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Esperienza di trasfigurazione!

  Esperienza  di trasfigurazione!  QUO-176
01 agosto 2023

L’esperienza con l’amore di Dio, totale, gratuito, sconfinato, è l’unica capace di riempire di senso il cuore assetato di un giovane. San Giovanni Bosco ben lo riconosceva quando affermava che i giovani hanno bisogno non soltanto di essere amati, ma di sapere che lo sono.

I giovani hanno bisogno di incontrare nella Chiesa — pastori e popolo di Dio insieme — un’espressione di questo amore di Dio nei loro confronti. San Giovanni Paolo ii ha scritto ai sacerdoti: «Penso, cari fratelli, che ciascuno di noi debba chiedere insistentemente al Signore Gesù che il suo contatto con i giovani sia essenzialmente una partecipazione di quello sguardo con cui egli “fissò” il suo giovane interlocutore nel Vangelo, e una partecipazione di quell’amore con cui egli lo “amò”. Si deve anche pregare insistentemente, affinché quest’amore sacerdotale, disinteressato, corrisponda in modo concreto alle attese di tutta la gioventù». Quanto qui si dice ai sacerdoti può valere anche per tutti coloro che lavorano nella pastorale giovanile.

Il Sinodo dei vescovi del 2018 sul tema I giovani, la fede e il discernimento vocazionale è stato un gesto d’amore eloquente di Papa Francesco e dei presuli di tutto il mondo nei confronti delle nuove generazioni, messe al centro della loro sollecitudine pastorale. I giovani l’hanno capito e apprezzato profondamente. Anche le Giornate mondiali della Gioventù, istituite da san Giovanni Paolo ii , sono nate dal suo amore per i giovani, dal suo desiderio di incontrarli, dialogare con loro, di camminare con loro in quello che lui chiamava un pellegrinaggio intercontinentale.

Nel Documento finale del Sinodo «dei giovani» ci sono alcuni riferimenti importantissimi sulle Gmg. Si dice che esse svolgono «un ruolo importante nella vita di molti giovani perché offrono un’esperienza viva di fede e di comunione, che li aiuta ad affrontare le grandi sfide della vita e ad assumersi responsabilmente il loro posto nella società e nella comunità ecclesiale. Queste convocazioni possono rimandare così all’accompagnamento pastorale ordinario delle singole comunità, dove l’accoglienza del Vangelo deve essere approfondita e tradotta in scelte di vita» (n. 16).

La Gmg, i grandi eventi locali e la pastorale ordinaria non sono contrapposti, ma complementari. Sono vasi comunicanti. L’uno si alimenta dell’altro. Se non ci fosse il lavoro ordinario di tante persone competenti impegnate nella pastorale giovanile, le Gmg non sarebbero quel che sono. Allo stesso tempo, sappiamo quanto queste grandi manifestazioni abbiano aiutato a promuovere la nascita e lo sviluppo di diverse iniziative in tutto il mondo. «I frutti migliori di queste esperienze si raccolgono nella vita quotidiana. Diviene quindi importante progettare e realizzare queste convocazioni come tappe significative di un processo virtuoso più ampio» (Documento finale del Sinodo 2018, 142).

Nella storia delle Gmg sono confluite molte notevoli iniziative della pastorale giovanile ordinaria, così come da essa sono nate molte idee. Ma quali sono gli aspetti delle Gmg che possono a loro volta ispirare la pastorale ordinaria? Ne citiamo alcuni: Cristo e il mistero pasquale sono il fulcro di ogni attività, i giovani sono posti al centro dell’attenzione della Chiesa, pastori e giovani coinvolti insieme nella preparazione di un grande progetto. Si fa esperienza concreta dell’unione di tutte le forze vive della Chiesa (locale e universale) in un unico grande intento. Non è possibile organizzare un evento ecclesiale di tale portata senza la comunione tra i diversi carismi e senza tirar fuori i migliori talenti di ogni persona coinvolta in questa grande impresa. In questo senso, la creatività e l’arte giocano un ruolo importante nell’evangelizzazione. La bellezza anche di una liturgia che sa parlare il linguaggio giovanile. Una Chiesa viva e giovane sa uscire negli spazi pubblici, nelle piazze, per annunciare Cristo, sa praticare l’ospitalità e donare tempo ed energia nel volontariato. Le Gmg sono state negli ultimi decenni occasione di scoperta vocazionale nella vita di migliaia di giovani. Questa scoperta è frutto anche dell’incontro con il Signore e con la Chiesa nei sacramenti. E l’esperienza di fede trabocca necessariamente in tante iniziative di carità, di promozione della dignità umana, della cura del creato e di attenzione alle diverse fragilità.

Nella Giornata mondiale di Lisbona la messa conclusiva sarà celebrata nella festa della Trasfigurazione del Signore. Sempre nel Sinodo del 2018 i padri sinodali hanno affermato che nella Gmg i giovani possono fare una vera e autentica esperienza di trasfigurazione. Ci si può contemplare la bellezza del volto del Signore e fare scelte di vita importanti (cfr. n. 142). Infatti, come ben ricordava Papa Francesco nell’esortazione apostolica post-sinodale Christus vivit, i giovani non devono perdere tempo a domandarsi soltanto «chi sono io?». Devono piuttosto porsi una domanda molto più significativa e fondamentale: «Per chi sono io?» Quando accoglieranno nei loro cuori la risposta a questa domanda — che nasce dall’esperienza con l’amore di Dio nella preghiera — troveranno il senso più profondo della loro esistenza e saranno persone trasfigurate dalla gioia.

*Sacerdote, capo ufficio e responsabile dell’Ufficio giovani del Dicastero
per i Laici, la Famiglia e la Vita

di João Chagas*