· Città del Vaticano ·

Promossa dalla Pontificia Commissione per la tutela dei minori

Una consultazione
per aggiornare le linee guida
in materia di abusi

 Una consultazione  per aggiornare le linee guida  in materia di abusi  QUO-144
23 giugno 2023

È una iniziativa nel segno della sinodalità quella della Pontificia Commissione per la tutela dei minori che avvia da oggi, 23 giugno, un periodo di consultazione pubblica tra Chiese locali, gruppi di vittime e fedeli di tutto il mondo per ottenere contributi e proposte con cui aggiornare le linee guida volte a rafforzare gli sforzi contro la piaga degli abusi nella Chiesa. Si tratta di un sondaggio in quattro lingue, diffuso tramite il sito web della Commissione, accompagnato da una serie di domande frequenti.

Due i livelli, spiega ai media vaticani Stefano Mattei, esperto delle politiche sin dalla istituzione dell’organismo nel 2015: uno che coinvolge Conferenze episcopali e ordini religiosi perché possano «offrire un contributo su quelli che sono i principi che definiscono politiche e procedure globali da declinare poi localmente»; il secondo, «un questionario aperto a tutti per consentire a persone esperte e non di offrire la propria saggezza e visione di questa sfida».

«La Commissione vorrebbe che queste linee guida venissero applicate ovunque... Non è necessario essere esperti; la Commissione vuole dare ascolto ad ogni punto di vista», si legge infatti in una delle faq diffuse insieme al sondaggio: «Ogni Paese e contesto ha le proprie caratteristiche culturali, linguistiche e altre caratteristiche individuali, il che significa che la presenza della Chiesa in quel Paese deve riflettere la cultura locale per essere davvero efficace e significativa per le persone».

Le risposte saranno esaminate, raccolte e incorporate in un framework finale per la valutazione e approvazione da parte della Commissione alla fine del 2023. Il documento sarà poi trasmesso nella sua forma definitiva a tutte le Chiese locali del mondo, con l’indicazione di aggiornare le loro attuali linee guida.

L’intera iniziativa risponde a un preciso mandato del Papa alla Commissione di «assistere tutte le Chiese del mondo con le loro politiche per il safeguarding», spiega ancora Mattei. Per la prima volta nel 2011 è stato intrapreso un processo di sviluppo delle linee guida in materia di prevenzione degli abusi in tutta la Chiesa, guidato dall’allora Congregazione per la dottrina della fede. Con la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, è passata invece alla Commissione la competenza, all’interno della Curia romana, di supervisionare le linee guida in materia di safeguarding.

La Tutela Minorum ha quindi elaborato un framework universale, approvato nella plenaria del maggio scorso, come «modello per definire gli standard di tutela da concretizzare in ogni Chiesa del mondo». Sulla base dell’analisi del lavoro svolto non solo nella Chiesa ma anche nella società civile nell’ultimo decennio, è stata identificata una serie di principi fondamentali per sostenere le politiche di tutela universali.

L’assistenza alle persone ferite dagli abusi e l’importanza di affrontare in modo appropriato denunce e segnalazioni sono alla base di questi principi. Poi viene chiesto di sviluppare sistemi per ricevere e gestire le accuse e sostenere chi è colpito, secondo i requisiti del motu proprio Vos estis lux mundi. Altri requisiti includono: l’accompagnamento di sopravvissuti e delle comunità interessate; la competenza culturale nel garantire ambienti sicuri in tutta la Chiesa; procedure accessibili al pubblico; meccanismi di responsabilità per la leadership della Chiesa e altro.

Oltre a guidare il processo di aggiornamento, la Commissione assisterà poi tutte quelle Chiese che non hanno risorse finanziarie o umane per attuale le linee guida. Per questo motivo, con l’aiuto di donatori la Commissione ha istituito un programma di sviluppo dal titolo “Memorare”, secondo la preghiera rivolta a Maria affinché «nessuno sia lasciato senza aiuto».

«Lo studio per questo tipo di strumenti ha richiesto anni», spiega ancora Stefano Mattei. Tutto ora si amplia con la «consultazione pubblica» che vuole essere un’offerta e, al contempo, una richiesta di aiuto della Commissione alle Chiese locali. L’idea, sottolinea l’esperto, tra i fautori dell’iniziativa, è di «ricevere un feedback nel corso dell’estate-autunno. Tutte le riflessioni verranno poi incorporate dalla Commissione, discusse per vedere se ci sono elementi di miglioramento e, entro la fine dell’anno, formulare il framework definitivo da trasmettere alle Chiese locali così che loro possano adeguare codici di condotta e formazione a questi standard condivisi».

L’obiettivo, in fondo, è quello di sempre: «Assicurare procedure condivise da tutti, che non lascino escluso nessuno e che minimizzino il rischio degli abusi». In questo processo è prevista la collaborazione con le autorità civili di ogni Stato: «Siamo aperti a qualsiasi tipo di input — chiarisce l’esperto —. Auspichiamo un dialogo specifico tra Chiese locali e autorità statali per sviluppare poi il modo migliore per articolare questo lavoro che va trattato con sensibilità e saggezza considerando la capillarità della Chiesa».

Tutti i progressi saranno presentati infine nel Rapporto annuale richiesto dal Papa nell’udienza alla Pontificia Commissione del maggio scorso. La bozza del Rapporto sarà pubblicata a ottobre 2023, mentre a ottobre 2024 sarà diffuso il Rapporto definitivo, contenente «dati in tempo reale» provenienti da tutta la Chiesa.

L’auspicio che Stefano Mattei esprime è che questa nuova fase di lavoro «possa essere un momento di vita comune per tutti, che ci aiuti a ricostruire la fiducia nella comune missione sotto la guida del Santo Padre».

di Salvatore Cernuzio