Dai bambini ucraini deportati in Russia, per il cui ritorno a casa la Santa Sede si sta spendendo sul fronte diplomatico, a quelli costretti a emigrare e che spesso perdono la vita nei naufragi durante le tragiche traversate sui barconi nel Mediterraneo: il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ne ha parlato a Nettuno, visitando domenica 9 luglio il santuario di Maria Goretti, nell’ambito delle celebrazioni del novenario organizzato in occasione della memoria liturgica della bimba santa che ricorreva giovedì 6.
Ed è stata la vicenda della martire undicenne, uccisa dopo un tentativo di violenza, ad offrire al porporato lo spunto per l’omelia durante la messa, al termine della quale è sceso nella cripta ove riposano le spoglie della piccola. Riflessioni riprese nell’intervista di «Canale 81 Lazio» a margine dell’evento. «La storia di Maria Goretti è un richiamo forte a sottrarre i bambini ad ogni tipo di abuso, ogni tipo di violenza, per assicurare loro una vita e uno sviluppo normali», ha detto il cardinale. «Questa festa è davvero un invito a darsi da fare di più in tal senso. Anche perché i bambini di oggi sono il futuro di domani, è importante che crescano in un ambiente sano, che favorisce la loro personalità».
Il cardinale non poteva dimenticare i bambini dell’Ucraina: «Stanno vivendo una situazione davvero tragica», ha commentato, ribadendo come la Santa Sede si stia «impegnando molto attivamente su questo punto per assicurare» un loro ritorno alle famiglie, ai genitori «e alla terra da cui provengono». E «la missione di Zuppi — ha aggiunto — si è concentrata molto su questo punto con qualche spiraglio positivo. Da parte russa si è dimostrata una certa apertura».
Dopodiché il cardinale Parolin ha rivolto il proprio pensiero ai bambini coinvolti nel dramma delle migrazioni: «Sono le prime vittime che più vengono colpite da questo enorme dramma», ha detto, riferendosi in particolare a quelli «che sono morti durante le traversate nel Mediterraneo per cercare pace dove ci sono conflitti e guerre, per trovare sviluppo e possibilità di una vita degna dove invece ci sono condizioni di sottosviluppo e grande miseria».
Da qui il richiamo alla comunità internazionale ad «assumersi insieme il problema. Questo è quello che noi chiediamo in riferimento agli ultimi sviluppi nell’Unione Europea. Se sarà affrontato come un problema condiviso avremo più possibilità di trovare soluzioni valide ed efficaci», ha concluso.