
A tutto cuore: l’impegno dell’«Osservatore di Strada», un anno dopo la pubblicazione del suo primo numero, si può sintetizzare così. Perché è un impegno coinvolgente, travolgente e sorprendente, di quelle sorprese belle che, appunto, fanno battere il cuore. Il riferimento al muscolo cardiaco, nucleo vitale di emozioni e sentimenti, non è però casuale, bensì è dovuto alle indicazioni di Papa Francesco che, in occasione delle ultime tre Giornate mondiali delle comunicazioni sociali, ha guidato noi giornalisti e operatori del settore proprio lungo le vie del cuore. Cuore che — all’interno dei messaggi diffusi dal Pontefice per la ricorrenza del 2021, 2022 e 2023 —, si presenta complessivamente per ben 44 volte.
L’incontro
con l’altro
Due anni fa, Francesco esortava i giornalisti a «consumare le suole delle scarpe» per andare incontro alle persone «dove sono e come sono», perché «nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona». Ben consapevole del fatto che «non si comunica solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti», il Papa ricordava dunque soprattutto ai comunicatori cristiani che «la buona novella del Vangelo si è diffusa nel mondo grazie a incontri da persona a persona, da cuore a cuore». Insomma, «Cor ad cor loquitur — Il cuore parla al cuore», come diceva il cardinale John Henry Newman, non a caso canonizzato proprio da Francesco il 13 ottobre 2019.
Il coraggio
di tanti giornalisti
Sempre nel messaggio del 2021, il richiamo al cuore emerge anche nel paragrafo dedicato al coraggio di tanti giornalisti: è grazie alla loro «passione», infatti, «se oggi conosciamo la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate». Di qui, il monito del Pontefice a non spegnere queste voci, pena «una perdita per l’informazione, per tutta la società, per la democrazia», nonché «un impoverimento per la nostra umanità».
L’importanza dell’ascolto
Nel 2022, poi, per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, Francesco ha scelto il tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, evidenziando che «la vera sede dell’ascolto è il cuore. Il re Salomone, pur giovanissimo, si dimostrò saggio perché domandò al Signore di concedergli “un cuore che ascolta”. E Sant’Agostino invitava ad ascoltare con il cuore, ad accogliere le parole non esteriormente nelle orecchie, ma spiritualmente nei cuori: “Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore”. E San Francesco d’Assisi esortava i propri fratelli a “inclinare l’orecchio del cuore”». Tutti inviti che, trasposti nella realtà professionale del giornalismo, portano il Pontefice ad affermare giustamente che «non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare. Per offrire un’informazione solida, equilibrata e completa è necessario aver ascoltato a lungo», essendo anche «disposti a cambiare idea, a modificare le proprie ipotesi di partenza».
Lo stupore
e la conoscenza
Un ulteriore spunto di riflessione contenuto nel messaggio dello scorso anno riguarda lo stupore, ovvero «la capacità di lasciarsi sorprendere dalla verità nella persona che stiamo ascoltando». «Solo lo stupore permette la conoscenza», spiega Francesco, proprio quello stesso stupore di cui dicevamo all’inizio del nostro articolo, quell’incanto che ci agita il cuore nel modo migliore, quella «curiosità infinita del bambino che guarda al mondo circostante con gli occhi sgranati», finendo così per apprendere un qualcosa, anche minimo, dall’altro, ma che però può diventare fruttuoso nella sua vita.
La comunicazione cordiale
Infine, per questo 2023 il Pontefice invita gli operatori delle comunicazioni sociali a «parlare con il cuore, secondo verità nella carità»: «È il cuore che ci ha mosso ad andare, vedere e ascoltare ed è il cuore che ci muove a una comunicazione aperta e accogliente — spiega Francesco —. Dopo esserci allenati nell’ascolto (…), possiamo entrare nella dinamica del dialogo e della condivisione, che è appunto quella del comunicare cordialmente». Si tratta di una sottolineatura non da poco: la comunicazione cordiale, infatti, implica che «chi ci legge o ci ascolta viene portato a cogliere la nostra partecipazione alle gioie e alle paure, alle speranze e alle sofferenze delle donne e degli uomini del nostro tempo. Chi parla così vuole bene all’altro perché lo ha a cuore e ne custodisce la libertà, senza violarla». In sostanza, chi si esprime in questo modo ha «un cuore che vede», capace di «arrivare a sentire il palpito dell’altro».
Cuore e braccia aperte
Ma attenzione: il Pontefice rimarca che «l’impegno per una comunicazione “dal cuore e dalle braccia aperte” non riguarda esclusivamente gli operatori dell’informazione, ma è responsabilità di ciascuno», perché «tutti siamo chiamati a cercare e a dire la verità e a farlo con carità». Immancabile, a tal proposito, il riferimento a San Francesco di Sales, non a caso assunto da Pio xi , nel 1923, come “Patrono dei giornalisti”: «Basta amare bene per dire bene», diceva questo Santo Dottore della Chiesa, per il quale è «nel cuore e attraverso il cuore che si compie quel sottile e intenso processo unitario in virtù del quale l’uomo riconosce Dio».
Il linguaggio della pace
Inoltre, in un momento storico segnato da forti contrapposizioni politiche, economiche e sociali, nonché da guerre e conflitti che attanagliano tante parti del mondo, Francesco incoraggia tutti i cristiani a «promuovere un linguaggio di pace», in quanto «è grazie alla conversione del cuore che si decide il destino della pace, poiché il virus della guerra proviene dall’interno del cuore umano». «Dal cuore scaturiscono le parole giuste per diradare le ombre di un mondo chiuso e diviso ed edificare una civiltà migliore di quella che abbiamo ricevuto — afferma il Papa —. È uno sforzo richiesto a ciascuno di noi, ma che richiama in particolare il senso di responsabilità degli operatori della comunicazione, affinché svolgano la propria professione come una missione». Ed è dunque questa la missione che il nostro giornale porta avanti ormai da un anno, mettendo in campo buone gambe, buone orecchie e un buon linguaggio. Insomma, mettendo in campo il cuore.
di Isabella Piro