· Città del Vaticano ·

Cari studenti

This photograph taken on August 11, 2023, shows pencils at a charity centre set up to distribute ...
02 settembre 2023

«Caro amico, ti scrivo...»: così si proponeva di distrarsi un po’ Lucio Dalla nella sua «L’anno che verrà». Noi, qui, non pretendiamo tanto, anzi, ci vorremmo piuttosto concentrare su alcune questioni inerenti ad un nuovo anno — sia pure scolastico — che sta cominciando.

Pensiamo di poter parlare con cognizione di causa: tutti siamo stati studenti e lo siamo ancora, visto che gli esami — per esperienza diretta e senza bisogno di scomodare Eduardo De Filippo — “non finiscono mai”.

Diciamolo, finché la frequentiamo, la scuola ci appare spesso e (non) volentieri un antipasto del Purgatorio (o peggio): tutte quelle cose da imparare, da memorizzare; le forche caudine delle interrogazioni; i compiti in classe... (oggi, dopo varie riforme, si usa il termine “verifiche”, ma la zuppa è sempre la stessa). Forse è vero. Tuttavia, uno che proprio ignorante non era — Albert Einstein —, dando ragione a chi affermava che «L’istruzione è ciò che rimane dopo che si è dimenticato tutto ciò che si era imparato a scuola», ci ricorda che «Imparare è esperienza. Tutto il resto è semplicemente solo informazione».

Questo è dunque l’obiettivo a cui mirare, ché questo serve nella vita: strumenti critici. Sono il discrimine che fa la qualità e l’efficacia della nostra risposta alle opportunità e/o ai problemi che la vita ci presenta.

Anche trovarsi un bel (si fa per dire) giorno in disagio sociale è un esamone. E lo si può superare più o meno brillantemente a seconda della nostra preparazione. Quando diciamo che non ci sono due povertà uguali significa che differiscono anche per la reazione di ciascuno di noi.

La reazione è data dalla reattività e questa, a sua volta, è determinata sia dall’indole individuale, che dallo “strumentario” culturale di cui disponiamo.

Anni fa lessi un articolo su don Lorenzo Milani e la sua Scuola di Barbiana. Erano riportate le interviste ad alcuni ex-scolari, ormai padri di famiglia, e mi colpì molto il racconto di uno di loro: «...letteralmente spaccava le parole per noi». Quando durante una lezione si imbattevano in qualche vocabolo poco usato o dal senso oscuro, lui, minuziosamente, lo spiegava dal punto di vista morfologico, dell’etimo, dell’uso.

Lo trovo un metodo potente e, per quanto può riguardare anche me, cerco di applicarlo a mia volta.

È così che si neutralizza il “latinorum” di manzoniana memoria, strumento invece sempre molto usato per fregare il prossimo.

E, tornando alla scuola, una volta passata la buriana, osservandola retrospettivamente, si rivaluta tutto, pur separando il grano dalla crusca, ma stavolta con cognizione di causa, appunto.

Perciò, caro amico, concludendo ti scrivo: recentemente una persona a me molto cara mi ha fatto un paragone che trovo esemplare: «La vita è come un puzzle, di cui possiamo ammirare l’immagine complessiva solo quando ne abbiamo tutte le tessere». E per possederle occorre vivere la vita.

Buon anno scolastico a tutte/i! (Fabrizio Salvati)

di Fabrizio Salvati