da Lisbona
Alessandro Di Bussolo
e Silvonei Protz
«Quel silenzio spontaneo, improvviso, di un milione e mezzo di giovani quando il Santissimo è stato posto sull’altare, al Campo della Grazia, veniva dal Cielo. È stato impressionante». Della Giornata mondiale della gioventù appena conclusa nella sua città, il cardinale patriarca di Lisbona Manuel Clemente conserva soprattutto questo momento nel cuore, quello dell’adorazione eucaristica al parco Tejo, la sera di sabato 5 agosto. E nell’intervista con gli inviati dei media vaticani, il settantacinquenne pastore sottolinea tre aspetti. Il primo, quello della gioia — per i giovani, la società e la Chiesa — «semplice, spontanea, pura». Poi la convinzione e la devozione, espresse nel silenzio totale e spontaneo nei momenti di preghiera quando, dice, «non è stato necessario che qualcuno lo chiedesse». Infine, la profezia, che non è utopia: «È già qui, perché questi giovani sono il mondo futuro, la generazione 2023». E Papa Francesco, al quale il porporato è stato accanto a lungo in papamobile, «ad ogni evento era più “giovane” e più felice. L’ho visto molto soddisfatto».
Possiamo fare un bilancio di quello che è successo in questi giorni a Lisbona con la Giornata mondiale della gioventù, che ha coinvolto la Chiesa in tutto il Portogallo e anche i dicasteri della Santa Sede?
Ho pensato in questi giorni a quello che per me rimane più forte. Sono tre idee e impressioni fortissime. La prima è la gioia, la gioia di tutta questa gente, perché sono venuti tanti giovani. Quando ho accompagnato il Papa sulla papamobile, ho visto lo sguardo degli altri per il Papa e del Papa per gli altri. La gioia è stata una cosa impressionante perché usciva continuamente dalle persone, difficile da capire, ma era gioia. Semplice, spontanea, pura, magnifica da vedere.
L’altra impressione è stata la convinzione di questa gente. Non è facile, in una moltitudine, una folla di queste dimensioni. Si è vista in tutte le celebrazioni, sia per le preghiere, tutti insieme, in silenzio. Non è stato necessario che qualcuno chiedesse il silenzio, immediatamente tutti tacevano. Sabato sera, nell’adorazione eucaristica, un milione e mezzo di giovani, che si perdeva la vista. Però quando il Santissimo Sacramento è stato posto sull’altare, cos’è stato? La convinzione, la devozione. Questo è molto interessante.
E la terza impressione, fortissima, si può definire profezia. Noi non parliamo mai abbastanza di profezia, che non è un’utopia, ma è mostrare già ora quello che avverrà. Quando noi vediamo tutti questi giovani, questa gioia, questa convinzione, questa devozione, questo essere insieme con gli altri… questo sarà il mondo futuro, se tutto questo rimane. È una profezia per il futuro, una profezia che è già là. Non si può dire che non esiste, è là! E per questi giovani sarà determinante: io li chiamo la generazione 2023.
Un momento che l’ha colpita in modo particolare in questi giorni…
Per me l’impressione più forte, che resta, è quella di tutta questa gioia, di cui ho parlato. Ma un momento fortissimo è stato quello dell’adorazione eucaristica, quando nessuno ha detto una parola. Il Santissimo Sacramento viene posto sull’altare e un milione e mezzo di giovani, tac, si zittiscono. Questo cos’è? È qualcosa che viene dal Cielo, non è una cosa nostra.
Ci parli del cammino di preparazione, per creare tutto quello che abbiamo visto. Il lavoro logistico per la Chiesa, le sue strutture organizzative, l’appoggio del governo…
Dal primo momento ho parlato con tutti: i governanti, il capo di Stato, i sindaci e tutti hanno voluto il meglio per questa Giornata e hanno messo a disposizione della Gmg tutti i mezzi. Perché una cosa grandissima come questa non si può fare soltanto con i mezzi della Chiesa, è impossibile. Solo perché lo Stato, il governo hanno considerato questa Gmg come qualche cosa che interessa il Paese, si è potuto fare. Per i cattolici e per tutti. Perché io ho visto, sulle strade, quando passava la papamobile, non soltanto cattolici, ma tutta la popolazione, felice. Questo fa bene: dal primo momento questa collaborazione è iniziata bene e il risultato è stato molto positivo.
Quello che è successo, questo vento di gioia che ha investito tutto il Paese e Lisbona, cosa cambierà nella Chiesa del Portogallo ma anche nella società?
Il ricordo di questo evento rimane, questo “souvenir operativo”. Perché tutti hanno fatto l’esperienza di una cosa bella, che si può fare, e ci sarà anche la nostalgia di ritornare a farla. Però io credo che la cosa più importante che resterà è la generazione di tutte le persone che hanno lavorato nella Giornata mondiale della gioventù due, tre, quattro anni, anche durante la pandemia, con tutte le difficoltà. Questo ha creato un’abitudine di lavorare insieme per una cosa buona. E questo rimane perché non è una cosa di un momento, ma di anni di lavoro. Molto lavoro.
Lei è stato sempre accanto al Papa, lo ha ricevuto a casa sua. Come è stato in questi giorni?
Molto bene e ogni volta più bene! Giorno dopo giorno, ogni volta era più felice e anche nella papamobile, quando parlavamo, era molto soddisfatto.
Vedevamo che il Papa era sempre sorridente...
Ha assorbito questa gioventù! Ma lui è il Papa giovane…
Cosa dire ai giovani che non sono riusciti ad arrivare a Lisbona?
Che chi invece è potuto venire deve dare la testimonianza, l’esempio, e dire: “Ci vediamo insieme alla prossima Gmg, nel 2027 a Seoul!”.
E ai nostri amici di Seoul?
Loro sono contentissimi, lo avete visto. E la faranno bene, la Gmg, perché hanno i mezzi e hanno la volontà.
Prima di Seoul, abbiamo l’incontro a Roma…
Sì, nel 2025, al Giubileo, perché sarà un Giubileo per tutti, anche per i giovani, di una settimana. Però non sarà un evento di queste dimensioni. Credo che sarà soprattutto per i giovani di Roma, d’Italia e anche di altri giovani che verranno da alti Paesi, ma non di queste dimensioni.