· Città del Vaticano ·

Sulla nomina cardinalizia del patriarca Pierbattista Pizzaballa

Per Gerusalemme una responsabilità nuova

 Per Gerusalemme una responsabilità nuova  QUO-175
31 luglio 2023

La nomina cardinalizia del patriarca di Gerusalemme, sua beatitudine Pierbattista Pizzaballa (ofm), è stata motivo di grande gioia per tutti i cristiani della Terra Santa, un incoraggiamento per i fedeli del patriarcato latino e un segno di apprezzamento anche per noi frati della Custodia che, legati a fra’ Pierbattista dal vincolo della stessa vocazione francescana e dalla professione della stessa Regola, siamo da otto secoli a servizio di questa missione. Oserei dire che, con questa nomina, il Santo Padre ha segnato di rosso gli stipiti delle porte della Chiesa Madre di Gerusalemme.

Molti amici e conoscenti mi hanno chiesto quale significato può avere questa scelta. Senza dubbio segna un legame sempre più forte tra Roma e Gerusalemme, tra la Chiesa che presiede a tutte le Chiese nella carità (Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, i , 1) e la Chiesa che è Madre di tutte le Chiese. Questa nomina può significare anche una crescente attenzione di Roma verso la piccola ma vivace presenza cristiana in Terra Santa, che in questi ultimi decenni ha sofferto e continua a soffrire a causa del diffondersi nella società locale di movimenti che coniugano fondamentalismo religioso e nazionalismo politico calpestando il diritto e i diritti. Questa nomina significa forse anche il desiderio di Roma di ascoltare l’esperienza di Gerusalemme, che in questi ultimi decenni è diventata un laboratorio di ecumenismo e dialogo interreligioso a livello di prassi quotidiana, e un laboratorio di integrazione ecclesiale nel cercare di realizzare un’autentica esperienza di comunione tra fedeli locali, lavoratori migranti e rifugiati così come tra fedeli locali e pellegrini che qui giungono in numero sempre crescente e da tutto il mondo. Come al tempo della Pentecoste, ancora oggi la Chiesa di Gerusalemme parla tutte le lingue della terra e può essere un piccolo segno di lievito evangelico anche per la Chiesa universale presieduta dal Vescovo di Roma.

Personalmente penso (e spero) che la nomina a cardinale di Santa Romana Chiesa di sua beatitudine Pierbattista Pizzaballa possa avere anche una valenza politica. Non nel senso di intromissione nella vita degli stati in cui il patriarcato latino si trova a operare, ma nel senso di avere a Gerusalemme una figura di leader ecclesiale la cui statura internazionale possa permettere interventi più forti in difesa dei diritti della minoranza cristiana e delle istituzioni ecclesiali, in favore della tutela dei poveri e degli esclusi, dei cittadini di serie B e dei residenti senza diritti, e in favore della ripresa del dialogo tra Israele e Palestina per ridurre l’ondata di violenza che rischia di spegnere la ormai debole fiammella di una speranza di pace.

Nella domenica in cui il Santo Padre rendeva pubblica la nomina dei nuovi cardinali, in tutte le chiese si proclamava un vangelo assai significativo: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita» (Matteo, 11, 28-29). Qui in Terra Santa tanta gente, indipendentemente dall’appartenenza etnico religiosa, si sente stanca e oppressa e tanta gente viene in cerca di ristoro. Mi permetto di augurare al neo eletto cardinale di saper quotidianamente attingere a Gesù mite e umile di cuore tutto ciò che gli servirà per vivere il suo servizio a favore della Chiesa e a servizio di coloro che anche in Terra Santa sono stanchi, oppressi e bisognosi di ristoro. Possa il rosso della porpora cardinalizia disporre il patriarca Pizzaballa a spendersi per la Chiesa di Gerusalemme con ancora più passione e fino al dono di sé. Sono certo che troverà valida collaborazione in tutta la comunità cristiana (e non solo tra i fedeli cattolici e i “latini”) ma anche tra gli uomini e le donne di buona volontà di fede ebraica, islamica e drusa. Sono certo che si sentirà accompagnato anche dalle migliaia di pellegrini che ha accolto prima come custode di Terra Santa e poi come patriarca. Sono certo che gli umili e i piccoli non gli faranno mancare il sostegno della loro preghiera.

Concludo ringraziando dal profondo del cuore Papa Francesco per questo dono impegnativo e questa responsabilità nuova che ha voluto attribuire alla Chiesa di Gerusalemme: che possa davvero contribuire a far germogliare in questa Terra Santa un seme di dialogo, di speranza e di pace.

*Custode di Terra Santa

di Francesco Patton *