· Città del Vaticano ·

Con un occhio per guardare e uno per sognare

 Con un occhio per guardare e uno per sognare  QUO-144
23 giugno 2023

«Ci ha ricordato il fanciullino pascoliano, il bambino che abbiamo dentro di noi», ha commentato Emilio Isgrò, il poeta delle cancellature, dopo l’incontro del Papa con gli artisti. Oltre duecento, provenienti da trenta Paesi diversi: registi, musicisti, scrittori, artigiani della parola, delle note o delle immagini che con il loro lavoro si misurano ogni giorno, necessariamente, con l’invisibile, che ne siano consapevoli oppure no. Tra gli altri, ricordiamo padre Sidival Fila, frate francescano di origine brasiliana che tratta la stoffa come una materia a cui dare nuova vita e l’arte concettuale di Anselm Kiefer.

L’artista è come un bambino e come un veggente, ha ripetuto il Pontefice durante l’incontro che si è svolto sotto gli affreschi della Cappella Sistina, citando la lucida profondità del pensiero di Romano Guardini; un cronista sui generis del reale chiamato ad avere due occhi, uno che guarda e uno che sogna. Come, in certe icone bizantine, Cristo ha gli occhi volutamente diversi, non simmetrici: uno che giudica, l’altro che perdona. «Abbiamo bisogno di rilanciare l’esperienza della Chiesa come amica degli artisti, interessati alle domande che la contemporaneità ci pone» ha detto il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione che ha organizzato e promosso l’evento in collaborazione con il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, i Musei vaticani e il Dicastero per la comunicazione. L’incontro, che auspica una nuova alleanza tra linguaggi diversi che spesso si incrociano senza incontrarsi, è stato introdotto dalla musica di un violoncello del mare suonato dal giapponese Issei Watanabe: uno di quegli strumenti, costruiti dai detenuti del carcere di Opera con il legname recuperato dai barconi spiaggiati, che vogliono simbolicamente incarnare la trasformazione del dolore in bellezza.

Uno dei compiti dell’arte, che «di per sé — ha detto Isgrò — appartiene alle regioni dello spirito, anche se spesso ce lo dimentichiamo. Sono due ambiti naturalmente apparentati» ha continuato l’artista che usa i tratti di pennarello come lo zero in matematica, chiamato ad aumentare il valore degli altri numeri. «Sono temi di cui la politica non parla più» ha chiosato il regista palermitano Roberto Andò, l’autore de La stranezza, un originale omaggio su grande schermo a Pirandello. Accanto a lui, nella Galleria Lapidaria dei Musei Vaticani dove gli ospiti si sono fermati a parlare, anche lo scrittore francese Éric-Emmanuel Schmitt.

«È molto importante riconsegnare il cristianesimo a tutti — ha detto Schmitt a “L’Osservatore Romano” —, il Vangelo appartiene a tutti, all’artista, al poeta, al regista, all’uomo della strada, non è qualcosa che riguarda solo la Chiesa — ha continuato lo scrittore —. Il Papa con l’incontro di oggi in un certo senso ha legittimato anche il nostro lavoro». Schmitt non ha mai fatto mistero della sua fede; nel libro La Nuit de feu, ad esempio, parla della sua esperienza mistica nel deserto dell’Hoggar. E il titolo ricorda esplicitamente la celebre notte mistica di Blaise Pascal. «I pensieri di Pascal sono un testo di riferimento per me, un libro che è sempre accanto al mio letto. Ci ricordano che l’uomo è composto di ragione e cuore, che non si può essere cristiani solo con un frammento di se stessi, ma anche con l’immaginazione, con i libri che si sono letti, con i pellegrinaggi fatti». E proprio da un pellegrinaggio è nato il suo ultimo libro, La sfida di Gerusalemme, in uscita in Italia per i tipi dell’editore eo, in cui racconta il suo cammino in Terra Santa. Tra gli artisti invitati c’era anche Amélie Nothomb, senza il consueto cappello nero; la nostalgia per la bellezza, simboleggiata dall’infanzia passata in Giappone, è una costante delle sue opere. Del grido dell’uomo che non si rassegna alla finitudine parla anche il lavoro di Alessandro Haber, che sta portando in scena con Giuliana De Sio La signora del martedì.

di Silvia Guidi