
Nulla di quanto realizzato in occasione di questa Giornata mondiale della gioventù a Lisbona sarebbe stato possibile senza il prezioso, indispensabile lavoro dei volontari. Alcuni di loro si sono messi all’opera addirittura un anno fa. Dodici mesi di progetti, di lavoro intenso, sempre con l’ansia di non fare in tempo a preparare tutto per il meglio. A questi primi volenterosi si sono aggiunti via via giovani provenienti da ogni parte del mondo, tutti con il desiderio di mettersi in gioco, di offrire il proprio tempo per rendere la permanenza dei loro coetanei a Lisbona un’esperienza indimenticabile. Così come lo è stata per loro.
Per questo, dopo il congedo dal personale della nunziatura dove ha alloggiato durante la permanenza a Lisbona, l’ultimo appuntamento di Papa Francesco domenica pomeriggio, prima del rientro a Roma, è stato dedicato esclusivamente a loro: 25.000 giovani provenienti da 150 Paesi. Il Pontefice li ha incontrati al Passeio de Algés, una passeggiata vicino ai moli di Algés, alla periferia della capitale, dalla quale si gode di una vista unica sull’estuario del Tago. Ad accoglierlo, il cardinale Clemente, che lo ha accompagnato nel giro in papamobile tra i volontari che, ormai liberi dalla tensione degli impegni, hanno potuto finalmente far esplodere anche il loro entusiasmo, non frenato dal gran caldo dell’assolato pomeriggio. Anch’essi sono stati protagonisti della Gmg non meno dei loro coetanei.
L’incontro è iniziato con la proiezione di un breve video che ha ripercorso i vari momenti della Giornata. Successivamente — prima del discorso di ringraziamento del patriarca — tre volontari sono stati chiamati a portare al Papa la loro testimonianza. Chiara, 18 anni, è una volontaria internazionale. È arrivata dalla Germania. Il suo racconto è andato subito al punto: «Ho vissuto l’esperienza unica della fede che condivisa dà una gioia incredibile e che la vita con Gesù è un’avventura», ha detto, sottolineando l’importanza di aver potuto vivere intensi momenti di preghiera e di aver capito qui alcune cose importanti: che la gioia sperimentata in questi giorni «non può essere equiparata a quel divertimento che si trova nel mondo» e che «la vita con Dio non è noiosa. È pura avventura. Dio ha piani tanto grandi per me e per te. Per ognuno di noi». Basta avere «solo un po’ di fiducia nei piani d’amore di Dio».
Francisco, 24 anni, portoghese, del Comitato organizzatore locale, uno di quelli che hanno cominciato a lavorare un anno fa, ha parlato della sua esperienza come di un viaggio. Che gli ha consegnato una certezza: «Essere parte di questo viaggio mi ha dato cose che non cercavo, ma di cui avevo davvero bisogno». In questo percorso Francisco dice di essersi «ritrovato», scoprendosi nelle persone incontrate, nella diversità sperimentata come ricchezza, nella fede e nella speranza condivise. «Questo cammino circondato da Dio e dagli altri, essendo me stesso, coerente con me stesso dentro e fuori la Chiesa — ha concluso il giovane —, mi permette qui oggi di dire quello che ho imparato meglio, che prima avevo paura di dire ma che oggi non ho più, e che dico certamente anche dando voce ai giovani qui presenti: voglio essere santo».
Portoghese è anche Filipe, che di anni ne ha 33, e che ha dato il suo contributo alla Gmg come volontario parrocchiale. Ma nel suo intervento — citando santa Teresa di Calcutta la quale affermava che «il frutto della fede è l'amore; il frutto dell'amore è il servizio e il frutto del servizio è la pace» — ci ha tenuto a sottolineare che dalla sua parrocchia di Algueirão Mem Martins e Mercês sono arrivati più di 300 volontari; persone che «si sono adoperate affinché fosse possibile questa pace, perché il mondo veda che la gioventù non è slegata dalla fede». Una parrocchia intera coinvolta, dunque, a partire dagli anziani, che «hanno pregato molto» per i volontari e per tutti giovani che sono giunti in Portogallo. E ora la preoccupazione di Filipe, che è anche una sfida, è quella di «non lasciare che il lavoro svolto finisca in questa settimana, ma venga portato in futuro in ciascuna delle nostre parrocchie», dove ci sono tante occasioni per rendere un servizio alla comunità, in particolare in favore di chi è nel bisogno»
«Surfisti dell’amore», li ha chiamati Francesco, che li ha ringraziati per il grande lavoro fatto lontano «dal clamore e senza le luci della ribalta» e per aver saputo fare squadra insieme, spronandoli affinché il servizio compiuto «sia la prima di tante onde di bene». Un invito, dunque, a continuare un percorso. E qualcosa è già iniziato. Prima dell’inizio della settimana della Gmg, il 27 luglio è stata organizzata per loro una giornata dedicata al “gesto missionario”. I capigruppo e i volontari si sono recati in visita agli istituti delle diocesi di Santarém, Setúbal e Lisbona, «per portare la gioia di Dio ai più vulnerabili». In quella occasione sono state visitate più di 600 strutture: case di cura, centri per tossicodipendenti, ospedali, carceri e centri per persone con disabilità. Un’esperienza che ha messo in contatto realtà ed età diverse e che ha lasciato un segno in ciascuno dei partecipanti. Ora ognuno è chiamato a continuare il cammino nel proprio Paese, nella propria parrocchia.
Lasciato il Passeio de Algés, Francesco ha raggiunto la base aerea di Figo Maduro, dove si è svolta la cerimonia di congedo. Il Papa è stato accolto dal presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa — presente alla gran parte degli incontri del Pontefice — nella vip lounge allestita nell’hangar, dove i due si sono intrattenuti per qualche minuto. Poi, dopo il saluto delle delegazioni e la guardia d’onore, Francesco è salito sull’aereo della Tap che lo ha riportato a Roma. Durante il volo — con il velivolo papale scortato nello spazio aereo portoghese da due caccia militari, come era avvenuto all’andata — il Papa ha tenuto la consueta conversazione con i giornalisti in cui, rispondendo alle loro domande, si è detto molto contento di come si è svolta questa Gmg, della grande partecipazione, complimentandosi per l’organizzazione.
dal nostro inviato
Gaetano Vallini