· Città del Vaticano ·

Presentati il Programma internazionale della Speranza e un libro di Marcelo Figueroa,
pastore protestante “nel giornale del Papa”

Diversità riconciliate

 Diversità riconciliate  QUO-153
05 luglio 2023

Ci sono gesti che conquistano immediatamente un posto nella storia. Il momento di preghiera di Papa Francesco in una piazza San Pietro deserta, all’inizio della pandemia, il 27 marzo 2020, è uno di questi. È rimasto fortemente impresso nell’immaginario collettivo dell’umanità. Quell’istante ha scosso le coscienze, ha colto le paure, le angosce, il silenzio assordante, il vuoto sconfortante, le difficoltà, l’incertezza di milioni di persone che vagavano nelle tenebre, dinanzi a un evento incerto dalla portata sconosciuta, e lo ha trasformato in un atto di straordinaria comunione. Il Pontefice ha fatto da guida nella notte oscura e ha permesso d’intravedere, in un momento di afflizione, un nuovo orizzonte e un nuovo futuro.

L’intensità e l’eccezionalità di quel momento hanno dato i loro frutti, e continuano a farlo, hanno suscitato riflessioni, hanno ispirato movimenti, azioni, pensieri, hanno aperto la porta alla speranza. È stato un momento d’illuminazione delle coscienze in tutto il pianeta. Per Marcelo Figueroa, biblista, teologo, presbitero della Chiesa presbiteriana di san Andrés e autore del libro Le diversità riconciliate. Un protestante nel giornale del Papa. (Libreria Editrice Vaticana) — dove ripercorre il pontificato di Francesco attraverso un centinaio di articoli e interviste realizzati in oltre sei anni di collaborazione con «L’Osservatore Romano» — quella preghiera ha segnato la storia e un papato che si muove a cavallo di due decenni decisivi, in cui si sta configurando un cambiamento epocale nella Chiesa e nel mondo.

«Il contesto attuale arricchisce le riflessioni, con la confluenza di una serie di eventi globali, a partire dalla pandemia, durante la quale Francesco ha lasciato messaggi e immagini per la storia, come quel momento straordinario di preghiera in una piazza San Pietro completamente vuota», osserva Figueroa nell’incontro con i media vaticani, in occasione della presentazione — ieri, martedì 4 luglio — della versione spagnola del suo libro nella sede della Pontificia Commissione per l’America Latina. E spiega che il volume racchiude «gli avvenimenti sociali, politici, economici, sanitari ed ecclesiali che hanno segnato un’epoca». L’autore cerca di «offrire in questi tempi convulsi, ma al tempo stesso prolifici, una panoramica integrale del pontificato di Francesco per analizzare l’impatto delle sue parole, la portata dei suoi gesti e la forza delle sue azioni, e anche per mettere in luce le sfide attuali e future a cui il Pontefice dovrà rispondere».

Quel momento di preghiera agli albori della pandemia e quell’omelia storica di Papa Bergoglio hanno ispirato anche il Programma internazionale della Speranza, presentato nella medesima circostanza. L’iniziativa è nata a partire dalla omonima Giornata mondiale, celebrata due anni dopo, il 27 marzo 2022, in collaborazione con l’Istituto per il Dialogo globale e la cultura dell’incontro (Idgci), il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e il Dicastero per la Comunicazione, insieme ad altre realtà ecclesiali dell’America Latina. «Il nome del futuro è speranza ed è stato questo concetto ispirazionale proposto da Papa Francesco a spingerci a presentare il Programma internazionale della Speranza, un’iniziativa di formazione, divulgazione e gestione della conoscenza associata alla natura del dialogo e alla cultura dell’incontro», spiega Gabriela Sacco, direttrice dell’Idgci dell’Argentina. E invita a riflettere sul «nostro ruolo come cristiani», di fronte a realtà come «i fondamentalismi che distruggono, l’indifferenza verso quanti hanno meno, i più vulnerabili, o verso il degrado ambientale».

Monsignor Lucio Adrián Ruiz, segretario del Dicastero per la Comunicazione, ha citato nella presentazione brani di discorsi e omelie di Papa Francesco e ha sottolineato come il suo «magistero si apre alla speranza» e come «la fraternità che apre la via alla speranza implica “allargare la tenda”»; quindi ha evidenziato l’importanza di «creare spazi dove tutti possano sentirsi chiamati», perché, ha ricordato, «la forza della fede ci libera dalla paura e ci apre alla speranza».

Alla presentazione ha partecipato anche Franco Bartolacci, rettore dell’Università nazionale di Rosario, il quale ha osservato che l’ecumenismo e il dialogo interculturale e interreligioso «sono grandi temi dell’umanità che compongono un’agenda che un’università pubblica deve fare propria, per generare una piattaforma di convivenza e di dialogo».

L’Università, insieme all’Idgci, sta preparando un corso per conseguire un diploma superiore in Dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale, che sarà diretto dallo stesso Figueroa.

Emilce Cuda, segretaria della Pontificia Commissione per l’America Latina, che ha anche firmato l’introduzione del libro, ha spiegato che per l’America Latina è fondamentale il lavoro della diplomazia della Santa Sede attraverso il dialogo. Si è poi soffermata sull’opera di Figueroa come teologo e ha aggiunto che «è difficile trovare teologi cattolici in vista che si sono dedicati a fondo a far conoscere gli argomenti teologici che sono la base e il fondamento del magistero sociale del Papa latinoamericano».

di Lorena Pacho Pedroche