· Città del Vaticano ·

Sessant’anni fa l’elezione di Giovanni Battista Montini al pontificato

Papa Francesco e Paolo VI

SS. Francesco - Canonizzazioni 14-10-2018
21 giugno 2023

«Sull’esempio dell’Apostolo del quale assunse il nome», Paolo vi «ha speso la vita per il Vangelo di Cristo, valicando nuovi confini e facendosi suo testimone nell’annuncio e nel dialogo, profeta di una Chiesa estroversa che guarda ai lontani e si prende cura dei poveri». Queste parole furono pronunciate da Papa Francesco il 14 ottobre 2018 sul sagrato della basilica Vaticana, in occasione della canonizzazione del predecessore. Insieme con il Pontefice bresciano quel giorno vennero iscritti nell’albo dei santi i nomi di altri quattro uomini e due donne: il vescovo martire salvadoregno Óscar Arnulfo Romero Galdámez, i preti Francesco Spinelli e Vincenzo Romano, il giovane laico Nunzio Sulprizio e le suore fondatrici di ordini femminili Maria Caterina Kasper e Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù. Ma è proprio su Montini che Papa Bergoglio all’omelia si sofferma più a lungo: «Paolo vi , anche nella fatica e in mezzo alle incomprensioni, ha testimoniato in modo appassionato — disse — la bellezza e la gioia di seguire Gesù totalmente. Oggi ci esorta ancora, insieme al Concilio di cui è stato il sapiente timoniere, a vivere la nostra comune vocazione: la vocazione universale alla santità. Non alle mezze misure, ma alla santità».

Del resto, se di altri predecessori aveva portato a termine l’iter per la canonizzazione proclamando santi Giovanni xxiii e Giovanni Paolo ii — beatificati, rispettivamente, il primo dal secondo e quest’ultimo da Benedetto xvi — era stato lo stesso Francesco a elevare agli onori degli altari il Papa bresciano, il 19 ottobre di quattro anni prima (2014), durante la messa di chiusura dell’assemblea straordinaria del Sinodo dei vescovi sul tema «Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione». «In questo giorno della beatificazione di Paolo vi — ricordò — mi ritornano alla mente le sue parole, con le quali istituiva il Sinodo dei Vescovi: “scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie e i metodi... alle accresciute necessità dei nostri giorni e alle mutate condizioni della società” (lettera apostolica in forma di motu proprio Apostolica sollicitudo)».

Definendolo «grande Papa, coraggioso cristiano, instancabile apostolo», ne elogiò «la umile e profetica testimonianza di amore a Cristo e alla sua Chiesa». Perché, spiegò, «in questa umiltà risplende la grandezza» di Montini, «che, mentre si profilava una società secolarizzata e ostile, ha saputo condurre con saggezza lungimirante — e talvolta in solitudine — il timone della barca di Pietro senza perdere mai la gioia e la fiducia nel Signore». Egli, concluse, «ha saputo davvero dare a Dio quello che è di Dio dedicando tutta la propria vita all’“impegno sacro, solenne e gravissimo: quello di continuare nel tempo e di dilatare sulla terra la missione di Cristo” (omelia nel rito di incoronazione), amando la Chiesa e guidando la Chiesa perché fosse “nello stesso tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza” (enciclica Ecclesiam Suam, Prologo)».

Ma tante altre sono state le occasioni in cui il Papa argentino ha espresso ammirazione, citandolo spesso, per il cardinale arcivescovo ambrosiano asceso al soglio di Pietro il 21 giugno 1963; in particolare la sua esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, «per me il documento pastorale più grande che è stato scritto fino a oggi» ha detto a più riprese, a cominciare dal 22 giugno di dieci anni fa, quando ricevette nella basilica di San Pietro il pellegrinaggio della diocesi di Brescia per l’Anno della fede, compiuto nel 50° dell’elezione di Montini.

Più di recente, lo scorso 29 maggio ne aveva parlato in occasione del conferimento del Premio Paolo vi al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e poi il 3 giugno ricevendo i pellegrini giunti da Sotto il Monte e da Concesio nel 60° della morte di Roncalli e dell’elezione di Montini.


Leggi anche:

L’estasi e il terrore
di Leonardo Sapienza

La scelta del nome e la decisione di proseguire il Concilio
di Angelo Maffeis

«Il Conclave, imbuto per lo Spirito Santo»
di Giselda Adornato