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Ufficio oggetti smarriti

L’indizio della complicità

 L’indizio  della complicità  QUO-203
05 settembre 2023

Quest’oggi nell’Ufficio oggetti smarriti, ci attende una piccola perla (del 1988) di humor britannico. Si tratta di Senza indizio (Without a Clue) di Thomas Eberhardt e come tante felici intuizioni parte da due fuoriclasse e un ribaltamento dei ruoli nella trama.

L’intuizione geniale di Eberhardt è lavorare su una trama di Sherlock Holmes facendo passare Holmes per un povero idiota e il suo fido dottor Watson come la vera mente indagatrice.

I due attori che reggono, meravigliosamente, l’equivoco sono Michael Caine (Holmes) e Ben Kingsley (Watson), la loro performance è una di quelle meraviglie che sembra venire da altri tempi, altri pianeti. Tempi comici perfetti e capacità di cambiare e reggere registro (da quello della commedia a quelli dell’indagine) sono il marchio di fabbrica della pellicola.

Lo spettatore si trova subito davanti a una divertente rivelazione; Holmes in realtà è Reginald Kincaid, uno scalcinato attore, ubriacone, spendaccione e donnaiolo, che si è fatto una fama solidissima grazie alle intuizioni del medico, e ai romanzi pubblicati da quest’ultimo.

Stanco di fare la parte del semplice e ingenuo “assistente”, dopo l’ennesima lite con il falso investigatore, Watson decide di cacciare di casa quest’ultimo, e rivelare la verità alla stampa, ma un nuovo caso bussa alla porta: emissari della Regina Vittoria chiedono a Holmes, che nel frattempo si è reso irreperibile, di indagare su un traffico di sterline false che ha invaso l’Inghilterra.

Il medico si reca quindi, suo malgrado, nel pub dove sa che troverà l’amico-nemico, e lo convince a riunire la coppia per un ultimo caso assieme. Qua c’è uno sguardo molto sottile, profondamente britannico, che il film sembra suggerire, ovvero che la gente non è molto interessata a chi sia davvero il bravo investigatore.

Le persone, l’opinione pubblica, persino la casa reale sembrano affezionati alla favola che funziona, quella nella quale è Holmes il genio e Watson poco più che un medico legale. Watson è così intelligente da comprendere la vecchia regola del The show must go on e decide di rimettere in piedi la coppia nella quale Holmes dissimula intelligenza e in realtà è lui stesso, Watson, a guidare la macchina.

Durante le indagini, Watson scopre che dietro ai falsari c’è la mano dello spietato professor Moriarty e i due si mettono a caccia del criminale. Una caccia piena di battute formidabili e misurate, nonché di trovate di “genere” (è pur sempre una storia d’investigazione) davvero notevoli.

Arrivati a un passo da Moriarty, a causa di un maldestro tentativo di Holmes di acciuffarlo, Watson cade nelle acque del Tamigi, e viene dato per disperso.

Da qua la trama offre la possibilità allo “scemo” di trasformarsi in eroe e riscattarsi; Holmes diventa Holmes sul serio dando fondo a tutte le sue scarse risorse per tentare di risolvere il caso, in memoria dell’amico scomparso. I due investigatori, seguendo ciascuno le proprie intuizioni, riescono ad arrivare al professore, e a sconfiggerlo, in un meraviglioso duello in un vecchio teatro londinese.

Prima di tornare insieme scoprendo che l’amicizia (non le capacità) era il collante che li teneva insieme, che uno ha bisogno dell’altro per essere, davvero, ciò che è. Una lezione non da poco.

di Cristiano Governa