· Città del Vaticano ·

Dopo l’ennesimo tragico naufragio di migranti nel Mediterraneo

Il dolore del Papa:
«Non rimaniamo indifferenti»

SLIDE_I.jpg
10 agosto 2023

Roma , 10. Il dolore per la notizia, la preghiera per le vittime e, soprattutto, il monito a non cedere mai all’indifferenza: così, in un tweet diffuso dal suo account @Pontifex, Papa Francesco accende i riflettori sull’ennesima tragedia del mare avvenuta nel canale di Sicilia. A naufragare — secondo le testimonianze di quattro sopravvissuti — sarebbe stato un barchino in ferro di 7 metri, carico di 45 persone e ribaltatosi a causa del mare mosso. Al momento, si ipotizzano 41 vittime, tra cui 3 minori, ma nessun corpo è stato ancora ritrovato. Quattro, invece, i sopravvissuti che sono stati condotti a Lampedusa. «Ho appreso con dolore la notizia di un nuovo naufragio di migranti nel Mediterraneo — dice il Pontefice —. Non rimaniamo indifferenti davanti a queste tragedie e preghiamo per le vittime e i loro familiari».

Alla voce del Papa si unisce quella di numerose associazioni e ong umanitarie: in una nota congiunta, l’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e il Fondo Onu per l’infanzia (Unicef) ricordano che, a fine ottobre 2022, erano «già oltre 1.800 le persone morte e disperse lungo la rotta del Mediterraneo centrale, che si attesta ancora tra le più pericolose a livello globale, con oltre il 75 per cento delle vittime negli ultimi dieci anni». Di qui, l’appello a creare «meccanismi coordinati di ricerca e soccorso», con l’esortazione agli Stati ad «aumentare le risorse per far fronte efficacemente alle loro responsabilità».

Sulla stessa linea si pone la Comunità di Sant’Egidio: di fronte alla morte di così tante persone, «non ci si può limitare allo sdegno — afferma —. Occorre investire risorse nel salvataggio della vita di chi è in pericolo», incentivando modelli efficaci di integrazione, come i corridoi umanitari. Pure l’ong Medici senza frontiere evidenzia che «salvare vite non può essere una questione di fortuna. Abbiamo bisogno di un meccanismo di ricerca e soccorso attivo e responsabile nel Mediterraneo». Anche perché non si tratta di singoli incidenti, bensì di «tragedie quotidiane».

Intanto, dal racconto dei quattro sopravvissuti, emergono alcuni dettagli: il naufragio sarebbe avvenuto il 3 agosto e i superstiti sarebbero rimasti aggrappati ad alcune camere d’aria per diverse ore, prima di salire su una barca in ferro senza di motore, probabile relitto di un’altra tragedia del mare. Trasportati dalla corrente, i sopravvissuti sono andati alla deriva per alcuni giorni, fino a quando non sono stati avvistati da un velivolo di Frontex, che ha fatto scattare i soccorsi.

I migranti, inoltre, sarebbero stati ingannati dai trafficanti sulle reali condizioni proibitive del mare: salpati la settimana scorsa da Sfax, in Tunisia, essi hanno navigato per alcune miglia al riparo delle isole Kerkenna, che hanno arginato i marosi. Poco dopo, tuttavia, le onde li hanno travolti, senza lasciare loro alcuno scampo.