· Città del Vaticano ·

Il cardinale Czerny a operatori dei media cattolici africani

Per un giornalismo vicino alle sofferenze dei rifugiati

 Per un giornalismo vicino alle sofferenze dei rifugiati  QUO-167
21 luglio 2023

Giornalisti e comunicatori cattolici, venerdì scorso 14 luglio, hanno incontrato in Uganda centinaia di persone che vivono presso il “Kyangwali Refugee Settlement”. La visita alla struttura — che ospita circa 140.000 rifugiati, provenienti principalmente da Repubblica Democratica del Congo, Rwanda, Burundi, Sud Sudan e Somalia — è stata il coronamento delle giornate di formazione, tenutesi dal 10 al 15, presso il seminario di Kampala.

Organizzate da Signis Africa in collaborazione con la Conferenza episcopale ugandese e il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale (Dssui), sul tema “Reportage affidabili e completi su rifugiati e migranti” vi hanno preso parte professionisti dei media e membri della società civile coinvolti nell’accoglienza e nell’assistenza di chi è costretto a lasciare la propria patria.

Durante la visita i giornalisti presenti hanno potuto toccare con mano il dramma di questa gente e raccogliere la testimonianza del sacerdote Josemaria L. W. Kizito, che vive all’interno del grande campo profughi. L’incontro ha dunque offerto una risposta concreta all’appello del cardinale Michael Czerny, prefetto del Dssui, ai media cattolici per un giornalismo più vicino alle sofferenze dei migranti e dei rifugiati.

Il porporato gesuita era infatti intervenuto nella sessione di apertura del simposio attraverso un videomessaggio in cui ha elaborato la “visione di Papa Francesco per i migranti e i rifugiati”, condividendo alcuni consigli per i professionisti dei media.

Riproponendo il magistero del Pontefice sul fenomeno migratorio — alla luce del messaggio per la 109a Giornata mondiale dedicata a questo tema, in programma il prossimo 24 settembre, e pochi giorni dopo il decimo anniversario dello storico viaggio di Papa Bergoglio a Lampedusa — Czerny ha esortato i partecipanti a contribuire a una comunicazione non ostile, superando la tendenza «a screditare e insultare gli avversari»; e obiettiva, improntata sulla reciproca fiducia, intenta a valorizzare l’apporto reso dai migranti nelle comunità di approdo e a comprendere concretamente e far luce sulle cause, le aspirazioni e i sogni di quanti lasciano per disperazione la propria terra. E quindi a cercare le soluzioni per eliminarle e poter guarire le loro ferite.

«Questo impegno inizia col chiedersi cosa possiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare» ha proseguito il cardinale, esortando a compiere «ogni sforzo per arrestare la corsa agli armamenti, il colonialismo economico, il saccheggio delle risorse altrui e la devastazione della nostra casa comune».

Durante i lavori — nel corso dei quali , i partecipanti hanno compiuto un pellegrinaggio al Santuario dei martiri ugandesi a Namugongo — sono intervenuti, tra gli altri, i monsignori Giuseppe Franzelli, presidente della Commissione per i Media della Conferenza episcopale ugandese, ed Emmanuel Badejo, presidente del Comitato episcopale panafricano per le comunicazioni sociali (Cepacs), la direttrice internazionale di Signis, Helen Osman, un rappresentante della nunziatura apostolica in Uganda e il primo ministro del Paese africano.