· Città del Vaticano ·

A ottant’anni dall’enciclica di Pio XII «Mystici Corporis Christi»

Come membra viventi
di un unico corpo

 Come  membra viventi di un unico corpo  QUO-148
28 giugno 2023

Che durante l’imperversare della guerra, nel 1943, l’anno dell’assedio di Leningrado, del crollo del fascismo e dell’invasione dell’Italia da parte della Wehrmacht, Pio xii pubblicasse un’enciclica sul Corpo mistico di Cristo, è senza dubbio evento mirabile. Egli confidava che anche quanti restano fuori della Chiesa, «mentre osservano le nazioni insorgere contro le nazioni e i regni contro i regni e crescere smisuratamente le discordie, le invidie e i motivi di odio... siano attirati a partecipare della stessa unità e carità».

Il Papa trovava un incentivo a proporre alla Chiesa la meditazione del suo mistero più profondo anche nell’osservare che «molti si applicano oggi con grande attività al suo studio». Constatava, inoltre, con interesse come i fedeli associati nell’Azione cattolica trovassero nell’immagine del corpo di Cristo l’alimento della loro spiritualità. Un anno dopo la pubblicazione della Mystici Corporis, a Parigi, per i tipi di Aubier Éditions Montaigne, usciva Corpus Mysticum. L’Eucharistie et l’Église au Moyen Age, che Henri de Lubac aveva praticamente concluso già nel 1939. Nel 1936, inoltre, Sebastiano Tromp, il celebre professore dell’Università Gregoriana, aveva pubblicato un piccolo libro sui laici che, nell’Azione cattolica, vivono ed operano come membra del Corpo mistico di Cristo. I teologi e il Papa, negli stessi anni, studiavano e meditavano il grande tema, della cui rivitalizzazione la coscienza ecclesiale sentiva il bisogno.

Nei primi secoli del secondo millennio fu per il bisogno di difendere la “libertas Ecclesiae” dai poteri civili (Gregorio vii) — dopo la Riforma protestante era per salvaguardare la struttura gerarchica della Chiesa — che il pensiero cristiano si era concentrato tutto sul suo carattere istituzionale e sulle sue strutture giuridiche. Era stato, all’inizio dell’Ottocento, un giovane teologo di Tubinga, Giovanni Adamo Möhler, a riportare al centro del pensiero teologico il mistero dello Spirito Santo che, suscitando la fede nel cuore dei credenti, li unisce nella comunione di un unico corpo. A dire il vero non aveva ricevuto a suo tempo una grande considerazione, ma l’idea continuava a germogliare e produsse alla fine quel «risveglio della Chiesa nelle anime» (Romano Guardini), che porterà nel concilio Vaticano ii i suoi frutti più maturi.

La Mystici Corporis vede la Chiesa animata dall’azione dello Spirito Santo, continuamente ricordato, che la fa nascere e crescere e la guida. Preoccupato di non favorire un certo misticismo, che verrebbe a destrutturare la Chiesa nella sua forma visibile, il Papa, ovviamente, richiama all’unità, nell’obbedienza ai pastori, nella struttura gerarchica voluta da Gesù. Allo stesso tempo, però, ricorda che Gesù «dirige e governa anche direttamente da sé la società da lui fondata. Egli infatti regna nelle menti e negli animi» dei credenti che, per l’azione dello Spirito, vivono ed operano come membra viventi del suo corpo.

La preoccupazione per l’unità della Chiesa, in quel tragico periodo della storia, non poteva non estendersi al corpo intero dell’umanità: «In quest’ora così grave, mentre tanti corpi sono dolorosamente straziati e tante anime oppresse di tristezza, è necessario richiamare tutti a questi sensi di superiore carità, affinché nello sforzo collettivo di tutti i buoni si sovvenga a così immani necessità spirituali e materiali». Il ricordo dell’Apostolo che chiama a dare «onore maggiore» alle «membra del corpo che paiono più deboli», in quelle circostanze, lo induceva anche a condannare duramente il programma della sterilizzazione e della eliminazione fisica dei disabili, voluto dal Führer per salvaguardare la purezza della “razza ariana”. Egli denuncia con vigore l’iniquità di progetti per i quali «ai deformi di corpo, ai deficienti ed agli affetti di malattie ereditarie vien talora tolta la vita, come se costituissero un molesto peso per la società... Il sangue di tali sventurati, al nostro Redentore tanto più cari quanto più degni di commiserazione, “grida a Dio dalla terra!”». Ricordando che «la causa per cui il Salvator nostro sparse il suo sangue, fu quella di riconciliare con Dio nella Croce tutti gli uomini, per quanto diversi di nazione e di stirpe, e farli congiungere in un unico Capo», il Papa della Mystici Corporis esortava i credenti all’amore di tutti, senza distinzioni: «Il vero amore della Chiesa esige... che altresì negli altri uomini, sebbene non ancora a noi congiunti nel corpo della Chiesa, riconosciamo dei fratelli di Cristo secondo la carne, chiamati insieme con noi alla medesima eterna salvezza».

Queste ultime espressioni ritorneranno con particolare vigore nel concilio Vaticano ii. Era sua intenzione originaria quella di presentare al mondo una Chiesa che, nella carità di Cristo, si pone al servizio, nella società contemporanea, dei bisogni di tutti gli uomini. Per questo motivo i Padri hanno preferito assumere, piuttosto che la figura del Corpo mistico, quella del popolo di Dio come soggetto storico operante nel mondo lungo la storia. La Chiesa esiste fin dall’eternità nel mistero di Dio, ma Gesù ha chiamato, nel tempo, gli uomini all’unione con sé e fra di loro in un unico corpo, animato dallo Spirito santo. Ma li ha costituiti come un popolo, il popolo di Dio, trasversale a tutti i popoli, «popolo messianico... costituito da Cristo per una comunione di vita, di carità e di verità,... da lui assunto ad essere strumento della redenzione di tutti e, quale luce del mondo e sale della terra, inviato a tutto il mondo» (Lumen gentium 9).

di Severino Dianich