· Città del Vaticano ·

Il cardinale Semeraro nel ricordo di san Paolo vi

Cristo e la Chiesa i suoi più grandi amori

 Cristo e la Chiesa i suoi più grandi amori  QUO-182
08 agosto 2023

Anche il 6 agosto del 1978, festa della Trasfigurazione, era domenica come quest’anno. In quel giorno Paolo vi passò da questa terra «dolorosa, drammatica e magnifica» alla gioia del Paradiso. Lo ha ricordato il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle cause dei santi, durante la celebrazione eucaristica in memoria di Papa Montini presieduta domenica scorsa nelle Grotte vaticane della basilica di San Pietro.

Ora, ha detto il porporato all’omelia, egli è su quel «monte» dove «senza fine si loda Dio, si ascolta Dio e si parla con lui». Perché, in fondo, «questo è per noi la vita eterna: dialogare con Dio, perché nel dialogo — quanto significativa, fu questa parola, nel magistero di Paolo vi — ci si incontra, ci si comprende, ci si vuole bene». Il prefetto ha confidato di immaginarsi il paradiso come «un parlarsi senza fine: mi ami tu? Gesù lo chiese a Pietro e, in cielo, ce lo chiederà per l’eternità come una mamma al suo bambino; e noi ogni volta, per l’eternità, gli risponderemo: “Tu lo sai che ti amo! Questo dialogo è la vita eterna!».

«Celebriamo la messa sostando vicini anche fisicamente al luogo dove egli è sepolto» ha fatto notare il cardinale, ricordando che «alcuni anni or sono, una volta nella prossimità del rito di beatificazione e poi, di nuovo, prima della canonizzazione, domandai a Francesco se quei resti mortali sarebbero stati portati sopra in basilica, come avvenuto per altri Papi». Ambedue le volte la risposta del Pontefice fu: «ha chiesto di essere sepolto nella vera terra». Effettivamente, Montini lo aveva scritto nel suo Testamento, aggiungendo: «con umile segno, che indichi il luogo e inviti a cristiana pietà». Papa Francesco, ha osservato il cardinale, «voleva rispettare questa “umiltà”». D’altra parte, «umile segno fu tutta la persona di san Paolo vi . Noi la ammiriamo, la assumiamo a modello, la onoriamo. Lo facciamo con semplicità, ma con rinnovata gioia».

Il prefetto ha poi commentato il racconto evangelico, in cui risuona «la voce del Padre riguardo a Gesù: Ascoltatelo!». Paolo vi «disse una volta che tutto il mistero della Trasfigurazione è unico, irripetibile. Quell’ascoltatelo, però, dura sempre». L’ora del Tabor, disse, «sarà un’ora continuata e consueta per noi, se sapremo tenere l’occhio fisso sul viso di Cristo e su quello, che storicamente lo riproduce, della sua Chiesa».

Il cardinale ha evidenziato come Papa Montini avesse due grandi amori: Cristo e la Chiesa. «Mai l’uno senza l’altro — ha detto — sempre, anzi, in relazione reciproca. L’amore per Cristo, unico e assoluto, lo portava all’amore per la Chiesa e questo lo riportava a Cristo». Da testimone, questo duplice amore Paolo vi «ce lo ha lasciato come sua consegna».

Quest’anno, ha fatto notare il porporato, ricorre il 60° anniversario della sua chiamata al ministero petrino. A tal proposito, Semeraro ha ricordato quanto ripreso da monsignor Pasquale Macchi, dalle note personali del Pontefice, scritte la sera stessa della elezione. E quando Papa Francesco incontrò la diocesi di Brescia, parlò degli amori di Paolo vi : a Cristo «non per possederlo, ma per annunciarlo»; alla Chiesa, «spendendosi per essa senza riserve»; e all’uomo, «che vuol dire condividere con Dio la passione di incontrare l’uomo, rispettarlo, riconoscerlo e servirlo. Io non so — ha confidato — se egli conoscesse le note di Paolo vi scritte la sera dell’elezione; ad ogni modo le ha sintetizzate ottimamente anche per noi, che volentieri le raccogliamo».

Attingendo ai ricordi personali, Semeraro ha raccontato di aver parlato con Montini «solo una volta e brevemente. Fu il 20 marzo 1974, quando ero giovane sacerdote nel seminario regionale di Molfetta. Per il termine dell’udienza generale di quel mercoledì il rettore del seminario aveva ottenuto per sé e per i due vice-rettori di poter salutare di persona il Papa. L’ho rivisto, poi, da morto, quando giunsi a Roma per venerare la sua salma nella basilica di San Pietro». Il cardinale non ha mancato infine di fare riferimento ad alcune tra le persone che hanno avuto «famigliarità» con Papa Montini e che hanno partecipato alla celebrazione: tra queste, Saverio Petrillo, Franco Ghezzi e monsignor Leonardo Sapienza, reggente della Prefettura della Casa pontificia, che «ci ha lasciato e continua a donarci» testimonianze anche inedite sulla vita di Montini.