Piccole vite

Chi lo sa come si chiamavano, quanti anni avevano, cosa indossavano. Soprattutto, chi lo sa quanta paura hanno avuto nel momento in cui il mare li ha avvolti in un abbraccio mortale che non ha lasciato loro alcuno scampo. Chi lo sa quanto hanno pianto, quanto hanno invocato la mamma, quanto hanno cercato di resistere alle onde che li trascinavano giù, sempre più giù…Nessuno lo sa.
Sappiamo solo le cifre, riportate dall’Unicef: dal 1° gennaio 2023 ad oggi, sono almeno 289 i bambini morti o scomparsi lungo la rotta migratoria del Mediterraneo centrale, quella che va da Nord Africa all’Europa. Contare 289 vittime in sei mesi e mezzo equivale a dire che quasi 11 bambini sono morti o scomparsi ogni settimana. La loro “colpa”? Cercare sicurezza, pace e migliori opportunità. Tra l’altro sono cifre al ribasso perché, spiega il Fondo Onu per l’infanzia, «molti naufragi nel Mediterraneo centrale non lasciano sopravvissuti o non vengono registrati», il che rende «praticamente impossibile» tracciare un bilancio completo delle vittime.
Nei primi tre mesi del 2023, 3.300 bambini — ovvero il 71 per cento di tutti i bambini arrivati in Europa attraverso questa rotta — sono stati registrati come non accompagnati, il che li ha esposti a un rischio maggiore di violenza, sfruttamento e abusi.
«Il Mediterraneo centrale è diventato una delle rotte più pericolose percorse dai bambini — sottolinea l’Unicef —. Tuttavia, il rischio di morte in mare è solo una delle tante tragedie che questi bambini devono affrontare: minacce o esperienze di violenza, mancanza di opportunità educative o future, detenzione per immigrazione o separazione dalla famiglia». Rischi aggravati «dalla mancanza di accesso alla protezione nei Paesi lungo il percorso e da operazioni di ricerca e salvataggio insufficienti e lente».
«Nel tentativo di trovare sicurezza, ricongiungersi con la famiglia e cercare un futuro più speranzoso — aggiunge il direttore esecutivo dell’organismo, Catherine Russell —, troppi bambini si imbarcano sulle coste del Mediterraneo, per poi perdere la vita o essere dispersi durante il viaggio. Questo è un chiaro segnale che occorre fare molto di più per affrontare le cause profonde che spingono i minori a rischiare la vita».
Per questo, l’Unicef presenta ai governi del mondo alcune richieste specifiche, tra cui quelle di proteggere i diritti e l’interesse superiore dei bambini in linea con gli obblighi previsti dal diritto nazionale e internazionale; fornire ai minori percorsi sicuri e legali per migrare e chiedere asilo; rafforzare il coordinamento delle operazioni di ricerca e salvataggio e garantire un rapido sbarco in luoghi sicuri. Infine, migliorare le prospettive dei bambini e degli adolescenti nei Paesi di origine e di transito, affrontando i rischi legati ai conflitti e al clima. (isabella piro)