Sul nostro giornale le avevamo chiamate idealmente Amina e Aisha, spinti dall’esigenza di dare loro un nome e, attraverso di esso, un volto e una dignità. Ora, grazie all’impegno della giornalista italiana Antonella Napoli, della testata «Libye Actualité» e della ong Refugees in Lybia, conosciamo i loro veri nomi: Dosso Fati e Marie. Sono loro le due persone migranti, madre e figlia, morte di sete e di fatica nei giorni scorsi, mentre attraversavano il deserto al confine tra la Libia e la Tunisia, nella speranza di raggiungere, poi, le coste dell’Europa attraverso il mar Mediterraneo.
Le ricerche sulla loro identità hanno permesso di ricostruire anche la loro storia: originarie della Costa d’Avorio, Dosso Fati, 30 anni, e Marie, 6 anni, avevano vissuto per cinque anni in Libia, insieme al loro marito e padre, Pato Crepin. Dopo aver tentato, diverse volte, di emigrare via mare salpando dalla costa libica, tutti e tre si erano spostati in Tunisia. Dopo un anno, però, erano stati cacciati dall’accampamento in cui vivevano e costretti a fuggire verso il deserto, al confine con la Libia. Al momento, Pato è disperso: forse si era allontanato dalla moglie e dalla figlia per andare a cercare dell’acqua, oppure è possibile che sia stato soccorso dalle guardie di frontiera libiche. Non si hanno notizie certe.
L’unica certezza che abbiamo è che Dosso Fati e Marie hanno attraversato un deserto che si estende per 461 km: 461 km di sabbia riarsa e spietata, una sabbia che brucia la pelle, soffoca la voce e seppellisce le speranze di un futuro migliore. «Erano persone, non “invasori” da fermare», scrive Antonella Napoli sul suo account Twitter. Un monito che facciamo nostro, nella speranza che scuota le coscienze di tutti.