· Città del Vaticano ·

La buona notizia
Il Vangelo della XIV domenica del tempo ordinario (Mt 11, 25-30)

L’infante che impara a gioire

 L’infante che impara a gioire  QUO-152
04 luglio 2023

C’è un infantilismo nocivo che non ci permette di spiccare il volo della vita con libertà e responsabilità. C’è un’età infantile tipica di una determinata fase della storia personale. C’è anche un essere infanti tipico dei discepoli di Gesù, di coloro che “ancora non parlano” per condizione di vita e non per accidia o mollezza. L’essere piccoli dei cristiani è l’atteggiamento di chi desidera crescere, scoprire e imparare ad amare. «Se non ritornerete come bambini nella novità del cuore e della vita»: è il cammino lungo e faticoso di chi trova il senso del vivere non in certezze granitiche ma in domande provocanti, non in risultati appaganti ma in mete esaltanti, non in astuzia a buon mercato ma in semplicità di cuore. I piccoli secondo il Vangelo sono coloro ai quali viene s-velato il senso autentico della storia e di Dio. Si tratta di rivelazioni quotidiane e inattese sotto gli occhi di chi riesce a stupirsi del molto donato come poco: «Uomini, se volete una goccia almeno di gioia, alzatevi di buon mattino, guardate la faccia nuova della terra. La gioia è una stilla di rugiada che il sole disperderà... » (D. M. Turoldo).

Chi smarrisce il gusto della piccolezza diventa autosufficiente come “i saggi e i sapienti” — epiteti riconducibili a scribi e farisei — che si reputano all’altezza dei fatti complessi e delicati dell’esistenza e quindi esegeti autorevoli delle vite altrui alle quali applicare rigore e giudizi dimenticandosi del metro della misericordia. A chi non ritorna come bambino resta nascosta la bellezza del Regno di Dio perché la cercano in posti sbagliati e in scorciatoie disumanizzanti. Quanti semi di bontà e verità restano nascosti agli occhi di chi non ritorna bambino! Essere infanti allora è questione di stato d’animo: accogliere gli eventi e le cose come parte di una storia più grande della piccolezza umana. Sentirsi coinvolti nella bellezza infinita dell’amore tra il Padre e il Figlio, non per i meriti ma per dono, è la fonte più autentica della gioia («troverete ristoro per la vostra vita»). Non è forse racchiusa tutta qui la gioia del bambino: sentirsi al sicuro tra le braccia del padre? 

di Roberto Oliva