Quel match con i bambini
Cosa significa far parte di una squadra di cricket? Più precisamente, cosa significa far parte di una squadra di cricket composta da sacerdoti, diaconi e seminaristi di diversi Paesi che studiano a Roma?
Per rispondere alla prima domanda bisogna capire cos’è il cricket. Due squadre composte da 11 persone giocano una partita (nella versione che noi pratichiamo dura circa 4 ore) utilizzando una mazza e una palla. Di origine inglese, il gioco si è diffuso attraverso le colonie britanniche. In seguito alla migrazione, il cricket continua a diffondersi e a raggiungere Paesi “non tradizionali” come Spagna e Italia. Si dice che il cricket è “da gentiluomini” — naturalmente rilassato, essendo praticato originariamente dall’alta borghesia inglese — giocato con uno spirito di sportività più autentico rispetto ad altri sport “fisici”.
È questo background che rende il cricket adatto all’esperienza del team sportivo vaticano. Essendo un gioco più rilassato, consente un approccio amichevole. Siamo prima di tutto sacerdoti, diaconi e seminaristi e poi giocatori di cricket. Il nostro obiettivo è andare nelle periferie, portare un’esperienza di Chiesa a molte persone che non hanno mai incontrato un sacerdote.
La squadra vaticana è nata come iniziativa ecumenica con gli anglicani per poi allargarsi a esperienze diverse. Tuttavia la missione è la stessa: speriamo di testimoniare una “prima evangelizzazione”, in cui gli atteggiamenti ostili o apatici delle persone nei confronti della Chiesa vengano trasformati in “qualcosa” di positivo. Proprio attraverso lo sport vogliamo abbattere le barriere che le persone possono avere dentro di sé nei confronti di Cristo e della Chiesa. Puntiamo a scendere in campo con lo “spirito di Cristo”, giocando bene ma sempre con correttezza. Non siamo professionisti, ma vogliamo avere dignità sportiva. Giochiamo per vincere la partita, ma con lo spirito di uomini che sono di Cristo e sono formati nella preghiera e nel servizio.
Faccio parte della squadra vaticana da quattro anni e sto facendo tesoro dell’esperienza di testimoniare Cristo e la sua Chiesa anche attraverso lo sport. Ho viaggiato in Kenya, a Malta e da lunedì sarò in Spagna per il 9° Light of Faith Tour. Ho visto come il cricket possa essere veicolo per abbattere barriere che la società oppone alla missione della Chiesa. Con il cricket alcune di queste barriere si infrangono perché la gente vede prima di tutto uomini che — come tutti — amano lo sport e si divertono. Ma ci vedono giocare in modo diverso, come persone animate da Cristo.
Ed è per questa ragione che le persone vogliono conversare con noi sacerdoti dopo la partita. È una cosa semplice, ma efficace. Le persone si stupiscono nel vedere tanti giovani che praticano lo sport disposti a dare la propria vita per il bene degli altri nel sacerdozio. Speriamo e preghiamo che “il poco” che facciamo attraverso il cricket possa essere per molte persone il passo iniziale di un cammino verso Cristo e la sua Chiesa.
di Joseph Bijoy
Capitano del team vaticano di cricket, sacerdote dell’arcidiocesi di Sydney, studente del Pontificio Ateneo della Santa Croce