· Città del Vaticano ·

Il livello delle acque dell’Eufrate si è abbassato drasticamente con gravi conseguenze sulla sussistenza della popolazione siriana

Il fiume della fame

CORRECTION / TOPSHOT - In this aerial picture, fishing boats are stranded on the banks of the ...
27 luglio 2023

Con i 2.760 km di corso, è il fiume più lungo dell’Asia occidentale. È l’Eufrate. Citato nella Bibbia, simbolo della culla della civiltà e della Mesopotamia, esso costituisce, insieme al Tigri, un bacino topografico grande circa 800.000 km quadrati e il suo vasto sistema idrico comprende principalmente tre Paesi: Iraq (46 per cento), Siria (11 per cento) e Turchia (22 per cento). I due fiumi attraversano insieme l’intera piana mesopotamica modellando da secoli, vita, sostentamento e forme di esistenza delle popolazioni qui abitano, prima di sfociare nel Golfo.

Ora però, in Siria, l’Eufrate è ridotto a una portata minima, molto allarmante, come dimostra questa fotografia area che immortala due barche da pesca bloccate sulla riva del fiume, a casa del basso livello delle acque. Lo scatto arriva dal villaggio di Tawayhinah nel governatorato settentrionale di Raqa. Qui, alla fine degli anni ‘70, è stata costruita la diga di Tabqa e si è formato il lago Assad, riserva principale del Paese. L’obiettivo era quello di incrementare la porzione di terra irrigata e la produzione di energia elettrica.

Tuttavia, il cambiamento climatico ha provocato conseguenze allora inimmaginabili: la temperatura media della così detta “Mezzaluna Fertile” è aumentata di almeno un grado rispetto ai valori di inizio secolo scorso e contemporaneamente le precipitazioni sono diminuite in modo significativo. Basti dire che, secondo uno studio coordinato dal Nasa Goddard Institute for Space Studies, gli anni tra il 1998 e il 2012 sono stati i più secchi degli ultimi 500—900 anni. Nel 2021, inoltre, la peggiore siccità degli ultimi 70 anni ha decimato la produzione agricola.

«Abbiamo solo un serbatoio danneggiato che usiamo per conservare l’acqua che compriamo dal camion ogni settimana» racconta alla onlus Azione contro la fame Abu, 40 anni, un uomo che vive con la moglie e con quattro figli in un piccolo villaggio.

Come se non bastasse, a tutto questo vanno aggiunte le conseguenze drammatiche di oltre un decennio di conflitto interno, la pandemia da covid—19, il terremoto dello scorso febbraio nelle regioni siriane settentrionali e la grave crisi economica che ha spinto il 90 per cento della popolazione al di sotto della soglia di povertà, ovvero con meno di due dollari al giorno. Mentre si stima che il 75-80 per cento delle famiglie non abbia un reddito sufficiente a coprire le necessità di base. Tutto ciò ha fatto salire alle stelle il numero di persone bisognose di aiuti umanitari e di assistenza nel Paese, che oggi superano i 15 milioni. Altrettante sono in condizioni di insicurezza alimentare, con un aumento di oltre il 50 per cento negli ultimi tre anni. Un aumento tragico che ha il sapore spaventoso della fame. (isabella piro)