· Città del Vaticano ·

Ai Mondiali di ciclismo a Glasgow si sono incrociate storie e strade di speranza e libertà

Athletica Vaticana in fuga con Rwanda e Afghanistan

 Athletica Vaticana in fuga con Rwanda e Afghanistan  QUO-186
12 agosto 2023

I Campionati mondiali di ciclismo a Glasgow — con la partecipazione di Athletica Vaticana — sono terminati. In dieci giorni hanno pedalato sulle strade e in pista corridori dei cinque continenti e di tutte le discipline ciclistiche, con la significativa inclusione degli atleti paralimpici. I Mondiali non sono solo un fatto agonistico: un evento di così grande portata attira l’attenzione sulla bicicletta e incoraggia le persone a salire in sella per una mobilità più a misura d’uomo. Una delle forze trainanti della trasformazione di una città in un luogo sempre più sostenibile è proprio lo sviluppo della “ciclabile”. Vedere campioni come Mathieu van der Poel, Tadej Pogačar o Peter Sagan pedalare sulle strade ha invogliato sicuramente molti scozzesi ad usare di più la bici, ha fatto notare un rappresentante della città di Glasgow.

Nell’appassionante realtà dei Mondiali a Glasgow hanno spiccato, in particolare, due “voci”. Il presidente della Federazione ciclistica del Rwanda, Abdallah Murenzi, ha affermato — nell’intervista con i media vaticani — che l’Africa è pronta ad organizzare un Mondiale di ciclismo: lo farà proprio la sua Federazione fra due anni. È un evento storico: il Rwanda sarà il primo Paese africano ad ospitare il Mondiale.

Murenzi ha ricordato l’importanza del ciclismo per «sostenere l’ambiente», in quanto pedalare significa anche ammirare la natura che ci circonda. La Federazione rwandese è già alle prese con il progetto di elaborare un tracciato per la grande gara che dovrà rappresentare il paesaggio unico della regione africana. In quelle terre la bicicletta al momento è considerata solo un semplice mezzo di trasporto e non un’esperienza sportiva.

La seconda “voce” che — in occasione dei Mondiali a Glasgow — ha testimoniato l’importanza sociale delle due ruote, e dello sport in generale, è quella del presidente della Federazione ciclistica dell’Afghanistan. Fazli Ahmad Fazli ha anzitutto voluto ringraziare — tramite i media vaticani — Athletica Vaticana che ha sostenuto le cicliste afghane del Team Rifugiati durante la loro partecipazione alla Gran Fondo.

La bicicletta — ha affermato Fazli — non è solo un mezzo di trasporto o uno “strumento sportivo”, ma un vero e proprio baluardo di libertà ed eguaglianza. E anche il ciclismo può contribuire alla difesa dei diritti delle donne: in Afghanistan il fatto stesso di mettersi in sella diventa un “gesto” che darebbe un forte segnale. Al momento non è possibile farlo, ma il fatto che alcune donne afghane abbiano corso ai Campionati mondiali — sostenute nelle loro pedalate dai ciclisti di Athletica Vaticana — è una testimonianza di libertà e di speranza e la dimostrazione che un cambiamento è possibile.

Per Valerio Agnoli — che con la sua grande esperienza di ex corridore, accanto a Nibali e Basso, ora aiuta Athletica Vaticana come “uomo squadra” — ha riconosciuto, nell’intervista ai media vaticani, che il ciclismo è molto di più del semplice pedalare e gareggiare. In nessun’altra competizione sportiva gli spettatori hanno la possibilità di essere così vicini ai loro beniamini. Ma la forza del ciclismo sta anche nel contribuire ad una sana crescita dei giovani.

Lo ha ribadito il popolare ciclista colombiano Rigoberto Urán Urán ai microfoni di Vatican Media. Proprio il fatto che il ciclismo non è diffuso in modo uguale nel mondo ha convinto Urán a sviluppare progetti di sostegno per i giovani. Nella sua Colombia ha fondato scuole di ciclismo per togliere dalla strada giovani che altrimenti potrebbero cadere nelle mani di organizzazioni malavitose.

Il ciclismo è anche questo: una scuola di vita, ha spiegato Urán, dove si impara a soffrire, ad aiutare i compagni di squadra, ma soprattutto a rispettare gli altri. «Il ciclismo è molto importante, perché ti dà tanta disciplina, ti fa stare bene e se un bambino cresce con lo sport, impara tante belle cose» ha detto Urán.

Un Mondiale di ciclismo è anche un segnale per un mondo migliore. Come ha testimoniato Athletica Vaticana che, al rientro, è stata ricevuta dal Papa. Il Mondiale dei ciclisti vaticani prosegue con l’asta solidale della bici con la quale Rien Schuurhuis ha corso la gara su strada, andando anche in fuga, in favore del Dispensario pediatrico Santa Marta.

dall’inviato Mario Galgano