· Città del Vaticano ·

Il cardinale Farrell all’incontro annuale dei moderatori dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità

La sfida dell’evangelizzazione passa per la testimonianza
di fraternità

 La sfida dell’evangelizzazione   passa per la testimonianza di fraternità  QUO-147
27 giugno 2023

«Il ritorno all’integrità della fede e l’apostolicità missionaria sono il prezioso contributo» che i movimenti ecclesiali e le nuove comunità apportano alla Chiesa. Essi però non sono da intendere come una “medaglia d’onore” da mostrare a tutti, bensì come una “perenne chiamata” alla quale bisogna continuamente rispondere, non perdendo di vista ciò che è essenziale. Lo ha sottolineato il cardinale Kevin Joseph Farrell, prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, durante l'incontro annuale con i moderatori delle associazioni internazionali di fedeli, dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, che si è svolto lo scorso 22 giugno, nella curia generalizia dei Gesuiti, sul tema: «In missione con Pietro. L’apostolicità al cuore dell’identità dei movimenti».

Il porporato ha esortato i partecipanti a vivere il presente avendo una memoria grata del passato e guardando al futuro e alle sfide che il mondo pone davanti. In realtà, c’è «un’unica grande sfida, quella della trasmissione della fede agli uomini e alle donne del nostro tempo». È la sfida «dell’evangelizzazione, la sfida di portare Gesù a tutti e ovunque». Anzi, ha evidenziato il cardinale, è «la massima sfida della Chiesa».

Sono ancora molti nel mondo coloro che non conoscono Gesù Cristo o «magari lo hanno respinto, così come è crescente il numero di coloro che hanno smarrito la fede, che non vivono la loro identità battesimale e si comportano come se Dio non ci fosse». In questo contesto, occorre che ciascuno «rinnovi il proprio slancio apostolico, la propria forza missionaria e, senza timore, si ponga in atteggiamento di “uscita”, cercando i lontani e andando incontro agli esclusi». A questo proposito, il prefetto ha indicato alcuni aspetti da tener presente nel lavoro apostolico, «tanto prezioso nella vita della Chiesa».

Un primo aspetto è «l’evangelizzazione nella società odierna». I fondatori dei movimenti sono stati uomini e donne molto “in sintonia” con i loro tempi. «Hanno saputo ascoltare — ha detto Farrell — con cuore aperto e viva intelligenza i bisogni, le domande, le aspettative delle persone che vivevano accanto a loro». E hanno saputo presentare il Vangelo «come risposta a quei bisogni», usando un linguaggio e delle categorie mentali «comprensibili a coloro ai quali erano inviati». Il porporato ha indicato l’esempio di alcuni dei fondatori di movimenti e associazioni negli anni ’50 o ’60 del secolo scorso: essi hanno avuto il merito di “capire” con acutezza il clima che si respirava in quel tempo e hanno saputo “parlare” agli uomini e alle donne di quella generazione, presentando il Vangelo di Gesù con un “volto nuovo”, con una nuova freschezza che ha affascinato migliaia di persone.

Diventa urgente, allora, ritrovare «la creatività e il coraggio di presentare il Vangelo di Gesù con rinnovata freschezza nella sua perenne attualità», in modo che parli ancora «agli uomini e alle donne di oggi, che hanno sensibilità diverse, stili di vita diversi, problematiche individuali e familiari diverse rispetto al tempo delle origini dei vostri movimenti». Soprattutto i responsabili dei movimenti, ai vari livelli, locale e internazionale, devono chiedersi se ciò che viene proposto nelle attuali forme di apostolato è ancora utile. E se lo «stile di annuncio, gli orari, il linguaggio, le consuetudini sono ancora adeguati a trasmettere la Buona Notizia alle persone di oggi».

Un altro aspetto importante indicato dal prefetto è la testimonianza di vita. In effetti, non basta «appellarsi ad un carisma, non basta mostrare opere realizzate, non basta aver acquisito capacità organizzative, non basta aver raggiunto grandi numeri»: è necessaria soprattutto «la testimonianza della vita, la coerenza fra ciò che si dice e ciò che si vive, la coerenza fra il “nome” che ci si è fatti nella Chiesa e l’effettiva sequela di Gesù, la pratica concreta della carità, della giustizia, del servizio agli altri». In particolare, Farrell ha fatto riferimento «alla testimonianza di vita che offrono le famiglie che appartengono ai vostri movimenti e che vivono con impegno e non pochi sacrifici la loro vocazione matrimoniale e familiare».

Un altro aspetto riguarda la vocazione di tutti alla fraternità. Nel mondo odierno, che «ben conosce la piaga dell’individualismo e si pensa e si vive come se gli altri non ci fossero», un mondo che piange «la morte di uomini, donne e bambini a causa di guerre insensate, la vostra vita di credenti, che si sono scoperti fratelli perché figli di uno stesso Padre, risulta un annuncio più che mai necessario». Nei movimenti, nelle comunità ci si impegna a vivere l’amore fraterno, «sperimentando ogni giorno anche le cadute e le delusioni che tale impegno comporta». Risulta così preziosa la «testimonianza di comunione fraterna»: da qui l’auspicio che tutti possano vedere come «sapete accogliervi gli uni gli altri nelle vostre diversità, permettendo che diventino ricchezze reciproche, come sapete rallegrarvi delle gioie dei fratelli e soffrire con coloro che sono nel dolore». Il prefetto ha esortato i partecipanti a non lasciare «affievolire il vostro impegno di andare incontro all’altro, imparando a scoprire nel suo volto il volto di Gesù». La vita fraterna, infatti, è «un segno potente in questo mondo, è segno che la fraternità è possibile per tutti».

Il cardinale ha quindi invitato a perseverare «nel portare la luce del Vangelo in ogni periferia esistenziale che conosce solo il buio e il peso dell’oppressione, dell’ingiustizia o della solitudine». Il Papa, ha ricordato, «non si stanca di ribadire la scelta privilegiata a favore dei poveri e di invitare i credenti a dare loro una dovuta attenzione spirituale».

Un ultimo aspetto al quale ha fatto riferimento è il legame tra apostolicità e sinodalità. L’apostolicità, infatti, è per sua natura un «mandato comunitario»: Gesù ha affidato «al collegio apostolico, non a singole persone, il mandato missionario di andare in tutto il mondo». La parola autorevole di Gesù agli apostoli «rimane paradigmatica per tutta la Chiesa». Il mandato sarà sempre “andate”, non “vai”. Ne segue, pertanto, che l’apostolicità «implica la comunione ecclesiale, il muoversi insieme, comporta creare, coltivare e mantenere legami spirituali forti».