Il sogno di un Vangelo

«Il contesto ci convoca» spesso dai luoghi più marginali e invisibili delle nostre città: durante il periodo della pandemia un libro, Il Vangelo e la strada che abbiamo scritto insieme all'arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice e al teologo don Vito Impellizzeri, direttore dell'Istituto di Scienze Religiose della Facoltà teologica di Sicilia, è diventato un percorso itinerante di ascolto «del grido dei poveri» delle nostre periferie sociali ed esistenziali e si è fatto testimone di un’inquietudine etica di fronte ad una società ingiusta che continua a produrre scarti umani nelle nostre città.
Il contesto territoriale non è uno scenario neutro, ci chiede di prendere posizione accanto agli oppressi, ai vinti della storia, «a mettere i piedi nel fango delle strade del mondo e le mani nella carne dell’umanità ferita e sofferente», a odorare di quartiere, di popolo, a costruire «dal basso e da dentro» i nostri territori un sapere immersivo, umile, che pone domande concrete alla Chiesa e al mondo.
Palermo è una città della Sicilia nel cuore del mar Mediterraneo, ponte tra l’Africa e l’Europa. È una città a tinte forti, non ipocrita e a volte anche sfacciata nel mostrare le sue contraddizioni: luogo del conflitto tra un violento dominio mafioso e una crescente mite e coraggiosa voglia di libertà, riscatto e giustizia. Palermo, come Gerico, è il luogo del buon samaritano, della locanda e della comunità della cura: la città «tutto porto» a cui i migranti approdano carichi di speranze ferite e stanche per le lunghe traversate di deserti e di mare. Il Mediterraneo è il filo rosso che lega le nostre storie alla Storia, il nuovo Lago di Tiberiade dove si incontrano le tre grandi religioni monoteiste (ebraismo, cristianesimo e islamismo).
Il libro si articola in tre parti: pastorale, sociologica e teologica. Nella prima, l’arcivescovo Lorefice propone una rilettura creativa del magistero di Francesco della Fratelli tutti e una riflessione teologico pastorale contestualizzata, fedele all’incarnazione; la seconda parte sociologica, da me scritta, è la narrazione del riscatto della pietra scartata fondata sulla pedagogia del sogno, che diventa ragione stessa della speranza, fessura di infinito attraverso una ricerca-azione partecipata ai margini della città; nella terza parte Impellizzeri pone come nuovo passo la necessità e la voglia di assumersi teologicamente la corresponsabilità del cambiamento, la novità di pensare a uno stile cristiano con cui viverlo e legarlo alla storia del regno di Dio tra di noi.
Vuole essere un’opera incompiuta che si completa con l’ascolto di chi incontra, un percorso sinodale e di discernimento comunitario: abbiamo attraversato le strade e ci siamo lasciati attraversare dal vissuto plurale della città, siamo entrati nelle intimità delle case, incontrato volti, incrociato sguardi che esprimevano fatica del vivere, desideri di felicità e ricerca di senso nelle nostre periferie urbane. La pedagogia sognante è stata la lente con cui offrire uno sguardo libero sulla realtà. «Sogniamo come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa stessa terra che ospita tutti noi, ciascuno con la ricchezza della sua fede o delle sue convinzioni, ciascuno con la propria voce, tutti fratelli!» (Francesco, Fratelli Tutti)
di Anna Staropoli
Istituto formazione politica Pedro Arrupe di Palermo e docente di Antropologia Culturale e Sociologia della Religione Facoltà Teologica di Sicilia