· Città del Vaticano ·

“La strada” dei giovani

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02 settembre 2023

Spesso invisibili e difficili da riconoscere, eppure sempre più presenti nelle grandi e piccole città italiane, sono ragazzi e ragazze che vivono in situazioni di forte disagio sociale e abitativo. Giovani senza dimora, a cui vengono a mancare la risorse sociali ed economiche per vivere la loro età con dignità e protezione.

Le stime ufficiali più recenti (2014) raccontano di oltre 13 mila giovani, tra i 18 e i 34 anni, in una condizione di grave marginalità. Una persona su quattro fra coloro che vivono in strada. Ma lo scenario testimoniato dai servizi che operano sui territori è ben più allarmante. Da una rilevazione condotta dalla Federazione italiana organismi per le Persone Senza Dimora (fio. psd ) presso le 150 organizzazioni che lavorano nel settore della grave marginalità (2023), emerge con chiarezza un segnale di forte aumento della componente giovanile che si rivolge ai servizi, che si stima si possa attestare intorno al 10%. A determinare tale tendenza vi sono molteplici fattori: dal crescente disagio sociale legato alla giovane età, alla debolezza delle politiche nel garantire l’adeguato supporto, all’emancipazione di una fascia di popolazione che più di altre subisce le conseguenze delle crisi economica e lavorativa e dei costi elevati dell’abitare.

Il dato preoccupante è che spesso si tratta di ragazzi giovanissimi, che non superano i 25 anni di età. Ragazzi che fuoriescono da comunità di accoglienza, ma che non sono pronti per affrontare la vita adulta in autonomia. Giovani che hanno attraversato conflitti profondi o episodi di violenza nelle famiglie di origine, che non rappresentano dunque un valido punto di riferimento relazionale e sociale. Giovani con esperienza di adozione fallita o interrotta in età adolescenziale. Giovani provenienti da situazioni di disagio sociale e non, che hanno intrapreso percorsi di devianza e dipendenza da sostanze.

Un elemento che accomuna tutte queste situazioni, già di per sé molto critiche, è la diffusa povertà educativa. Generalmente le persone senza dimora presentano un livello di istruzione molto basso, dal momento che solo un terzo raggiunge almeno il diploma di scuola superiore. Per i giovani si riscontra una tendenza simile, ma con serie conseguenze sulla possibilità di prospettare una vita autonoma. Per queste ragazze e ragazzi si può parlare in molti casi di giovani neet (Not in Education, Employment or Training) per i quali la mancanza di qualifiche e competenze formali rende ancora più difficile trovare lavoro e intraprendere un percorso di maggiore autonomia. O, nel migliore dei casi, li costringe ad accettare lavori precari, stagionali e informali, all’interno di una congiuntura economica che già reclude un’intera generazione a rilevanti difficoltà di emancipazione.

Parlare di giovani senza dimora significa dunque interrogarsi su come favorire la ricostruzione delle reti primarie (familiari, amicali) e di quelle secondarie (istituzioni, servizi). Come rendere il sistema dei servizi sociali, educativi, lavorativi più vicino e pronto ad accogliere le esigenze, spesso sfuggenti e non dichiarate, dei giovani con trascorsi difficili. Come garantire che questi ragazzi e ragazze escano dall’invisibilità, siano intercettati e supportati in una fase della vita delicata, in cui un qualsiasi inciampo può compromettere un futuro sicuro. (lucia fiorillo)

di Lucia Fiorillo *

* Federazione italiana organismi per le Persone Senza Dimora