· Città del Vaticano ·

La terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani
La messa nella basilica Vaticana

Crescere insieme
per accompagnare
chi fatica a tenere il passo

 Crescere insieme per accompagnare  chi fatica a tenere il passo  QUO-169
24 luglio 2023

Il Papa chiede che le città affollate 
 non diventino  “concentrati di solitudine” 


Pubblichiamo il testo dell’omelia pronunciata da Papa Francesco durante la celebrazione della messa presieduta nella basilica Vaticana ieri mattina, 23 luglio, xvi domenica del Tempo ordinario, in occasione della terza Giornata mondiale dei nonni e degli anziani.

Per parlarci del regno di Dio, Gesù usa delle parabole. Racconta storie semplici, che raggiungono il cuore di chi ascolta; e questo linguaggio, pieno di immagini, somiglia a quello che tante volte i nonni utilizzano con i nipoti, magari tenendoli sulle ginocchia: così comunicano una sapienza importante per la vita. Pensando ai nonni e agli anziani, radici di cui i più giovani hanno bisogno per diventare adulti, vorrei rileggere i tre racconti contenuti nel Vangelo di oggi a partire da un aspetto che hanno in comune: il crescere insieme.

Nella prima parabola, sono il grano e la zizzania a crescere insieme, nel medesimo campo (cfr. Mt 13, 24-30). È un’immagine che ci aiuta a fare una lettura realistica: nella storia umana, come nella vita di ognuno, c’è una compresenza di luci e ombre, di amore ed egoismo. Anzi, il bene e il male sono intrecciati al punto da sembrare inseparabili. Questo approccio realistico ci aiuta a guardare la storia senza ideologie, senza ottimismi sterili e pessimismi nocivi. Il cristiano, animato dalla speranza di Dio, non è un pessimista, ma nemmeno un ingenuo che vive nel mondo delle favole, che fa finta di non vedere il male e dice che “va tutto bene”. No, il cristiano è realista: sa che nel mondo ci sono grano e zizzania, e si guarda dentro riconoscendo che il male non viene solo “da fuori”, che non è sempre colpa degli altri, che non bisogna “inventare” dei nemici da combattere per evitare di fare luce dentro sé stessi. Si accorge che il male viene da dentro, nella lotta interiore che tutti noi abbiamo.

Ma la parabola ci pone una domanda: quando vediamo che nel mondo grano e zizzania convivono insieme, che cosa dobbiamo fare? Come comportarci? Nel racconto i servi vorrebbero strappare la zizzania subito (cfr. v. 28). È un atteggiamento animato da buona intenzione, ma impulsivo, persino aggressivo. Ci si illude di poter strappare con le proprie forze il male per fare la purezza. Una tentazione che ricorre tante volte: una “società pura”, una “Chiesa pura” ma, per raggiungere questa purezza, si rischia di essere impazienti, intransigenti, anche violenti verso chi è caduto nell’errore. E così, insieme alla zizzania, si strappa pure il grano buono e si impedisce alle persone di fare un cammino, di crescere, di cambiare. Ascoltiamo invece ciò che dice Gesù: «Lasciate che il grano buono e la zizzania crescano insieme fino al tempo della mietitura» (cfr. Mt 13, 30). Com’è bello questo sguardo di Dio, questa sua pedagogia misericordiosa, che c’invita ad avere pazienza verso gli altri, ad accogliere — in famiglia, nella Chiesa e nella società — fragilità, ritardi e limiti: non per abituarci ad essi con rassegnazione o per giustificarli, ma per imparare a intervenire con rispetto, portando avanti con mitezza e pazienza la cura del buon grano. Ricordando sempre una cosa: che la purificazione del cuore e la vittoria definitiva sul male sono, essenzialmente, opera di Dio. E noi, vincendo la tentazione di dividere grano e zizzania, siamo chiamati a capire quali sono i modi e i momenti migliori per agire.

Penso agli anziani e ai nonni, che hanno già fatto un lungo tratto di strada nella vita e, se si voltano indietro, vedono tante cose belle che sono riusciti a realizzare, ma anche delle sconfitte, degli errori, qualcosa che — come si dice — “se tornassi indietro non rifarei”. Oggi però il Signore ci raggiunge con una parola dolce, che invita ad accogliere con serenità e pazienza il mistero della vita, a lasciare a Lui il giudizio, a non vivere di rimpianti e di rimorsi. Come se volesse dirci: «Guardate al grano buono che è germogliato nel cammino della vostra vita, e fatelo crescere ancora, affidando tutto a me, che sempre perdono: alla fine, il bene sarà più forte del male». La vecchiaia è un tempo benedetto anche per questo: è la stagione per riconciliarsi, per guardare con tenerezza alla luce che è avanzata nonostante le ombre, nella fiduciosa speranza che il grano buono seminato da Dio prevarrà sulla zizzania con cui il diavolo ha voluto infestarci il cuore.

Vediamo ora la seconda parabola. Il regno dei cieli, dice Gesù, è l’opera di Dio che agisce in modo silenzioso nelle trame della storia, al punto da sembrare un’azione piccola e invisibile, come quella di un minuscolo granello di senape. Ma, quando questo granello cresce, «è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami» (Mt 13, 32). Anche la nostra vita è così, fratelli e sorelle: veniamo al mondo nella piccolezza, diventiamo adulti, poi anziani; all’inizio siamo un piccolo seme, poi ci nutriamo di speranze, realizziamo progetti e sogni, il più bello dei quali è diventare come quell’albero, che non vive per sé stesso, ma per fare ombra a chi lo desidera e offrire spazio a chi vuole costruirci il nido. Così che a crescere insieme, in questa parabola, sono alla fine il vecchio albero e gli uccellini.

Penso ai nonni: come sono belli questi alberi rigogliosi, sotto i quali i figli e i nipoti realizzano i propri “nidi”, imparano il clima di casa e provano la tenerezza di un abbraccio. Si tratta di crescere insieme: l’albero verdeggiante e i piccoli che hanno bisogno del nido, i nonni con i figli e i nipoti, gli anziani con i più giovani. Fratelli e sorelle, abbiamo bisogno di una nuova alleanza tra giovani e anziani, perché la linfa di chi ha alle spalle una lunga esperienza di vita irrori i germogli di speranza di chi sta crescendo. In questo scambio fecondo impariamo la bellezza della vita, realizziamo una società fraterna, e nella Chiesa permettiamo l’incontro e il dialogo fra la tradizione e le novità dello Spirito.

Infine la terza parabola, dove a crescere insieme sono il lievito e la farina (cfr. Mt 13, 33). Questa mescolanza fa crescere tutta la pasta. Gesù usa proprio il verbo “mescolare”, che richiama a quell’arte che è «la mistica di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio», e di «uscire da sé stessi per unirsi agli altri» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 87). Questo sconfigge gli individualismi e gli egoismi, e ci aiuta a generare un mondo più umano e più fraterno. Così oggi la Parola di Dio è un richiamo a vigilare perché nelle nostre vite e nelle nostre famiglie non emarginiamo i più anziani. Stiamo attenti che le nostre città affollate non diventino dei “concentrati di solitudine”; non succeda che la politica, chiamata a provvedere ai bisogni dei più fragili, si dimentichi proprio degli anziani, lasciando che il mercato li releghi a “scarti improduttivi”. Non accada che, a furia di inseguire a tutta velocità i miti dell’efficienza e della prestazione, diventiamo incapaci di rallentare per accompagnare chi fatica a tenere il passo. Per favore, mescoliamoci, cresciamo insieme.

Fratelli, sorelle, la Parola divina ci invita a non separare, a non chiuderci, a non pensare di potercela fare da soli, ma a crescere insieme. Ascoltiamoci, dialoghiamo, sosteniamoci a vicenda. Non dimentichiamo i nonni e gli anziani: per una loro carezza tante volte siamo stati rialzati, abbiamo ripreso il cammino, ci siamo sentiti amati, siamo stati risanati dentro. Loro si sono sacrificati per noi e noi non possiamo derubricarli dall’agenda delle nostre priorità. Fratelli e sorelle, cresciamo insieme, andiamo avanti insieme: il Signore benedica il nostro cammino.


Cinque rappresentanti della terza età consegnano la Croce del pellegrino
ad altrettanti ragazzi in partenza per la Gmg di Lisbona 

Per la trasmissione della fede  tra le generazioni


Affacciato alla finestra dello studio privato nel Palazzo Apostolico vaticano per il consueto Angelus domenicale, Papa Francesco non è solo. Accanto a lui un’anziana e un giovane, testimoni della Giornata Mondiale dei nonni e degli anziani, che ricorre  nella iv domenica di luglio, e della Gmg di Lisbona che inizia il prossimo 1° agosto.

È uno dei gesti simbolici che hanno caratterizzato la iii edizione dedicata alla terza età, che quest’anno si è celebrata il 23 luglio. La nonna è Cesira Cruciani, di 75 anni, viene da Santa Rufina, nel reatino, ha due nipoti di 16 e 24 anni e nonostante qualche problema di salute lavora attivamente in parrocchia. Il ragazzo, che parteciperà al raduno internazionale delle nuove generazioni nella capitale portoghese, si chiama Michele Messina, ha 20 anni,  è romano e animatore dei giovani di spiritualità orionina. Accompagnati da Gleison De Paula Souza, segretario del Dicastero per  i Laici, la Famiglia e la Vita — il Dlfv  organizza entrambe le Giornate mondiali — sono saliti al terzo piano del Palazzo apostolico e hanno preso posto accanto al Pontefice durante la recita della preghiera mariana di mezzogiorno. Ma questo non è stato l’unico avvenimento simbolico della domenica: poco prima infatti, al termine della celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Roma nella basilica vaticana, cinque anziani hanno consegnato la croce del pellegrino delle Gmg — quella in legno con la scritta: “Jmj Lisboa 2023”, che riceverà ogni partecipante — ad altrettanti giovani in partenza per il Portogallo, a significare la trasmissione della fede di generazione in generazione. Questo passaggio di consegne ideale ha voluto rappresentare anche l’impegno che gli anziani e i nonni hanno accolto, su invito del Pontefice, a pregare per i giovani in partenza e di accompagnarli con la loro benedizione.

Ogni continente è stato rappresentato in entrambe le categorie: tra gli anziani c’erano suor Martin de Porres, indiana, missionaria della carità, di 82 anni, che vive nella casa regionale della congregazione a San Gregorio al Celio a Roma; Gebremeskel, di origine eritrea, 76 anni, cinquanta dei quali trascorsi in Italia, membro anziano della comunità cattolica del suo Paese residente nell’Urbe; e América, proveniente dal Perú, settantenne che vive da sola a Roma da 23 anni ed è inserita in un’ampia rete di amici che considera la sua famiglia. A rappresentare  l’Europa, c’era Michele, 67 anni, romano, nonno di due nipoti, membro dell’Azione Cattolica Italiana. Infine, Philippa. Viene da Scone, una zona rurale dell’Australia, sposata dal 1968 con un italiano vive a Roma da molti anni, ha 81 anni, due figli, ed è nonna di 4 nipoti di cui la più piccola dei tre che vivono in Italia, Francesca, con sindrome di Down.

Per i giovani, c’erano l’ugandese Ambrose, ventisettenne, ultimo di 8 figli, missionario ardorino;  Koe, proveniente dall’Australia, ma di origine filippina, che di anni ne ha 22; come la rappresentante asiatica, Aleesha, originaria dell’India ma residente a Bologna, dove studia Farmacia all’università. Infine per l’Europa e l’America, c’erano due volontarie del Centro internazionale giovanile San Lorenzo, dove viene custodita la Croce delle Gmg: la croata  Mateja, di 29 anni, e la messicana Fabiola, di 27.

Alla messa hanno partecipato migliaia di persone, delle quali molti anziani provenienti da tutta Italia: nonni accompagnati dai nipoti e dalle famiglie, ospiti di case di riposo e Residenza sanitarie assistite (Rsa), oltre a tanti anziani impegnati nella vita parrocchiale, diocesana e associativa. Durante la celebrazione sono state elevate intenzioni di preghiera per la Chiesa, per quanti soffrono a causa della guerra e della violenza fratricida, per i nonni e le nonne; per tutti gli anziani, perché sappiano sempre additare la presenza del Signore; e per tutti gli uomini e donne, affinché sappiano costruire rapporti umani non superficiali.

Al momento della consacrazione, è salito all’altare della Confessione il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dlfv. Insieme con il Papa hanno concelebrato otto porporati, e dieci presuli, oltre a una cinquantina di sacerdoti. A tutti i partecipanti la diocesi di Roma ha consegnato la preghiera per la iii Giornata mondiale e il messaggio di Papa Francesco ai nonni e agli anziani.

Anche in tutte le diocesi del mondo è stata celebrata la Giornata attraverso le due  modalità  suggerite dal Dlfv — una messa o la visita agli anziani soli — fornendo  materiali e suggerimenti pastorali e liturgici, disponibili sul sito web. Mentre la Penitenzieria Apostolica aveva concesso l’indulgenza plenaria a quanti vi hanno partecipato.