· Città del Vaticano ·

I vescovi del Canada sul viaggio di Francesco

Guardando avanti
un anno dopo

 Guardando avanti  un anno dopo   QUO-171
26 luglio 2023

Guardando al futuro, pur rimanendo ancorati al prezioso magistero di Francesco durante il suo viaggio iniziato esattamente dodici mesi fa, un video dal titolo “La visita papale in Canada, un anno dopo”, è stato realizzato dall’arcidiocesi di Edmonton con le riflessioni del cardinale Gérald Cyprien Lacroix, degli arcivescovi Anthony Wiesław Krótki e Richard Smith e del capo dei Maskwacis Victor Buffalo. Le immagini e le parole indicano come il pellegrinaggio pontificio sia stato un passo significativo sulla strada della guarigione e della riconciliazione, sottolineando che il lavoro e l’impegno continueranno e dimostrano che la presenza del Santo Padre sul suolo canadese ha reso possibile non solo l’idea, ma anche la realtà della riconciliazione. A renderlo noto è un comunicato della Conferenza dei vescovi cattolici del Paese nord americano (Cccb) diffuso oggi, memoria liturgica dei santi Gioacchino e Anna, in occasione del primo anniversario dell’inizio del 37° viaggio internazionale del pontificato.

Ricordando che si è trattato di un “pellegrinaggio penitenziale” — come lo ha definito Francesco — fatto da lui in comunione con l’episcopato canadese, il documento rimarca come esso abbia segnato «un passo importante verso il “camminare insieme” nel rapporto della Chiesa con le popolazioni indigene, sia in Canada sia all’estero». Dopo aver percorso oltre 8.000 km per raggiungere il Canada, il Papa ne ha poi coperti ben 5.700 all’interno della nazione, con tappe a Edmonton, Quebec City e Iqaluit, partecipando a sette eventi in totale.

A Maskwacis, spiegano i presuli del Canada, Sua Santità ha detto: «Sono qui perché il primo passo del mio pellegrinaggio penitenziale in mezzo a voi è quello di chiedere ancora una volta perdono, di dirvi ancora una volta che sono profondamente dispiaciuto. Mi dispiace per il modo in cui, purtroppo, molti cristiani hanno sostenuto la mentalità colonizzatrice delle potenze che hanno oppresso i popoli indigeni. Mi dispiace. Chiedo perdono, in particolare per il modo in cui molti membri della Chiesa e delle comunità religiose hanno collaborato, non da ultimo con la loro indifferenza, a progetti di distruzione culturale e di assimilazione forzata promossi dai governi dell’epoca, culminati nel sistema delle scuole residenziali».

In proposito il vescovo Raymond Poisson, presidente della Cccb, commenta: «Durante quei giorni, abbiamo riconosciuto in Francesco la misericordia del Signore, il quale si è offerto a noi. La sua presenza aveva comportato un grande sforzo personale e fisico da parte del Santo Padre, ma sapevamo anche quanto i suoi incontri con le popolazioni indigene rappresentassero e rappresentino tuttora un’espressione viva di uno sforzo reciproco — del Santo Padre e della Chiesa in Canada — di aprire nuovi orizzonti di speranza nelle nostre comunità».

Dopo il viaggio pontificio, conclusosi il 30 luglio, la Cccb ha pubblicato quattro lettere pastorali sulla riconciliazione con i popoli indigeni: alle Prime Nazioni, agli Inuit, ai Métis e al Popolo di Dio. Concepite come un punto di riferimento per l’impegno locale, esse sono il frutto di diversi mesi di incontri con le popolazioni indigene a livello diocesano o regionale, in particolare attraverso i “Circoli di Ascolto” organizzati in tutto il Canada, e della visita della Delegazione indigena in Vaticano nell’aprile 2022.

Inoltre, la Cccb ha istituito il Fondo per la riconciliazione degli indigeni (Irf) per accettare donazioni dalle 73 tra diocesi ed eparchie cattoliche di tutto il Paese al fine di adempiere all’impegno di versare 30 milioni di dollari in 5 anni. Finora l’Irf ha raccolto oltre un terzo dell’impegno iniziale (11.264.838 dollari) ed è sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo.

Finora oltre 50 progetti hanno ricevuto sovvenzioni dal Fondo per promuovere iniziative di guarigione e riconciliazione. L’Irf mira a sostenere progetti a livello locale, determinati in collaborazione con le Prime nazioni, i Métis e gli Inuit.

Inoltre, prosegue il comunicato, nel marzo scorso, i Dicasteri vaticani per la Cultura e l'Educazione e per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale hanno pubblicato una Nota congiunta sul concetto di “Dottrina della Scoperta” che la Cccb ha accolto con favore in quanto ripudia qualsiasi concetto che non riconosca i diritti intrinseci dei popoli indigeni; ed esprime al contempo sostegno ai principi della Dichiarazione delle Nazioni Unite sugli stessi, soprattutto in materia di autosviluppo e tutela delle identità, delle lingue, delle storie e delle culture di essi. Un simposio su questo tema è attualmente in fase di studio.

Infine nel giugno scorso, il Consiglio permanente della Cccb ha emanato delle linee guida per aiutare le diocesi a sviluppare le proprie politiche in merito a qualsiasi documento relativo agli indigeni. Come indicato dall’Assemblea plenaria del 2022, tali linee guida tentano, con trasparenza e semplicità, di affrontare i processi, a volte macchinosi, per l’identificazione e la richiesta di documenti.