· Città del Vaticano ·

L’Angelus nella solennità dei santi Pietro e Paolo

«Il popolo ucraino
è ogni giorno nel mio cuore»

 «Il popolo ucraino è ogni giorno nel mio cuore»  QUO-149
30 giugno 2023

Un nuovo invito a «pregare per la pace, specialmente per il popolo ucraino, che è ogni giorno nel mio cuore», è stato lanciato dal Papa al termine dell’Angelus del 29 giugno, solennità dei santi Pietro e Paolo. Prima della preghiera mariana, recitata con i fedeli presenti in piazza San Pietro e con quanti erano collegati con lui attraverso i media, il Pontefice aveva commentato il brano liturgico del Vangelo di Matteo (16, 13-19), soffermandosi sull’espressione di Gesù: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa».

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nel Vangelo Gesù dice a Simone, uno dei Dodici: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16, 18). Pietro è un nome che ha più significati: può voler dire roccia, pietra o semplicemente sasso. Ed effettivamente, se guardiamo alla vita di Pietro, troviamo un po’ tutti e tre questi aspetti del suo nome.

Pietro è una roccia: in molti momenti è forte e saldo, genuino e generoso. Lascia tutto per seguire Gesù (cfr. Lc 5, 11), lo riconosce Cristo, Figlio del Dio vivente (Mt 16, 16), si tuffa in mare per andare veloce incontro al Risorto (cfr. Gv 21, 7). Poi, con franchezza e coraggio, annuncia Gesù nel Tempio, prima e dopo essere stato arrestato e flagellato (cfr. At 3, 12-26; 5, 25-42). La tradizione ci parla anche della sua fermezza di fronte al martirio, che avvenne proprio qui (cfr. Clemente Romano , Lettera ai Corinzi, v, 4).

Pietro però è anche una pietra: è una roccia e anche una pietra, adatta per offrire appoggio agli altri: una pietra che, fondata su Cristo, fa da sostegno ai fratelli per la costruzione della Chiesa (cfr. 1 Pt 2, 4-8; Ef 2, 19-22). Anche questo troviamo nella sua vita: risponde alla chiamata di Gesù assieme ad Andrea, suo fratello, Giacomo e Giovanni (cfr. Mt 4, 18-22); conferma la volontà degli Apostoli di seguire il Signore (cfr. Gv 6, 68); si prende cura di chi soffre (cfr. At 3, 6), promuove e incoraggia il comune annuncio del Vangelo (cfr. At 15, 7-11). È “pietra”, è punto di riferimento affidabile per tutta la comunità.

Pietro è roccia, è pietra e anche sasso: emerge spesso la sua piccolezza. A volte non capisce quello che Gesù sta facendo (cfr. Mc 8, 32-33; Gv 13, 6-9); davanti al suo arresto si lascia prendere dalla paura e lo rinnega, poi si pente e piange amaramente (cfr. Lc 22, 54-62), ma non trova il coraggio di stare sotto la croce. Si rinchiude con gli altri nel cenacolo, per timore di essere catturato (cfr. Gv 20, 19). Ad Antiochia si mostra imbarazzato a stare con i pagani convertiti — e Paolo lo richiama alla coerenza su questo (cfr. Gal 2, 11-14) —; infine, secondo la tradizione del Quo vadis, tenta di fuggire di fronte al martirio, ma incontra Gesù sulla strada e ritrova il coraggio di tornare indietro.

In Pietro c’è tutto questo: la forza della roccia, l’affidabilità della pietra e la piccolezza di un semplice sasso. Non è un superuomo: è un uomo come noi, come ognuno di noi, che dice “sì” a Gesù con generosità nella sua imperfezione. Ma proprio così in Lui — come in Paolo e in tutti i santi — appare che è Dio a renderci forti con la sua grazia, a unirci con la sua carità e a perdonarci con la sua misericordia. Ed è con questa umanità vera che lo Spirito forma la Chiesa. Pietro e Paolo sono state persone vere, e noi, oggi più che mai, abbiamo bisogno di persone vere.

Adesso, guardiamoci dentro e facciamoci qualche domanda a partire dalla roccia, dalla pietra e dal sasso. Dalla roccia: c’è in noi l’ardore, lo zelo, la passione per il Signore e per il Vangelo, o è qualcosa che si sgretola facilmente? E poi, siamo pietre, non d’inciampo ma di costruzione per la Chiesa? Lavoriamo per l’unità, ci interessiamo degli altri, specialmente dei più deboli? Infine, pensando al sasso: siamo consapevoli della nostra piccolezza? E soprattutto: nelle debolezze ci affidiamo al Signore, che compie grandi cose con chi è umile e sincero?

Maria, Regina degli Apostoli, ci aiuti a imitare la forza, la generosità e l’umiltà dei Santi Pietro e Paolo.

Al termine dell’Angelus, rivolgendo «un augurio speciale ai romani» in occasione della festa dei santi patroni, Francesco ha rinnovato il suo appello di pace per l’Ucraina. Quindi ha salutato la delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che aveva partecipato alla messa nella basilica Vaticana, e i fedeli giunti per festeggiare gli arcivescovi metropoliti per i quali aveva benedetto i Palli.

Cari fratelli e sorelle,

rivolgo un caloroso saluto e un augurio speciale ai romani, nella festa dei santi patroni Pietro e Paolo! Ringrazio la Pro Loco di Roma, che per l’occasione ha organizzato l’infiorata storica, realizzata dai Maestri infioratori di varie Pro Loco d’Italia e giunta alla decima edizione: la sto guardando da qui... Sono stati allestiti dei bellissimi tappeti floreali ispirati alla pace e questo ci dice di non stancarci di pregare per la pace, specialmente per il popolo ucraino, che è ogni giorno nel mio cuore.

Rinnovo il mio saluto alla Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che ha partecipato alla festa odierna, e mando un abbraccio al mio caro Fratello, Sua Santità Bartolomeo.

Saluto tutti voi, a cominciare dai fedeli venuti per festeggiare gli Arcivescovi Metropoliti, per i quali stamani ho benedetto i Palli; e poi i gruppi provenienti da Brasile, Croazia, Messico, Nicaragua, Polonia, Stati Uniti d’America e da varie località italiane.

A tutti auguro buona festa e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!