· Città del Vaticano ·

Il cardinale Krajewski a Kherson nella nuova missione in Ucraina per conto del Papa

«Una spedizione evangelica, non abituiamoci alla guerra»

 «Una spedizione evangelica, non abituiamoci alla guerra»  QUO-148
28 giugno 2023

Da ieri mattina si trova a Kherson il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski, inviato per la sesta volta dal Papa in missione in Ucraina per portare aiuti e conforto alla popolazione piagata dalla guerra e dalle sue conferenze. «Una spedizione evangelica», la definisce in un messaggio vocale inviato ai media vaticani.

Nella città del sud dell’Ucraina, dove nelle scorse settimane è stata distrutta la diga idroelettrica di Kakhovka, causando l’inondazione di oltre 80 villaggi e paesini, la devastazione di 20 mila ettari di terreni agricoli distrutti e il riversamento di oltre 150 tonnellate di petrolio, il porporato è giunto guidando lui stesso un camion pieno di viveri (in gran parte provenienti dalla Corea e più di 100.000 minestre liofilizzate) e soprattutto medicinali, provenienti dal Vaticano, dal Policlinico Gemelli e dalla racconta del “banco sospeso a Napoli”. Partito il 22 giugno da Roma il cardinale ha guidato per oltre 3.125 chilometri. «Tanta strada, tanti chilometri», scandisce.

La notte di lunedì 26 giugno Krajewski l’ha trascorsa a Odessa. Il giorno era stato, invece, a Drohobych, secondo centro economico dell'area dopo il capoluogo dell'oblast di Leopoli, da cui dista cento chilometri. Lì ha visitato un centro umanitario greco-cattolico che fornisce assistenza e accoglienza ai bisognosi. Ha visitato l'ospedale, il centro per alcolisti e quello per bambini, che ora accoglie i rifugiati durante le vacanze.

Il cardinale nelle scorse ore si è poi trasferito a Mykolaiv, visitando la parrocchia ancora in piedi, aperta e attiva nonostante i massicci bombardamenti russi. L’elemosiniere è rimasto per alcune ore con il parroco locale: «L’altra volta non poteva uscire, ora mi sono potuto fermare con lui». L’ha ringraziato per non essere scappato, per la «resistenza» e il coraggio dimostrato. La stessa gratitudine il porporato l’ha espressa alla gente («Quella che non è scappata») con la quale ha pregato con i rosari del Papa che ha portato in dono.

Ad accompagnare l’elemosiniere, c’è il vescovo Jan Sobiło, ausiliare di Kharkiv-Zaporizhzhia. Insieme a Kherson, racconta Krajewski, «abbiamo scaricato subito i farmaci, farmaci di pronto soccorso. Un medico ha diviso i medicinali, poi sono arrivate le ambulanze per distribuirle nei vari ambulatori dell’ospedale».

Il programma ha previsto pure una tappa nel centro della città: «Quasi deserta, tutto chiuso… — osserva il cardinale — ogni tanto sentivamo delle sirene e quando siamo entrati c’era un bombardamento in corso. A un chilometro da noi si vedeva il fumo e il fuoco e anche due notti fa la città attaccata». Nonostante questo sono andati con il parroco «a trovare la gente, a parlare e portare un aiuto molto concreto».

La sera, il cardinale Krajewski ha fatto visita alle comunità ortodosse, «anche quelle che dipendono da Mosca», e ai basiliani greco-cattolici. A loro ha dato «l’abbraccio del Papa per dire che non c’è nessun giorno che passa senza una preghiera per l’Ucraina e per quanti soffrono». Mentre fuori si sentiva l'eco delle bombe, il cardinale ha pregato e cantato con i monaci. «Abbiamo celebrato la messa con il sottofondo dei bombardamenti dall’altra parte del Dnipro. Siamo andati pure all’ospedale che è stato attaccato dai russi». Indossati i guanti e un grembiule azzurro — come mostrano alcuni video circolati sui social — l’elemosiniere ha poi distribuito pane e pasti caldi alla gente delle zone allagate nella mensa dei domenicani, finanziata peraltro con la carità del Papa.

Oggi, 28 giugno, il viaggio proseguirà tra i villaggi «dove l’acqua si è già ritirata per portare i viveri». C’è ancora tanta strada da percorrere nei prossimi giorni: «Due giorni staremo a Kherson e poi andremo forse verso Kyiv. Vado a incontrare le comunità, anche noi riceviamo tanto, tanto da questa gente». L’ultima parte della missione sarà a Leopoli, anche questa una città che non ha mai mancato di visitare nel corso degli altri viaggi in Ucraina: «Poi ci sono ancora tanti chilometri e sulla strada del ritorno, chissà quanti altri incontri e momenti di preghiera».

Non ci sono date per il suo rientro, ma solo un obiettivo. Lo stesso delle precedenti trasferte: «Stare con queste persone nel nome del Santo Padre. Non è necessario dire molto, è sufficiente essere», afferma Krajewski. «Preghiamo per tutti loro — è la richiesta dell’elemosiniere — e preghiamo anche per noi, affinché non ci abituiamo a questa guerra, ma continuiamo ad aiutare le persone in difficoltà».

di Salvatore Cernuzio