Il discernimento
«Francesco ha posto nel discernimento spirituale le stesse fondamenta del suo ministero petrino». Prende le mosse da questa convinzione il gesuita Antonio Spadaro nel volume da lui curato per le Edizioni Dehoniane Bologna - Edb (pp. 208), collana di Spiritualità. Nella premessa al libro, intitolato proprio Francesco - Sul discernimento, il direttore de «La Civiltà Cattolica» spiega che «i testi sono raccolti perché possano essere letti in modo organico». Si tratta delle catechesi che il Pontefice aveva dedicato a questo tema dal 31 agosto 2022 al 4 gennaio scorso. Ad esse è stata data una cornice di due saggi: uno introduttivo dello stesso Spadaro e uno finale più ampio. Nel suo scritto — di seguito ne pubblichiamo l’ultima parte «Il risultato del discernimento: conversione e cambiamento» — il gesuita cerca di fornire una prima guida orientativa al tema e alla sua rilevanza per Papa Bergoglio. Alla fine, invece, si trova un’ampia riflessione «per una teologia del discernimento» originariamente data alle stampe in due parti sulla rivista dei gesuiti italiani. Essa contiene il pensiero del confratello Miguel Ángel Fiorito (1916-2005), che è stato il padre spirituale del futuro Pontefice e il cui impatto sulla visione di quest’ultimo è stato decisivo. La stesura, prosegue Spadaro, è stata realizzata da Diego Fares (1955-2022), che è entrato nella Compagnia di Gesù quando padre Bergoglio era provinciale. Prematuramente scomparso, padre Fares ha accompagnato l’attuale vescovo di Roma con l’amicizia e la condivisione per oltre 40 anni, ed egli stesso ha avuto in Fiorito un riferimento spirituale. Spadaro conclude la premessa augurando che il volume — come auspicava sant’Ignazio di Loyola — offra al lettore la possibilità di imparare a «cercare e trovare Dio in tutte le cose».
Il risultato di un discernimento onesto e vero è il «buon frutto», di cui parla il vangelo (cfr. Lc 6, 43-45). «Ogni albero si riconosce dal suo frutto». E dal momento che il nucleo del vangelo è l’amore, un discernimento autentico si manifesterà e si farà evidente nell’amore che genera, amore per Dio e amore dell’uno per l’altro: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35).
Un altro importante segno di autentico discernimento, sia per gli individui sia per le comunità, è il dono della pace. Questa pace, tuttavia, va ben compresa. «Vi lascio la pace — dice Gesù —, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14, 27).
La pace genuina che è un frutto del vero discernimento non è semplicemente un clima di calma e, tantomeno, l’autocompiacimento.
Questa pace vera si radica nel giusto rapporto con Dio e con gli altri. Questa pace vera chiama le persone a una conversione continua. È quella che il Papa definisce la «pace dell’inquietudine» che è «frutto dell’intesa con Dio» (R. Guardini, La coscienza, Morcelliana, Brescia 1997, p. 42).
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Papa Francesco inserisce l’insegnamento sul discernimento nella «logica della misericordia di Dio». Il discernimento «incerto», che con sincerità e onestà cerca di conoscere e di compiere la volontà di Dio, ci chiama a un atto non rigido di fiducia e di affidamento, non a noi stessi, ma a Dio. È quella fiducia di cui san Paolo scrive ai Filippesi: «Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù» (Fil 1, 6).