Spunti di riflessione
Ha detto qualcuno: «Dio non è silenzioso, siamo noi a essere sordi» (Sertillanges). Dio parla. La sua parola è viva ed efficace. Come dice nella prima lettura: «la parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero». Dio semina. Siamo noi a rimanere senza effetto! Siamo abitudinari: la Parola di Dio rimbalza su di noi senza lasciare il minimo segno. Ascoltiamo nella noia, nell’indifferenza, nella sopportazione... Siamo superficiali. L’effetto della Parola di Dio in noi dura poco. La soffochiamo con le nostre parole, con le nostre preoccupazioni, con le nostre distrazioni... Quante volte leggiamo e ascoltiamo la Parola di Dio? Eppure, non la assimiliamo; non riesce a smuovere niente nella nostra vita; non cambia nulla. Abbiamo un tesoro, ma rimane inutilizzato. Invece la Parola di Dio è sostanza di vita, luce che illumina, fuoco che brucia. È una Parola che non può essere conservata in scatola, come facciamo con le conserve, ma è una realtà viva e operante! Noi cristiani corriamo il rischio di spegnere la Parola di Dio, di soffocarla nel nostro perbenismo, nel nostro egoismo, nella comodità di un cristianesimo pallido, e che non dice più nulla a nessuno. C’è una pagina molto bella di san Benedetto: «Al cammello basta poco cibo. Egli lo conserva dentro di sé, finché non ritorna alla stalla, lo fa risalire in bocca, lo rumina fino a che non entra nelle sue ossa e nella sua carne. Il cavallo, invece, ha bisogno di una grande quantità di cibo; mangia ogni momento ed espelle subito quello che ha mangiato. Non imitiamo il cavallo, ossia non recitiamo le parole di Dio senza metterne in pratica nessuna. Imitiamo invece il cammello: recitiamo ogni parola divina, custodendola in noi finché non l’abbiamo compiuta».
di Leonardo Sapienza