli uomini possano comunicare». (isabella piro)