La perdonanza è indissolubilmente legata alla figura di Celestino v , che, ogni volta, manifesta dimensioni “nuove” della sua statura ecclesiale e umana: a chi lo avvicina, infatti, «si rivela personaggio semplice — aveva un carattere unitario e compatto — ma al tempo stesso complesso, per le molteplici attitudini e inclinazioni che possedeva». Lo ha sottolineato il cardinale Giuseppe Petrocchi, arcivescovo de L’Aquila, durante il rito di chiusura della Porta Santa della basilica di Santa Maria di Collemaggio, martedì pomeriggio, 29 agosto.
Il porporato ha evidenziato come il santo Pontefice avesse «una solida intelligenza “teologale”, cioè illuminata dalla fede, dalla carità e dalla speranza». Per questo possedeva «sapienza nell’ambito spirituale e nell’approccio alle dinamiche evangeliche». Ma aveva anche «una profonda intuizione dei pensieri e dei sentimenti di coloro che lo avvicinavano: questa abilità nello scrutare l’anima gli derivava dal lavoro di scandaglio sulla sua interiorità e dai contatti con le persone, che gli parlavano delle loro tribolazioni». Per un dono speciale della grazia, ha aggiunto l’arcivescovo, «aveva affinato il suo intuito psicologico e relazionale: per questo, nel discernimento etico, era capace di “fare la verità nella carità”».
Proprio perché «interamente proiettato in un cammino di santità», Celestino aveva imparato a conoscere il cuore di Dio e il cuore dell’uomo». In questo senso, «non aveva grande familiarità con assetti e frequentazioni curiali». È stato «“uomo di frontiera”: un monaco eremita ma anche un credente attento al mondo che lo circondava; un discepolo orientato all’Assoluto e un fratello accogliente verso tutte le povertà».
Uomo dalle “scelte ardite”, «poggiate sulla radicale fiducia nella Provvidenza. Pronto a reggere l’urto delle avversità e a battersi con coraggio per migliorare la società che incontrava». È stato un «profeta credibile perché autentico testimone del Vangelo». Infatti, Celestino v è il Papa che «ha donato la perdonanza alla Chiesa e al mondo». Proprio perché aveva fatto esperienza «della miseria umana e della misericordia divina ha compreso la centrale importanza di aprire a tutti e a ciascuno la Porta Santa dell’indulgenza, nella carità del Signore Crocifisso e Risorto».