· Città del Vaticano ·

Evviva la maestra!

A homeless man sleeps on a public bench in Via dei Fori Imperiali in central Rome on March 19, 2020 ...
02 settembre 2023

«Io da grande voglio fare il pompiere o il calciatore!»

«Io, invece, l’astronauta».

«Date retta a me, è meglio fare il medico o l’avvocato, come dice sempre mia madre».

«Ma qual è, secondo voi, l’università più difficile?».

«Per me, matematica».

«Secondo me, chimica o fisica».

«Un amico di mio padre dice sempre — lo sa perché l’ha frequentata per tanto tempo —: “La più difficile è l’università della strada. Quella sì, che che ti fa avere due c...ni così”», e segue un gesto con le mani a forma di zero.

Questo dialogo, forse datato 1965, si ascoltava sulle spiagge vicino a Roma all’ombra proiettata da una cabina tra cinque o sei ragazzini mentre giocavano sulla sabbia con delle grandi bilie di vetro con dentro i volti dei ciclisti che partecipavano al Giro d’Italia e al Tour de France, imitando le imprese di Felice Gimondi ed Eddy Merckx o giocando con le figurine in un’estate calda come questa, durante la chiusura della scuola.

Ma... veramente la strada è maestra di vita? Secondo chi è costretto a viverci per 24 ore, certamente sì. Perché la strada è povertà e disagio. Perché la strada è faticosa. Si percorrono tanti chilometri, oppure si staziona su una panchina per ore e ore dentro un parco o un giardinetto. Poi bisogna raggiungere certi posti dove è possibile fare una doccia, mangiare, avere dei vestiti puliti. Ma soprattutto la strada insegna a difendersi da tutto: da altri senza fissa dimora senza scrupoli, che vogliono portarti via quel poco che hai; dagli incidenti occasionali che mettono a repentaglio la salute; dall’indifferenza della gente, così detta normale, sempre pronta non a tenderti una mano, bensì a trattarti male, a scacciarti in malo modo.

Ma la strada insegna anche la solidarietà, la compassione, l’amore per il prossimo. Insegna ad aiutare i deboli, a condividere quel poco o tanto che si possiede, ad ascoltare il prossimo.

Vivere in strada non è come provare le emozioni in un film di Fellini, la strada, quella vera, è un’altra realtà, non è finzione o fantasia. Ti forgia!

Ci sono poi due o più modi per vivere e affrontare la strada: uno è quello di avere sempre il sorriso sulle labbra, di accettare con gratitudine tutto ciò che la Provvidenza elargisce; l’altro è di emettere un mugugno continuo, di lamentarsi di tutto e di tutti in continuazione, senza soluzione di continuità. E nell’uno o nell’altro caso la strada non dimentica di svolgere il suo ruolo di insegnante, di maestra, implacabile e senza favoritismi.

di Stefano Cuneo