· Città del Vaticano ·

Dalla sera alla mattina:
il lungo abbraccio
di un milione e mezzo
di ragazze e ragazzi

 Dalla sera alla mattina: il lungo abbraccio  di un milione e mezzo di ragazze e ragazzi  QUO-181
07 agosto 2023

Sarà Seoul, in Corea del Sud, a ospitare nel 2027 la XLI Giornata mondiale della gioventù, ma la prossima tappa sarà a Roma nel 2025 per il giubileo dei giovani: «Dalla frontiera occidentale all’estremo Oriente, segno di universalità della Chiesa». È un doppio appuntamento quello che Papa Francesco, come tradizione, dà al termine della messa conclusiva della Gmg di Lisbona domenica mattina al Parque Tejo davanti a un milione e mezzo di giovani di tutto il mondo. Un annuncio accolto con entusiasmo dalla rappresentanza coreana e dai molti giovani asiatici presenti nel parco. Ed è festa anche sul grande palco, dove sono seduti alcuni giovani sudcoreani che, all’annuncio, lo invadono gioiosamente sventolando bandiere e striscioni, raggiunti poco dopo dai vescovi.

È l’atto conclusivo, dopo la recita dell’Angelus, di una giornata iniziata all’alba nella grande area verde – 90 ettari — sulla riva destra del Tago, tra il Parque das Nações e la foce del fiume Trancão, chiamata per l’occasione Campo da Graça, “Campo della Grazia”, così come il Parque Eduardo vii si era trasformato nei giorni precedenti nella “collina dell’incontro”. Qui la sera prima si è svolta la grande veglia. Ora, mentre il sole sale nel cielo terso, davanti al palco — una enorme struttura tubolare che svetta davanti all’imponente ponte Vasco da Gama — un’impressionante distesa di sacchi a pelo, coperte termiche e tende colora ogni spazio a perdita d’occhio. La maggior parte dei giovani hanno trascorso la notte qui. Hanno dormito poco, tra canti, giochi e chiacchiere con nuovi amici. Il sonno per molti è arrivato poco prima dell’alba; lo testimoniano gli occhi arrossati. E mentre questo enorme campo si sveglia, già iniziano a giungere altri giovani.

All’arrivo, come la sera prima, Francesco percorre sulla papamobile i diversi settori del parco — per la verità molti di più, una volta sistemate le misure di sicurezza necessarie — raccogliendo ancora una volta, tra canti, slogan e grida festose, l’entusiastico e affettuoso saluto dei giovani, in un tripudio di colori e di lingue. Questo è il popolo dell’accoglienza, dell’inclusione, del dialogo e della pace. Del resto la preghiera per la pace in Europa e negli altri luoghi devastati da conflitti è stata sempre presente nelle celebrazioni particolari che hanno caratterizzato nei giorni precedenti il pellegrinaggio dei diversi gruppi nazionali. E anche oggi — ai piedi della Madonna di Fátima, straordinariamente portata sul palco per la speciale occasione — non mancherà un’intenzione «perché il mondo accolga la pace di Dio e scelga sempre la via del dialogo e del perdono, e non quella del conflitto e dell’odio».

Il saluto del patriarca di Lisbona apre la messa della domenica della Trasfigurazione, guidata dal maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie, arcivescovo Diego Ravelli, e concelebrata da 700 vescovi, tra cui numerosi cardinali, e da 10.000 sacerdoti che hanno accompagnato i giovani delle loro diocesi in questo pellegrinaggio, nonché dai cardinali e dai presuli del seguito papale. Al rito è presente anche il presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa, insieme ad altre cariche istituzionali del Paese.

All’omelia Francesco esorta i giovani a non avere paura — richiamando alla memoria le parole pronunciate 45 anni fa e in tempi diversi ma non meno drammatici da Giovanni Paolo ii — e li invita ad essere luce nel nostro tempo.

Dopo i riti di conclusione, introdotti dal saluto al Papa da parte del cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, e prima della recita dell’Angelus che conclude la celebrazione, Francesco consegna le croci della Gmg ad alcuni rappresentanti dei giovani dei cinque continenti: è questo il segno della missione, prima dell’annuncio atteso. L’ultimo gesto del Papa è l’omaggio alla Madonna di Fatima.

La veglia

Alla veglia della sera prima, uno dei momenti più attesi e più suggestivi della Gmg, il colpo d’occhio sulla grande distesa del parco è già impressionante. Dal palco non si vedono aree vuote, se non piccoli spazi lontani, ma sulle strade e sui ponti che portano al parco si vedono ancora migliaia di persone in cammino: per alcuni anche 10 chilometri. Come detto, alla fine i giovani saranno più un milione e mezzo, per quella che sarà ricordata qui in Portogallo come la più imponente manifestazione mai ospitata nel Paese.

E così, in un cielo illuminato dalle infinite sfumature di rosa e arancione del sole al tramonto, quando Papa Francesco arriva al parco, ad accoglierlo c’è un popolo in festa. Una festa iniziata dalla mattina, con i primi arrivi, animata di continuo da video e musica. Un’atmosfera di festa che lo accompagna nel giro in papamobile fino a sotto il palco, dove sono state poste la Croce della Gmg, con alcune reliquie di santi e beati patroni, e l’icona della Madonna Salus populi Romani. Poi, con il canto e la preghiera iniziale, il clima cambia, mentre il cielo è solcato dal volo di un jet militare.

Incentrata sull’incontro con Gesù e sul cammino verso la santità, la veglia si svolge attorno a due parole — “incontro” e “alzati” — con coreografie realizzate dal gruppo Ensemble23 che aveva già animato la cerimonia di benvenuto e la Via Crucis. Con musica e danza viene raccontata la storia di una giovane donna che si lascia interpellare da Dio e di come questo le cambi la vita, contagiando poi chiunque la incontri. È la trasposizione della storia di quella Maria che «si alzò e andò di fretta» richiamata nel motto della Gmg. Il messaggio è che il “sì” di Maria alla proposta d’amore di Dio deve ispirare a fare lo stesso, donandosi a al Signore con fiducia, per diventare strumenti del suo amore.

Un messaggio che trova eco nelle due testimonianze. Dell’“incontro” parla don António Ribeiro de Matos, sacerdote portoghese di 33 anni, che ha raccontato del grave incidente automobilistico di cui è stato vittima nel 2011 . «Nella mia fragilità — dice — ho potuto riconoscere quanto Gesù e la Chiesa mi amano e camminano con me ed è cresciuto il desiderio di portare questa esperienza agli altri». Da qui l’ingresso in seminario nel 2012. Un percorso segnato da dubbi, interrotto e poi ripreso, forte dell’esperienza vissuta alla Gmg di Panamá. «Sono stato ordinato sacerdote nel 2021 — conclude don António — per cercare di portare agli altri la gioia di trovare Cristo, di essere trovato da Lui. Una gioia che non è fugace, una gioia che mi viene offerta dal Cielo».

La testimonianza del secondo momento — “alzati” – arriva invece dal Mozambico, precisamente da Cabo Delgado, dove da cinque anni a causa di una guerra si sta consumando una grave crisi umanitaria. A raccontare la tragedia di quella terra e il dolore della popolazione è Marta Luís, 18 anni, della parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, conosciuta anche come la Missione di Nangololo, a Muidumbe. «Vengo da una famiglia semplice e povera. Ho perso mio padre presto, avevo solo sette anni», esordisce la giovane, raccontando poi degli attacchi terroristici che in quella regione non risparmiano i civili. Per due volte Marta, la sua famiglia e gli abitanti del suo villaggio sono stati costretti a fuggire, terrorizzati, nella foresta. Dopo il secondo attacco, il 31 ottobre 2021, non hanno potuto fare ritorno nelle loro case. «Quando eravamo nella foresta — racconta Marta — abbiamo pregato molto. Chiedevo a Dio di aiutarci e di togliere ogni malvagità dal mondo e che le persone che stavano provocando questa guerra cambiassero la loro vita. Le popolazioni dei nostri villaggi sono tutte disperse. Siamo stati accolti nelle parrocchie dove siamo andati a vivere, ma ci manca molto il nostro villaggio e le nostre usanze, canti e balli. Ma in mezzo a tanta sofferenza, mai abbiamo perso la fede e la speranza che un giorno ricostruiremo di nuovo la nostra vita».

Testimonianze di cadute e di rinascite, di sofferenze e di guarigioni, grazie a incontri. Storie drammatiche eppure cariche di speranza, che concretizzano quegli “alzati” e “seguimi”, le due parole che, con suggestivi giochi di luce fatti con i droni, vengono “scritte” in grande in diverse lingue nel cielo sopra il palco. E sono gli applausi a tale inattesa coreografia a introdurre il discorso del Papa, che anche in questo caso, come avvenuto in altri incontri, prende spunto dal testo preparato per rivolgersi a braccio ai giovani. Un discorso durante il quale Francesco invita più volte i presenti a ripetere ad alta voce alcune parole e frasi, esortandoli ad aiutare chi è caduto a non restare a terra: «Non abbiate paura, un fallimento è tale solo se non si ha la forza di risollevarsi».

Le parole del Pontefice concludono la prima parte della veglia e introducono il momento dell’adorazione eucaristica. In un clima di grande raccoglimento, sull’altare viene esposta l’ostia consacrata, mentre il Papa lascia la poltrona posta al centro del palco per spostarsi su un lato. Resterà fino alle 22.15 in adorazione con i giovani. Poi sono loro ad animare la veglia, che si conclude con la benedizione eucaristica. Li aspetta una lunga notte.

dal nostro inviato
Gaetano Vallini