Siamo più
di quel che sappiamo

Poco prima di concludere il suo storico discorso agli artisti riuniti nella Cappella Sistina alla fine di giugno, Papa Francesco ha fatto una breve pausa, permettendo a una sorta di profonda comprensione di pervadere l’aria della cappella. Chiamiamolo tempismo. Chiamiamolo elettricità. Chiamiamolo Spirito Santo. «Cari amici, sono felice di questo incontro con voi», ha detto. «Prima di salutarvi, ho ancora una cosa da dirvi, che mi sta a cuore. Vorrei chiedervi di non dimenticarvi dei poveri, che sono i preferiti di Cristo, in tutti i modi in cui si è poveri oggi». Il Pontefice ha chinato molto leggermente il capo al fine di concedere alle parole un attimo per posarsi nella mente e nel cuore degli ospiti riuniti ad ascoltare il suo messaggio. Il suo discorso è stato un’affermazione dell’impegno ...