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Il cardinale Parolin a Udine presenta un libro sul delegato apostolico in Albania Leone Nigris

Dinamico e operoso
servitore della Chiesa

 Dinamico e operoso   QUO-143
22 giugno 2023

Pio Paschini, Celso Costantini, Ildebrando Antoniutti, Luigi Faidutti. Sono solo alcuni dei prelati friulani che hanno prestato servizio alla Chiesa e, in particolare, alla Santa Sede. Li ha ricordati il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, durante la presentazione del volume Il dramma dell’Albania nel racconto del delegato apostolico Leone Nigris (1938-1944), a cura di Anesti Naci.

Intevenendo mercoledì pomeriggio, 21 giugno, nel Centro culturale diocesano San Paolino di Aquileia a Udine, il porporato ha sottolineato che la Santa Sede deve gratitudine al seminario udinese, «al quale ha largamente attinto per le proprie necessità». Da quel seminario uscì anche monsignor Pio Paschini, che «svolse nell’arco della sua vita preziose funzioni al servizio della Chiesa in molteplici attività». In particolare, nel campo degli studi storici, come rettore della Lateranense e poi come primo presidente del Pontificio Comitato di scienze storiche. A lui è stato dedicato l’Istituto a cui si deve anche la recente edizione «del copioso epistolario, nel quale compaiono preziose informazioni e giudizi, talora taglienti, ma sempre utili e meritevoli di attenzione, sulle situazioni, gli episodi e gli uomini con i quali ebbe ad interagire, soprattutto a Roma». A questo proposito, il segretario di Stato ha ricordato che nella costituzione Gaudium et spes la Vita e opere di Galileo di Pio Paschini sia stata «l’unica opera, a fronte di quelle della patristica o dei documenti pontifici e del magistero, a essere ritenuta adatta a corroborare la dichiarazione sulla libertà della scienza».

Anche il servizio diplomatico della Santa Sede, ha fatto notare il cardinale, «si è largamente e fruttuosamente servito del clero di queste terre». A cominciare, nel difficile periodo interbellico, da Celso Costantini, che operò a Pechino, per continuare con Ildebrando Antoniutti che prestò servizio in Canada e poi in Spagna prima di essere posto a capo della Congregazione dei religiosi, e con il goriziano Luigi Faidutti, che in Lituania fu l’artefice del concordato del 1927. Le passioni nazionalistiche di quegli anni postbellici, «oggi finalmente dimenticate, consigliarono la Segreteria di Stato di non elevare Faidutti all’episcopato e di mandarlo in Lituania come semplice uditore di nunziature». Ma Faidutti svolse «ugualmente il proprio dovere fino in fondo». Nelle sedi difficili in cui questi «prelati operarono, fornirono un contributo prezioso alla positiva ricollocazione della Chiesa di Roma nel mondo, che si dovette ricostruire quasi dalle fondamenta dopo la tragedia della prima Guerra mondiale», che «in queste belle terre di confine» imperversò molto più drammaticamente che nel resto dell’Italia, lasciando «un ricordo che cento anni dopo non si è ancora spento».

È in tale contesto, «quasi sospeso tra passato e futuro, tra il vecchio mondo che tramontava e il nuovo che stava faticosamente nascendo», con la memoria ancora ben viva «dell’Impero asburgico appena dissolto», che si colloca la figura, «meno nota ma tutt’altro che sbiadita», di Leone Nigris (1884-1964).

Elogiando come «intelligente iniziativa» quella dell’Istituto Paschini, che ha pubblicato la lunga memoria scritta da Nigris dopo il rientro in Italia nel 1945, in seguito alla sua espulsione dall’Albania ad opera del governo comunista appena giunto al potere, Parolin ha spiegato che il dattiloscritto è conservato nell’Archivio della biblioteca del seminario di Udine e fu da Nigris intitolato Cenni sulle vicende dell’Albania dal 1938 al 1945. Esso, ha osservato il cardinale, corrisponde alla Relazione da lui stilata e consegnata alla Santa Sede alla fine della missione e che si conserva presso gli archivi della Segreteria di Stato.

Scrivendo la presentazione del volume il presidente dell’Istituto Paschini, Cesare Scalon, ha messo pienamente in rilievo — come ha evidenziato il porporato — il valore dello studio e della pubblicazione integrale di un documento che «costituisce una fonte essenziale per capire la storia dell’Albania nel corso del secolo xx ».

Il curatore Anesti Naci, di origine albanese, offre un’ampia introduzione, «necessaria per capire la problematica storiografica e interpretativa del periodo». Più che misurare «la maestria diplomatica e il tatto politico di un rappresentante del Papa, attraverso un rapporto ricco di informazioni», si vede vivere e agire un «dinamico e operoso servitore della Chiesa, capace di superare i condizionamenti nazionalistici, per favorire una visione universalistica o, meglio, veramente cattolica delle vicende del suo tempo».