· Città del Vaticano ·

Ricordo del vescovo Elkin Fernando Álvarez Botero

Tra la gente per la riconciliazione in Colombia

 Tra la gente  per la riconciliazione  in Colombia  QUO-157
10 luglio 2023

Quando muore un amico e vieni a saperlo dai social, su cui i “presunti” amici sono tanti e per la maggior parte sconosciuti, è come se il dolore fosse più grande. Un tuffo al cuore. Monsignor Elkin Fernando Álvarez Botero, vescovo di Santa Rosa de Osos, nel dipartimento di Antioquia, in Colombia, è morto all’improvviso sabato scorso. Ad annunciarlo le reti sociali della sede episcopale.

Monsignor Álvarez Botero, 54 anni, era stato vescovo ausiliare di Medellín e segretario generale della Conferenza episcopale del Paese latinoamericano dal 2016 al 2019. Lo conobbi in quella veste nell’estate del 2017: lo cercai via mail e poi parlammo al telefono. Mancava poco più di un mese alla visita del Papa in Colombia, sarei arrivata di lì a qualche settimana a Bogotá per seguire, per «Radio Vaticana», il viaggio apostolico di Francesco. Una trasferta importante. «Vorrei andare (in Colombia, ndr) quando tutto sarà “blindato”», aveva detto un anno prima il Pontefice — di ritorno da un altro viaggio, quello in Georgia e Azerbaijan — riferendosi al processo di pace che, tra non poche difficoltà, avrebbe messo fine a oltre cinquant’anni di guerra delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, in una terra che ancora oggi è impegnata a riconciliare i propri figli, tra altre guerriglie e formazioni paramilitari.

Monsignor Álvarez Botero aveva partecipato all’organizzazione del viaggio del Papa. Mi aiutò a trovare persone da intervistare, ma prim’ancora da conoscere. Perché solo parlando con la gente puoi cercare di capire un Paese. Con una collega, giungemmo a Bogotá una sera di inizio settembre, il 6 sarebbe arrivato il Pontefice. Con grande stupore, scoprimmo che per un disguido non c’era la prenotazione a nostro nome in albergo, in una città con il tasso di femminicidi allora tra i più alti al mondo. Chiamai l’unica persona che, più o meno, conoscevo. Monsignor Álvarez Botero in pochi minuti, ancora una volta al telefono, aiutò me e la mia collega. Ancora non lo conoscevo personalmente. Poi, il giorno successivo, forse il 5 settembre, stavamo passeggiando per le vie della capitale colombiana, già in festa per accogliere Papa Francesco. In una piazza, per caso, ci imbattemmo in una manifestazione di giovani: c’era un palco, dei ragazzi che parlavano della loro esperienza e del loro futuro, da costruire e inventare dopo la guerra civile. Tra loro c’era un vescovo. Lo sentii parlare. Era monsignor Álvarez Botero, ne fui subito sicura. Diceva ciò di cui era profondamente convinto e che mi aveva anticipato al telefono: «Vogliamo strappare questi ragazzi alla violenza, portarli in una situazione di amore, di consolazione che è condizione essenziale per una crescita integrale». Lo rividi accanto al Papa, il 9 settembre a Medellín, quando accolse Francesco allo stadio coperto La Macarena, per l’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i consacrati e le consacrate, i seminaristi e le loro famiglie.

Diventammo amici con monsignor Elkin, come poi avrebbe imparato a conoscerlo la mia famiglia. È venuto più volte negli anni a Roma, città che già conosceva per gli studi in Teologia biblica alla Pontificia università Gregoriana e per aver prestato il suo servizio in una parrocchia locale. Ad aprile scorso, in occasione della visita ad limina dei vescovi della Colombia, ci eravamo visti. Aveva parlato ancora una volta dei giovani della sua diocesi di Santa Rosa de Osos — lì era vescovo da fine 2020 — e della terra di cui era pastore, percorsa tuttora dalla violenza ma dove le comunità, che spesso raggiungeva dopo estenuanti viaggi in moto o a cavallo di un asino data la vastità degli spazi, lo accoglievano con gioia. Lo avevo visto ritratto nelle foto di celebrazioni in luoghi ancestrali, dove le uniche ricchezze della gente erano la semplicità della fede e la forza di un sorriso. Quello stesso con cui ricordo monsignor Elkin, fino all’ultimo consigliere dipartimentale per la pace nelle sue zone. In questi giorni stava celebrando i trent’anni di sacerdozio: è tornato alla Casa del Padre dopo aver raggiunto un traguardo per il quale, certo, aveva ringraziato il Signore che gli aveva dato la gioia di servire a lungo il Vangelo e il suo popolo, che tanto amava. Profondo dolore per la scomparsa del presule è stato espresso dal presidente dei vescovi colombiani, monsignor Luis José Rueda Aparicio, arcivescovo di Bogotá, per il quale proprio ieri il Papa ha annunciato la porpora cardinalizia.

L’eucaristia esequiale per monsignor Álvarez Botero si tiene oggi nella cattedrale di Santa Rosa de Osos, presieduta da monsignor Ricardo Antonio Tobón Restrepo, arcivescovo di Medellín, e domani ci sarà la cerimonia funebre nella parrocchia di Nuestra Señora del Rosario a El Retiro, dov’era nato e dove vive la sua famiglia.

di Giada Aquilino