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La lavagna di Wazir Khan

 La lavagna di Wazir Khan  ODS-013
02 settembre 2023

Alle porte di Kabul c’è una scuola che non ha muri, aule, banchi, sedie, libri. Anche la lavagna non esisterebbe, se non fosse per l’ostinazione del maestro, che se la carica sulle spalle ogni santo giorno portandola in giro per tutti i villaggi del distretto di Bagrami, trenta minuti di automobile dalla capitale dell’Afghanistan.

Wazir Khan è nel 2022 che ha deciso di iniziare a dar vita ad un sogno: utilizzare quella lavagna per insegnare ai bambini e alle bambine della sua terra. Il maestro è musulmano, originario del Pakistan, ma fin da piccolo è vissuto nella provincia afghana di Baghlan. A soli ventitré anni, sente bruciare dentro di sé i dati impietosi delle Nazioni Unite secondo i quali, nel Paese islamico governato dai talebani e considerato uno più poveri al mondo, l’istruzione primaria è ormai diventata una chimera. Un miraggio. Ecco allora che fonda l’organizzazione Today Child ed inizia ad insegnare dove può: nei campi polverosi, con le giornate torride o quando le temperature scendono in picchiata sotto lo zero. E i suoi alunni non mancano mai, non si assenterebbero per nessun motivo al mondo. Anzi, crescono di numero, lezione dopo lezione. «Ormai sono diventati un migliaio e la loro età va dai cinque ai dodici anni. Tra loro ci sono anche disabili e la maggioranza è composta da ragazze», racconta Wazir Khan all’«Osservatore di Strada».

Certo, ora lui non è più solo, ad aiutarlo ad insegnare ci sono venti amici volontari. «Ma le spese sono tutte a mio carico e non posso permettermi di fornire agli alunni materiali didattici», aggiunge.

Il suo prossimo obiettivo lo riassume in una battuta: «Portare la scuola all’aperto in altre province dell’Afghanistan. Per questo organizzo campagne di sensibilizzazione in favore dell’istruzione e spiego ai genitori delle bambine l’importanza di farle studiare».

Un piccolo passo, quasi rivoluzionario, se si pensa che in Afghanistan le donne non possono frequentare le scuole superiori. Ma le autorità hanno compreso la buona ostinazione di Wazir Khan? Risponde lui stesso, con un pizzico di rassegnazione: «Non c’è stata alcuna reazione. Almeno per ora».

di Federico Piana