«Anche se sbagliate
In vista dell’imminente Gmg di Lisbona, Radio Vaticana - Vatican News ha realizzato una nuova puntata di “Popecast”, l’iniziativa editoriale avviata in occasione del decennale del pontificato di Francesco. Stavolta il dialogo a distanza del Papa è con un gruppo di ragazzi e ragazze che si confida e si racconta.
«Esta es la juventud del Papa...». Chi è la gioventù del Papa? Chi sono i giovani oggi? Dal macrocosmo della Gmg — la prossima a Lisbona — difficile forse entrare nelle sfumature di una generazione caratterizzata dall’avanzare delle tecnologie, segnata da tante fragilità, ma che si contraddistingue anche per la voglia di fare, di scoprire, reinventarsi. A farsi colori di generazioni policromatiche come la Gen z , la Gen x , i millennials, sono Giona, disabile e transessuale, Edward e Valerij, in carcere per furti e rapine, Arianna, affetta da disturbo bipolare che si rifugia nel sonno per sfuggire alle angosce della vita, Giuseppe, che trascorre gran parte delle giornate ai videogames, e tanti altri di cui non conosciamo il volto, ma solo le ferite, le paure, i desideri, i progetti. Li hanno condivisi loro in un podcast.
«Il podcast? Me lo ricordo!»
«Il podcast? Sì, me lo ricordo», risponde Francesco. Il primo era stato a marzo per i dieci anni di pontificato. La proposta è stata di una seconda puntata in vista della Gmg, dove i protagonisti sono ragazzi e ragazze dal diverso background, i quali, quando hanno parlato, non sapevano ancora che la loro voce sarebbe risuonata dalle casse di un computer a Casa Santa Marta. C’è quindi tutta la genuinità di persone che si sfogano, si raccontano, si confidano. Davanti a quel computer è seduto il Successore di Pietro che ogni tanto fa una smorfia di dolore quando sente parole come suicidio, condanna, emarginazione. Sorride davanti alla diversità degli accenti. La preoccupazione è di dare a tutti una parola. E quella parola è sempre «Dio», orizzonte della vita. L’altra è «avanti».
Storia di Giona disabile e transgender
Lo dice a tutti. Lo dice a Giona, disabile, omosessuale, transgender, credente, che non rivendica alcunché ma vuole solo condividere la sua storia: «Coltivare una fede che sentissi davvero mia, mi ha aiutato ad accettarmi nel mio corpo disabile, atipico, a non sentirmi mai davvero solo neanche nelle difficoltà perché consapevole che chi mi conosce da prima che io sia, mai mi affiderebbe una croce troppo pesante per le mie spalle», racconta. «Quando ho preso consapevolezza di essere una persona trans avrei tanto preferito non credere… E quel corpo meraviglioso e perfetto in quanto opera Sua? Mi sentivo strattonato dalla dicotomia tra fede e identità transgender, entrambe braccia di uno stesso corpo, il mio!». Giona spiega che le prime persone con le quali si è confidato hanno cercato di dissuaderlo, prefigurando «un cammino buio», quello dei «disertori di Cristo». «Mi sono sentito colpevole».
«Dio ci ama così come siamo»
«Il Signore sempre cammina con noi, sempre», dice il Papa, «anche nel caso in cui noi fossimo peccatori, lui si avvicina per aiutarci».
«Il Signore sempre cammina con noi, sempre. Il Signore non ha schifo di nessuno di noi. Anche nel caso in cui noi fossimo peccatori, lui si avvicina per aiutarci. Il Signore non ha schifo delle nostre realtà, ci ama come siamo. E questo è l’amore pazzo di Dio... Dio ci ama come siamo, Dio ci accarezza sempre. Dio è padre, madre, fratello, tutto per noi. E capire questo è difficile, ma Lui ci ama come siamo. Non arrenderti… Avanti…».
Edward e Valerij l’emarginazione e la rabbia
In Sudamerica Edward, rumeno, sarebbe membro di una pandilla. Quelle che in Italia conosciamo come baby gang. Ha rubato, spacciato, rapinato, come risposta a una condizione di povertà ed emarginazione, di prese in giro per i vestiti vecchi e l’italiano sbagliato. Si definisce «un bravo ragazzo però tanto fragile». Valerij è russo, ha usato violenza contro cose e persone. Sfogo di una rabbia interiore montata dentro dopo l’abbandono dei genitori in orfanotrofio e la pandemia, «scintilla» che l’ha fatto esplodere. Non ha sogni nel cassetto, confida, ma aspetta solo la fine della pena. Entrambi sono nella comunità Kayros per il recupero di minori.
«Gli sbagli non devono affossare la vita»
La loro storia è una storia «umana», afferma il Papa, una storia che «va avanti con successi e con sbagli».
«Tante volte la società è crudele perché uno sbaglio ci qualifica per tutta la vita.... Quel dito accusatore ci distrugge. Vi dico una cosa: non eravate soli nel vostro cammino, neppure quando avete fatto gli sbagli brutti, c’era il Signore lì. E il Signore pronto a prenderti per mano, per aiutarti a sollevarti. È stato Lui a fare le circostanze storiche per sollevare ambedue... La vita non viene affossata dagli sbagli. I nostri sbagli tante volte ci fanno riflettere per andare avanti».
Arianna, i disturbi e la salvezza di Dio
Arianna non è minorenne, ma è ancora una ragazzina. È affetta da un disturbo bipolare che la «tiene in trappola» e le impedisce di lavorare. Dorme per fuggire dalle angosce di una vita costellata da difficoltà, anche psicologiche. Racconta tutto con la lucidità che proviene dal sentirsi «salvata da Dio». Il Papa si commuove davanti alla sua storia e chiede di riascoltare alcuni passaggi due volte, soprattutto quello in cui la ragazza dice di vivere come in «un’altalena tra il desiderio di suicidio e il cuore che esplode di gioia».
«Non perdere l’avventura della vita»
Il Papa la mette in guardia: «Una vita così rischia di essere un labirinto».
«Guarda sempre in avanti, non perdere l’orizzonte, perché è quello che ti farà andare avanti. E l’orizzonte è Dio. Non perdere questa avventura della vita. Non entrare nei labirinti della coscienza che alla fine non ci salvano…».
Dal Pontefice anche l’invito a osservare tutte le cure psicologiche necessarie: «Tutti noi abbiamo ferite psico-fisiche, tutti noi siamo feriti dalla vita e dal peccato anche. Ma prenditi cura di quello».
Agustina e i giovani argentini
Giovane che accompagna i giovani è Agustina, argentina. Parla dell’azione dei ragazzi e delle ragazze del suo Paese per un futuro «migliore». «L’Argentina… Materia sua, Santo Padre». Lui, con un guizzo negli occhi, si sintonizza con la connazionale e racconta «una storia»: «Una volta sono andati gli angeli a trovare Dio e a lamentarsi: “Tu, Padre eterno, sei ingiusto perché a tutti noi ci hai dato una cosa di ricchezza… invece all’Argentina hai dato tutto, è ricca in tutto”. E l’eterno Padre rispose: “Ma io me ne sono accorto di quello e per bilanciare gli ho dato gli argentini”. Il problema dell’Argentina siamo noi che tante volte non abbiamo la forza per andare avanti».
L’esempio dei Mondiali di calcio
L’esempio, per Francesco, è l’ultimo Mondiale di calcio: «L’Olanda all’inizio, primo tempo, 2 a 0. Ma bellissimo quello! E gli argentini cosa hanno fatto? “Abbiamo vinto!”. Alla fine hanno dovuto vincere con un rigore. La Francia, 3 a 1. “Ah, abbiamo vinto già!”. Ma mancava il secondo tempo. Alla fine hanno vinto con un rigore. Noi crediamo che la cosa è finita perché ci stanchiamo del cammino e ci fermiamo a metà».
Valeria e i desideri e le critiche per la Chiesa
È giovane ma non parla da giovane bensì a nome dei giovani, Valeria, insegnante di religione. Si fa portavoce di richieste, istanze e anche lamentele che raccoglie nel suo servizio. Come quelle per una Chiesa più trasparente, svecchiata nei metodi, vicina alla gente. «Una Chiesa in cammino» insomma, osserva il Papa.
«La Chiesa è Chiesa quando è in cammino. Al contrario è una setta religiosa chiusa in sé stessa. Tante volte nella Chiesa ci sono lotte di piccoli gruppi, l’uno contro l’altro. Quando una differenza si trasforma in partito, questo uccide l’unità... Non tutti siamo uniformi nella Chiesa e questo è la grandezza».
La vita virtuale di Giuseppe
L’ultimo è Giuseppe, ha lasciato l’università e trascorre gran parte del tempo in casa giocando ai videogames, intessendo relazioni solo virtuali. Non è una testimonianza, la sua, ma la rivendicazione di una scelta di vita: «Io alla fine male non ne faccio, né così ne ricevo». Il Papa ascolta e da nonno diventa padre, non risparmiando qualche durezza perché a ragazzi come Giuseppe forse serve uno scossone.
«Tu davvero hai sviluppato un modo di vivere, di essere in contatto con la gente, ma è un contatto asettico. Come quello che hanno le persone in terapia custodita che guardano i familiari dietro un vetro. Ti manca l’orizzonte… Non si può vivere senza orizzonte, sai? Finirai annoiato di te stesso, col tempo».
L’invito a partecipare alla Gmg
«Andrai alla Gmg?» è la domanda rivolta infine a tutti. Qualcuno sì, qualcuno no, qualcuno non sa neanche di cosa si parli. L’invito del Papa è però valido per chiunque: «Vale la pena andare alla Gmg. Vale la pena rischiare! Chi non rischia, non va avanti. Vale la pena andare lì, e poi ne parliamo».
Proposta una Giornata mondiale dei bambini
Quasi alla porta, nell’urgenza di un’agenda estiva scandita da tutto tranne che dal riposo, un’ultima richiesta: «Questo, Santo Padre, lo deve proprio sentire!». È il messaggio vocale di Alessandro, 9 anni, che lancia la proposta di una “Gmb”, la Giornata mondiale dei bambini.
«Mi piace tanto! E possiamo farla organizzare dai nonni. Chiedere ai nonni che organizzino una giornata così. Una bella idea. Ci penserò e vedrò come farla».
di Salvatore Cernuzio