Ho iniziato qualche anno fa a girare l’Italia, senza un soldo e senza una meta precisa, quasi sempre a piedi. Seguivo solo quello che mi diceva il cuore: «Vai di là, vai di qua. Parla con chi incontri non di cose banali, ma di sentimenti veri, della paura, di come trovare soluzioni a quelli che chiamiamo problemi». Ho incontrato credenti e non credenti, poveri e ricchi, giovani e adulti, persone tristi e felici, e ho capito che la cosa fondamentale è amarci veramente, rispettarci, fare gruppo nonostante le differenze inevitabili che ci sono e che rischiano di creare solo paura e diffidenza.
Per questo, quando è nata l’idea dell’«Osservatore di Strada», mi sono fiondato a razzo. Ho cominciato a scrivere, a distribuire il giornale in piazza San Pietro, e altrove, e a farlo conoscere in tanti modi, ma soprattutto con il contatto diretto con le persone.
All’inizio, eravamo in parecchi a ritrovarci ogni domenica a offrire il nostro giornale tra i fedeli che attendevano di recitare l’Angelus con il Papa, anche perché, come si sa, la novità coinvolge e, poi, proprio Papa Francesco aveva annunciato l’uscita del primo numero. Con il passare del tempo, siamo diventati di meno e qualcuno ha cominciato a dire: «Non serve a niente questo giornale!».
Adesso, che è passato un anno, in tanti ci fanno i complimenti. Si sono ravveduti? Anche il nostro gruppo si è rinfoltito: siamo persone con esperienze diverse, ma siamo molti uniti. Si è creata una comunione. C’è aiuto reciproco, vero.
Sono molto contento di questo impulso dato da un giornale che dà voce a chi viene visto o si sente scartato. D’altra parte, è davvero «il giornale dell’amicizia sociale e della fraternità», nel quale chi vuole — anche chi come me non avrebbe mai pensato di poterlo fare — può scrivere la propria opinione, i propri pensieri, senza sentirsi giudicato.
Mi piacerebbe che questo progetto continuasse e coinvolgesse sempre più persone.
Però, per me, è arrivato il momento di ricominciare a “viandare” e a donare. Non è che voglio smettere di far parte dell’«Osservatore di Strada». Anzi. Lo faccio per essere coerente con me stesso, portando con me questa esperienza e per farla conoscere in altre zone d’Italia, dando la possibilità di sapere cos’è a chi non ne ha mai sentito parlare.
Quando andrò via, continuate voi!
Qui, a Roma, e dove volete.
L’amore non ha confini!
Ai lettori e agli amici con i quali ho condiviso questo tratto di strada mando con grande affetto il mio saluto, quello di un vostro amico e fratello nell’amore. Ricordiamoci: non perdiamo mai la voglia di imparare. Siamo così limitati, ma tutto e tutti ci possono insegnare qualcosa, basta solo essere aperti al diverso, valutando le nostre carenze. È molto difficile, lo so, ma non è impossibile.
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p.s. : A te, che vivi nell’indifferenza, che stai bene solo con la tua cerchia, che diffidi dell’apertura totale verso gli altri e verso il mondo, chiedo: «Dov’è l’infinito?». È solo una parola incomprensibile, una paura incomprensibile?
Anche a me, spesso, piace stare da solo ed escludere tutto il resto. Ma se mi avvicina qualcuno o qualcosa che non conosco mi apro, cercando di creare una relazione anche se spesso — a volte troppo spesso — fugace. Però, è da questi incontri che può nascere qualcosa di molto più profondo.
Ciao!
di Mimmo